Compagni di Scuola, non si può replicare il passato

Compagni di Scuola

“Ma quali strafiche? Ma quali strafiche? Quali? Ma se erano orribili all’epoca del liceo, pensa adesso che so’ diventate queste no?”

Titolo: Compagni di Scuola
Regista: Carlo Verdone
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi
Cast Principale: Carlo Verdone, Athina Cenci, Eleonora Giorgi, Natasha Hovey, Alessandro Benvenuti, Maurizio Ferrini, Massimo Ghini, Nancy Brilli, Angelo Bernabucci, Christian De Sica
Nazione: Italia
Anno: 1988

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A 15 anni esatti di distanza dal diploma, la ricca Federica decide di organizzare una serata con gli ex compagni del liceo, riunendoli per confrontare a che punto sono arrivate le loro vite. La rimpatriata si rivelerà pian piano sempre più tragicomica quando i fallimenti e le disillusioni personali iniziano a venire a galla.

La premessa, insomma, è molto semplice. Ma come spessissimo accade in questi casi, anche incredibilmente efficace. Perché universale, profondamente empatica, così facile da capire e interiorizzare per tutti.

Carlo Verdone l’anno precedente, con il riuscitissimo Io e mia sorella, aveva già iniziato una non poco velata rotta verso il dramma. Le sue erano sempre state commedie amare, anche le primissime costruite sui personaggi macchiettistici, ma Compagni di Scuola è davvero la svolta decisiva della sua carriera, abbandonando il fine della risata e firmando un malinconico affresco sulla società di fine anni ’80. E soprattutto, ancora oggi probabilmente, firma quello che rimane il suo film migliore.

Pochi anni prima Il Grande Freddo aveva decretato il successo della commedia generazionale in cui un gruppo di amici affronta le frustrazioni della vita. A Verdone probabilmente non sarà mai riconosciuto tale merito perché non ha un nome anglofono o un palmares ricco di Oscar, ma forse è riuscito anche superare il film di Lawrence Kasdan in più punti.

Compagni di Scuola è un film corale, quasi 20 personaggi interagiscono tra loro e tutti sono disegnati attentamente con caratteristiche e personalità ben evidenti.

Ognuno infatti è portatore di uno specifico ruolo all’interno del gruppo, e la scelta degli attori sottolinea la notoria capacità di Verdone nel sapere scegliere i volti giusti studiando la gente comune nel quotidiano (come faceva il suo maestro Alberto Sordi).

Tra i principali personaggi, Christian De Sica in uno dei ruoli più riusciti della sua carriera è il Ciardulli, in arte diventato Tony Brando, un cantante fallito pieno di debiti costantemente al di fuori della realtà. Il caratterista romano Angelo Bernabucci è il Finocchiaro, uno dei tanti personaggi romani che si possono tranquillamente incontrare per strada, coatto definibile in gergo dialettale, pacchiano, triviale e estremamente pesante nei suoi scherzi. Massimo Ghini è l’onorevole Valenzani, cinico, scorbutico, presuntuoso, freddo, calcolatore.

E ancora, Luigi Petrucci è Postiglione, il classico secchione insopportabile della classe. Piero Natoli è il Guglielmi, simpatico e tranquillo e rimasto ancora un ragazzo. Carmela Vincenti è Gioia, la simpatica del gruppo ma provata dal fatto di non poter avere figli. Athina Cenci è la dottoressa Amoroso, donna in carriera che nonostante il successo è completamente insoddisfatta della propria vita. Carlo Verdone è Piero Ruffolo, per tutti er patata, imbranato e sognatore continuamente oppresso dalla sua famiglia.

Il secchione, il bello, il simpaticone, l’antipatico, la coppietta, il romantico, lo sfigato, insomma una galleria di personaggi e di caratteri incredibilmente ampia e composita in cui tutti possono riconoscersi e riconoscere la propria vecchia classe.

Verdone sa creare grandi personaggi e tramite loro far ridere, non a caso i momenti più divertenti del film sono quelli in cui troviamo in scena tre o più ex compagni insieme.

La prima parte del film è appunto la più esilarante, con i problemi del Ciardulli nel trovare la villa e un finto appello di classe in cui ricreare l’atmosfera scolastica con tutti i presenti (semplicemente fenomenale la gag con Fabris, l’ex compagno incredibilmente imbruttito e invecchiato). Si scherza, si ride, si ricordano i bei momenti passati, e già inizia a serpeggiare una malinconia di fondo per gli anni passati e i desideri mai realizzati altamente palpabile.

Pian piano infatti il film, superando le risate, svela la sua natura: un grande affresco dei difetti di una generazione e di un’intera società.

Tutti sono costretti a confrontare le speranze infrante che inevitabilmente le persone portano con sé passando ad adulti. Insomma, ci si rende conto che i tempi spensierati della scuola sono molto, troppo lontani. Sono le fragilità a venire a galla, esemplare è proprio Tony Brando: per tutta la festa uno dei più spiritosi e amichevoli in realtà l’ex cantante è pieno di debiti fino al collo, prima cerca di vendere un quadro, poi si spoglia in mutande e si mette a quattro zampe per fare l’elemosina arrivando ad umiliarsi nel più brutto dei mondi di fronte a quelle persone che mai lo avevano visto così.

La critica amara di Verdone si colloca con un tempismo notevole in un preciso contesto storico e politico. Sono gli anni dello yuppismo che ha invaso anche l’Italia, i giovani rampanti di successo che vogliono prendersi tutto il prima possibile ma presto si trovano a cozzare con la realtà della vita. Sono gli anni in Italia del craxismo, il massimo dell’arrivismo sociale e di uno stile di vita totalmente dedicato all’edonismo. Un mondo in cui i giovani hanno solo uno scopo nella vita: apparire prima di essere, senza mezzi termini. Verdone toglie la maschera ad intero ceto sociale (tutti gli ex compagni di classe appartengono ad una classe medio-alta borghesia) proprio quando è la storia italiana a farlo realmente. I giovani rampanti in realtà sono pieni di debolezze, arrivano in alto facendo intorno a loro terra bruciata.

Come in rapporto parallelo all’interno del gruppo, ci sono squali vittime dei loro stessi comportamenti.

Tony Brando se ne va senza aver risolto i propri debiti ma anzi dopo essersi umiliato. Finocchiaro viene misteriosamente derubato. la Amoroso sfoga inutilmente tutte le frustrazioni sopite. Lepore e Santolamazza, che hanno inscenato per tutta la serata uno scherzo pesantissimo, alla fine vengono beffati dal destino nel più tipico contrappasso dantesco. Valenzani, il personaggio più negativo dell’intero film, non casualmente proprio un politico, prova a violentare la giovane amante di Ciardulli e per tutta riposta si prende un pugno proprio da quello definito da tutti il più debole. Anche i pochi personaggi positivi non chiudono bene la loro storia: Federica rimane sola lasciata dal fidanzato, Federico e Margherita non tornano insieme, e Luca riconquista Valeria solo per una futile notte.

I sogni e le illusioni dell’adolescenza sono finiti per tutti, davvero. L’unico che realmente ha una crescita e una chiusura positiva è proprio er patata, ed è paradossale: la giovane amante non lo potrà più vedere dopo quanto accaduto, la moglie lo ha lasciato dopo aver scoperto la relazione extraconiugale, non riceverà un lavoro migliore vedendo infranta la raccomandazione promessa da Valenzani dopo il pugno. Ma tutti questi sono semplici passaggi, Ciardulli è l’unico di tutto il gruppo che alla fine del film cambia vita. È un altro rispetto all’inizio della serata, può finalmente voltare pagina e iniziare un percorso nuovo libero da tutti i problemi precedenti. E probabilmente, questa la metafore essenziale, è l’unico che è riuscito a superare l’adolescenza e maturare. Alla fine, da solo, serenamente, può fumarsi una sigaretta in tranquillità. La prima sigaretta di una nuova vita.

Compagni di Scuola è quasi un film di rottura, sicuramente nella filmografia di Verdone, ancora di più all’interno del genere.

Si riallaccia infatti direttamente alla “commedia all’italiana” dei decenni precedenti, rielaborandola: rimane una grande amarezza di fondo ma la commedia è spogliata da ogni cinismo e crudeltà, i suoi personaggi non sono spietati e manipolatori come quelli di Sordi, Monicelli, Scola o Risi, ma eterni bambini vittime della vita. Il problema, semmai, è che in pochi vogliono realmente affrontare le cose come stanno.

Verdone con questa opera fa centro, facendo ridere e riflettere come nel meglio della tradizione del genere. Probabilmente può essere capito solo da un pubblico che ha più di 20/25 anni, ma sicuramente tutti possono riconoscersi e immedesimarsi nel cast. E soprattutto porterà un po’ di nostalgia anche a chi ha sempre odiato la scuola.

compagni di scuola

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3 motivi per vedere il film:
– La comicità di Verdone, all’apice della propria creatività, perfettamente funzionale al contesto corale.

– La gag di Fabris, ormai resa celebre da tante citazioni nella cultura popolare italiana successiva.

– Capire quanto possano essere controproducenti le riunioni di ex compagni di scuola, ed evitare di farle.

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Quando vedere il film:
– Quando si è colpiti dalla nostalgia del passato. Sarà utile per capire che è sempre meglio guardare avanti.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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