Abuso d’ufficio 2024: prescrizione, in atti, codice penale, esempio | Soldioggi

Un soggetto che riveste un determinato ruolo non deve abusarne per trarne indebito profitto per se stesso oppure cagionare uno svantaggio immeritato a qualcuno. In questo caso ricorre nel reato di abuso di ufficio. Ma non è sempre detto, perché devono ricorrere particolari situazioni affinché si configuri tale reato.

In questa guida completa sul reato di abuso di ufficio ti spiego il significato, cos’è, te ne fornisco alcuni esempi concreti, cosa sancisce il codice penale, cos’è il dolo, perché e quando il reato è stato depenalizzato, quando va in prescrizione ed infine un cenno alla procedibilità d’ufficio.

Cos’è e significato

Definizione. L’abuso d’atti di ufficio si ha quando un pubblico ufficiale, approfittando del suo ruolo, assicura a sè stesso o ai suoi familiari un beneficio che non spetterebbe, oppure cagiona un danno arbitrario ad altri. Tale comportamento rappresenta un reato a tutti gli effetti, punito penalmente con la reclusione da uno a quattro anni. Possono aggiungersi ulteriori anni quando il vantaggio o il danno è di grave entità (articolo 323 Codice penale).

Anni fa la pena prevista era da sei mesi a tre anni, ma l’art. 1 della Legge n.190/2012 ha introdotto un aumento di pena, passata appunto a un anno (pena minima) e quattro anni (pena massima).

Codice penale

L’art. 323 del codice penale che disciplina l’abuso di ufficio è stato per anni lo spauracchio dei pubblici funzionari, il reato infatti era del tutto indefinito, al punto tale che l’uso estremamente discrezionale poteva causare l’inizio di una causa legale anche per un atto che poi si rivelava non avere nulla a che fare con l’abuso d’ufficio.

La legge n. 234/1997 fortunatamente ha riformulato l’art. 323 e pur avendo ancora degli elementi non troppo chiari, finalmente pone dei confini più precisi al reato, che si realizza solo se ricorrono le seguenti condizioni:

  1. Intenzione di recare a sé o ad altri un beneficio patrimoniale non dovuto; assume quindi rilevanza l’elemento psicologico del reato: occorre verificare il dolo, ossia la precisa intenzione del funzionario di recare un infondato beneficio oppure un arbitrario danno;
  2. Trasgressione di una specifica legge o regolamento; oppure mancata astensione;
  3. Trasgressione o mancata astensione devono essere la causa del vantaggio o del danno non dovuti.

Momento consumativo del reato. La giurisprudenza ha ritenuto che il reato si considera compiuto nel momento in cui la condotta genera l’evento, ossia l’infondato beneficio oppure l’arbitrario danno. Per fare un esempio concreto, se un funzionario addetto a un concorso pubblico passa a un partecipante tutte le risposte, il momento del reato non è quello in cui il funzionario ha passato le risposte al candidato, ma quello in cui si proclama il vincitore del concorso.

Esempio

Tipico esempio dell’abuso di ufficio è quello in cui un funzionario di concorso fornisce a un candidato le risposte del test. In questo caso il reato si consuma non nel momento in cui il funzionario passa le domande, ma nel momento in cui si proclama il vincitore del concorso. Il momento consumativo del reato dunque, è quello in cui si producono gli effetti dell’atto e non quello in cui l’atto o gli atti vengono compiuti.

Altro esempio: se l’ingiusto beneficio si concretizza in più rate, per esempio un funzionario pubblico approfitta della sua posizione per far ottenere a un parente un incentivo economico pagato dallo stato in più rate, il momento consumativo del reato è quello di erogazione dell’ultima rata.

Il dirigente scolastico commette abuso d’ufficio se, nello svolgimento delle sue funzioni passa a uno studente le soluzioni di un esame. Oppure se omette di prendere provvedimenti disciplinari verso un collaboratore scolastico. perché per esempio suo parente.

Depenalizzato

Matteo Renzi, per ridurre il grosso carico della Giustizia italiana, durante il suo governo ha deciso di “depenalizzare” una lunghissima serie di reati. Le virgolette sono d’obbligo, poiché il termine “depenalizzazione” è spesso usato in maniera impropria: il reato rimane pur sempre un reato, però, se il reato commesso risulta “tenue o comunque non abituale”, non si va in carcere ma si paga solo una sanzione amministrativa.

Quindi più che depenalizzazione vera e propria, per chi ama essere preciso, si potrebbe parlare di un enorme alleggerimento del reato.

Tra i reati che sono stati “alleggeriti” dal governo Renzi troviamo l’abbandono di minorenni (art.591 c.p.), l’esercizio abusivo di un lavoro professionale (art. 348 c.p.), l’uccisione di animali (art. 544 bis c.p.), le botte e le percosse (art. 581 c.p.), la violazione di sepolcro (art.407 c.p.) e, “dulcis in fundo”, anche quello dell’abuso di ufficio.

Prescrizione

Il reato di abuso d’ufficio si prescrive entro sei anni (art. 157 c.p.). Una volta considerato il tempo di prescrizione però, bisogna capire da che momento inizia a partire. La giurisprudenza è concorde nell’affermare che il momento consumativo del reato è quello in cui l’atto produce l’effetto.

Quindi, se per esempio un dirigente scolastico, abusando della sua carica, ha sospeso un collaboratore scolastico illegittimamente, i sei anni si calcolano dal giorno della sospensione. Se per esempio lo stesso dirigente scolastico ha deciso di promuovere indebitamente un alunno con voti scarsi, facendo modificare i registri, i sei anni si calcolano non dal giorno della modifica dei registri, ma da quello della promozione dell’alunno.

Dolo

L’articolo 323 del codice penale sancisce che affinché si concretizzi il reato di abuso d’ufficio è necessaria la precisa intenzione di recare ingiusto beneficio o ingiusto danneggiamento. Affinché si configuri il reato dunque, occorre il dolo intenzionale.

Non si verifica il reato di abuso di ufficio se il dolo è:

  • Eventuale: ossia il soggetto sa che c’è un rischio che l’evento si verifichi;
  • Diretto: ossia il soggetto sa che il rischio che si verifichi l’evento c’è, è molto probabile o addirittura sicuro, ma non è l’obiettivo principale del soggetto.

Affinché si configuri il reato di abuso d’ufficio, occorre che il dolo sia intenzionale, ossia che il funzionario abbia agito con il preciso scopo di recare a se o ad altri un beneficio indebito o un danno ingiusto. In conclusione occorre sempre provare l’elemento psicologico, la precisa intenzione di produrre danno o beneficio indebiti.

Attenzione

Se l’intenzione non è provata, ma l’illegittimità dell’atto compiuto era macroscopica, il reato si configura comunque e non è necessario provare l’intenzionalità.

Procedibilità

Il reato di abuso d’ufficio è procedibile d’ufficio (art. 50 c.p.p.), ciò significa che il soggetto che ha commesso il reato viene perseguito anche se la vittima non sporge querela. Sarà lo stato (nello specifico la Procura della Repubblica) a procedere verso chi ha commesso il reato, indipendentemente dalla volontà della vittima, anche se non vuole che il colpevole sia processato.

Al colpevole si possono applicare le seguenti misure cautelari:

  1. Personali: sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio (art. 289 c.p.p.); l’arresto precautelare è possibile solo in flagranza di reato (art. 381 c.p.p.). Il fermo non è ammesso mai.
  2. Reali: sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.).

Tribunale competente è quello del locus commissi delicti, ossia il luogo in cui è stato prodotto l’evento. Ad esempio, se un’azienda di Brescia ha ottenuto dal sindaco di Milano un ingiusto vantaggio patrimoniale, il reato è avvenuto a Brescia sarà competente territorialmente il Tribunale di Brescia.