Otello | Gustavo Porta |
Desdemona | Renata Campanella |
Emilia | Leonora Sofia |
Jago | Filippo Polinelli |
Cassio | Pietro Brunetto |
Roderigo | Fabio Tamagnini |
Lodovico | Luliusz Loranzi |
Montano | Giulio Alessandro Bocchi |
Un araldo | Giulio Alessandro Bocchi |
Direttore | Stefano Giaroli |
Regia e luci | Riccardo Canessa |
Scene e costumi | Artemio Cabassi |
Maestro del coro | Giovannoi Chiapponi |
Maestra del coro voci bianche | Beniamina Carretta |
Maestro collaboratore | Simone Savina |
Aiuto regista e direttore di palcoscenico | Davide Tortorelli |
Coreografa | Cinzia Longhi |
Orchestra Filarmonica delle Terre Verdiane | |
Coro dell'Opera di Parma | |
Coro Voci Bianche di Parma Musicale | |
Danzatrici Studio Danza Fidenza |
Teatro esaurito e una consistente lista d'attesa per la serata di apertura della stagione del Magnani di Fidenza organizzata dal Gruppo di Promozione Musicale “Tullio Marchetti” con il supporto dell'Amministrazione Comunale.
Il primo degli undici titoli tra opera, operetta, sinfonica e concertistica è l'attesissimo Otello di Verdi che torna sul palcoscenico borghigiano dopo ben sedici anni.
L'ambiente ideato da Artemio Cabassi, scenografo e costumista, è formato da antiche colonne e poderosi muraglioni che incorniciano una terrazza sopraelevata aperta sull'orizzonte. Le luci di Riccardo Canessa, regista della produzione, dopo i lampi della tempesta in cui naviga Otello, creano un ambiente morbido e tranquillizzante percorso da drammatiche sciabolate di luce fredda quando prende forma e si sviluppa il lucido e cinico progetto vendicativo di Jago.
Accuratissimi, nella loro variegata semplicità, i costumi degli artisti del coro che impersonano i ciprioti e di grande eleganza gli abiti cinquecenteschi di Desdemona e di Emilia. Rosso fragola per le palandrane del coretto di voci bianche che riscalda anche visivamente, per pochi attimi, la gelida drammaturgia del secondo atto.
Riccardo Canessa, al suo secondo Otello in questo teatro, racconta il dramma lirico verdiano rimanendo molto vicino alla fonte shakespeariana di cui l'opera, con le dovute modifiche e sintesi, è del resto la fedele trasposizione. Il personaggio chiave della sua lettura è quindi “l'onesto Jago” la cui faccia bonaria nasconde il male che egli coltiva in se stesso e riconosce negli altri, essendo così facilmente in grado di manipolarli.
Il lavoro registico realizzato con Filippo Polinelli, al suo debutto in questo importante ruolo, è eccellente.
Il baritono si cala completamente nel personaggio ed esibisce con estrema naturalezza “...il fare distratto, nonchalant, indifferente a tutto, incredulo, frizzante dicendo il bene e il male con leggerezza come avendo l'aria di pensare a tutt'altro di quel che dice” descritto puntigliosamente da Verdi al pittore Morelli. Ottima anche la resa musicale per il timbro pieno e lucente, la varietà e la precisione del fraseggio, l'attenzione alla parola scenica, l'eleganza della linea di canto. Non si avvertono mai forzature, nemmeno nel drammatico “Credo” in cui Jago, solo con se stesso, sgomenta il pubblico svelando le radici profonde e ineludibili della sua perfidia. Veramente un grande e fortunato debutto.
Gustavo Porta ha al suo attivo una quarantina di recite di Otello e conosce bene le difficoltà non solo vocali ma anche emotive di questo ruolo. Dopo la fiammata di “Esultate” entra nel personaggio lentamente, passo dopo passo, vivendo sulla sua pelle ogni emozione. “Inventare il vero” diceva Verdi.
Otello è un condottiero vincente ma vive l'amore di Desdemona come un dono che teme di non meritare, così nel duetto del primo atto la luminosa morbidezza della voce tenorile è percorsa da piccoli fremiti di incertezza e incredulità e che rendono assolutamente credibile la totale disfatta emotiva che avverrà alle prime insinuazioni di Jago. E si comincia a scendere la china: “Ora e per sempre addio” ha il colore amaro della disperazione, ed è definitivamente autodistruttivo il potentissimo giuramento “Sì, per ciel marmoreo giuro!” cantato con impeto trascinante.
Il colore vocale drammatico di Renata Campanella caratterizza una Desdemona dal carattere forte e volitivo rendendo con efficacia l'idea della determinazione e del coraggio della figlia del senatore veneziano Brabanzio che, nel sedicesimo secolo, sposa il Moro Otello e va a vivere a Cipro con lui senza chiedere il permesso a nessuno.
La linea di canto del soprano, sempre tesa e controllata, si colora di tenerezza del duetto del primo atto ma conserva una solidità e una pienezza che danno al suo personaggio grande incisività. Questo carattere risalta nella compostezza espressiva della scena del quarto atto: non c'è traccia di speranza nella sua “Ave Maria” ma si avverte solo un consapevole e rassegnato addio alla vita.
Il timbro fresco e penetrante di Pietro Brunetto, debuttante nel ruolo, dà a Cassio un carattere estremamente giovanile e ingenuo che lo rende fin troppo facile preda, e involontario complice, delle trame di Jago. Leonora Sofia è un'Emilia molto presente che, prima impotente vittima del malvagio marito, partecipa con sofferenza ed affettuosa vicinanza alla sventura che si abbatte su Desdemona
I ruoli di Roderigo, Lodovico e Montano sono ricoperti efficacemente da Fabio Tamagnini, Juliusz Loranzi e Giulio Alessandro Bocchi che è anche la voce dell'Araldo.
Scintilla e guizza adeguatamente il “Fuoco di gioia” del Coro dell'Opera di Parma diretto da Giovanni Chiapponi, precisi e di giusta intensità anche gli interventi successivi. Intorno al braciere e tra la folla si muovono sinuose, sulle coreografie di Cinzia Longhi, le danzatrici di Studio Danza Fidenza.
I ragazzi del Coro di Voci Bianche di Parma Musicale, istruiti da Beniamina Carretta, sono intonati e armonicamente omogenei, bravi e disinvolti anche scenicamente.
Il maestro Stefano Giaroli ottiene dai musicisti dell'Orchestra Filarmonica delle Terre Verdiane sonorità compatte e rigorose. Le agili variazioni dinamiche e timbriche, dal suono più esitante e rarefatto alla lancinante potenza di certe esplosioni drammatiche, nascono le une dalle altre senza soluzione di continuità rendendo particolarmente avvincente la narrazione musicale e molto coinvolgente il suo ascolto.
Il pubblico, visibilmente soddisfatto, premia con applausi e acclamazioni tutta la compagnia decretando il successo della serata. Un esito di cui il Gruppo di Promozione Musicale Tullio Marchetti è giustamente orgoglioso avendo ancora una volta dimostrato che anche senza enormi budget, impensabili per realtà provinciali, si possono tenere aperti i teatri realizzando produzioni di qualità.
Il cartellone del Magnani di Fidenza prevede ora Nabucco il 17 novembre, La Cenerentola il 1 dicembre, Il paese dei campanelli l'8 gennaio oltre a due concerti sinfonici e a sei pomeriggi musicali.
La recensione si riferisce alla recita del 5 novembre 2022.
Patrizia Monteverdi