Chi è Badoglio: tutto sull’armistizio dell’8 settembre 1943 | Studenti.it

Badoglio: chi è, cosa ha fatto e l’armistizio dell’8 settembre 1943

Esaminiamo dal punto di vista storico Badoglio, dalla sua scalata all'atto conclusivo con l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Badoglio: chi è, cosa ha fatto e l’armistizio dell’8 settembre 1943
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Chi è il Generale Pietro Badoglio: cosa ha fatto e l’armistizio dell’8 settembre 1943

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Una delle figure più emblematiche della Seconda Guerra Mondiale e della storia contemporanea del nostro paese è senza dubbio Pietro Badoglio. Generale italiano durante entrambe le guerre mondiali e il primo viceré dell'Africa Orientale Italiana, con la caduta del regime fascista in Italia, divenne Primo Ministro.

Analizziamo la figura di Badoglio attraverso la sua biografia, le sue azioni e l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Il Generale Badoglio in breve

Pietro Badoglio è stato un generale e politico italiano, noto soprattutto per il suo ruolo durante la Seconda guerra mondiale. È stato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano durante gli anni '20 e '30. Nel luglio del 1943, dopo l'arresto di Mussolini, Badoglio divenne il capo del governo italiano e successivamente firmò l'armistizio con gli Alleati nel settembre dello stesso anno. La sua figura è stata oggetto di controversie e dibattiti, con alcune persone che lo ritengono un traditore per aver firmato l'armistizio, mentre altri lo vedono come un uomo che ha cercato di salvare l'Italia dalla catastrofe della guerra. Dopo la guerra, fu processato per la sua responsabilità nel regime fascista, anche se non fu condannato. Morì nel 1956.

Biografia di Pietro Badoglio

Badoglio nacque il 28 settembre 1871. Suo padre, Mario Badoglio, era un modesto proprietario terriero, e sua madre, Antonietta Pittarelli, era di origine borghese. Il 5 ottobre 1888 fu ammesso alla Regia Accademia Militare di Torino. Ricevette il grado di sottotenente nel 1890. Nel 1892 completò gli studi e fu promosso sottotenente.

Terminati gli studi, prestò servizio nel Regio Esercito dal 1892, inizialmente come tenente di artiglieria. Badoglio fu coinvolto nella prima guerra italo-etiope e nella guerra italo-turca.

All'inizio della partecipazione italiana alla Prima Guerra Mondiale fu Tenente Colonnello; salì al grado di Maggiore Generale in seguito alla presa del Monte Sabotino nel maggio 1916 e negli ultimi mesi del 1917, ormai già Luogotenente Generale, fu nominato Vice Capo di Stato Maggiore (Sottocapo di Stato Maggiore).

La disfatta di Caporetto

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La battaglia di Caporetto del 24 ottobre 1917 fu uno scontro combattuto sul fronte italiano della Prima guerra mondiale, tra le forze congiunte degli eserciti austro-ungarico e tedesco, contro il Regio Esercito italiano. Pur essendo uno dei principali responsabili del disastro avvenuto, Badoglio salì di grado. Per quanto riguarda la battaglia di Caporetto, sebbene da più parti gli venisse contestata la disposizione delle forze sotto il suo comando prima della battaglia, una commissione d'inchiesta respinse la maggior parte delle critiche mosse nei suoi confronti. Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, nei quali ricoprì diversi alti incarichi nel Regio Esercito, Badoglio si impegnò costantemente nel modificare i documenti ufficiali al fine di nascondere il suo ruolo nella sconfitta, che ancora oggi è considerata la peggiore mai subita dall’esercito italiano.

Badoglio e il genocidio in Libia

Nel dopoguerra, Badoglio fu nominato senatore, ma rimase anche nell'esercito con incarichi speciali in Romania e negli Stati Uniti nel 1920 e nel 1921. Dapprima si oppose a Benito Mussolini e dopo il 1922 fu messo da parte come ambasciatore in Brasile. Un cambiamento politico lo riportò presto in Italia e ad un ruolo di alto livello nell'esercito come Capo di Stato Maggiore dal 4 maggio 1925.

Il 25 giugno 1926 Badoglio fu promosso al grado di Maresciallo d'Italia.

Badoglio fu il primo governatore unico della Tripolitania e della Cirenaica (poi accorpate come Libia italiana) dal 1929 al 1933. Durante il suo mandato, giocò un ruolo fondamentale nello sconfiggere la Resistenza libica portando avanti una campagna quasi genocida.

Nel 1931, ben più della metà della popolazione della Cirenaica fu confinata in 15 campi di concentramento dove molti morirono a causa del sovraffollamento e della mancanza di acqua, cibo e medicine mentre Badoglio fece usare all'Aeronautica Militare la guerra chimica contro i ribelli beduini nel deserto. Il 24 gennaio 1932 (terzo anniversario della sua nomina), Badoglio proclamò, per la prima volta dall'invasione italiana del 1911, la fine della resistenza libica.

L’invasione dell’Etiopia

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Il 3 ottobre 1935, poiché l'avanzamento dell'invasione dell'Abissinia da parte di De Bono fu giudicato troppo lento da Mussolini, Badoglio, che nel frattempo aveva lanciato una campagna epistolare contro Emilio de Bono, lo sostituì come comandante. Badoglio chiese e ottenne il permesso di usare la guerra chimica, usando come pretesto la tortura e l'omicidio del pilota italiano Tito Minniti abbattuto durante l'offensiva di Natale etiope.

Badoglio utilizzò il gas mostarda per distruggere efficacemente gli eserciti etiopi che lo affrontavano sul fronte settentrionale. Comandò l'esercito d'invasione italiano nella prima e nella seconda battaglia del Tembien, nella battaglia di Amba Aradam e in quella di Shire. Il 31 marzo 1936 Badoglio sconfisse l'imperatore Haile Selassie al comando dell'ultimo esercito etiope sul fronte settentrionale nella battaglia di Maychew.

Il 26 aprile, senza alcuna resistenza etiope tra le sue forze e Addis Abeba, Badoglio utilizzò ancora il pugno di ferro per conquistare la capitale etiope e porre fine alla guerra.

Il 5 maggio 1936 il maresciallo Badoglio condusse le truppe italiane vittoriose ad Addis Abeba. Mussolini dichiarò il re Vittorio Emanuele imperatore d'Etiopia e l'Etiopia divenne parte dell'Impero italiano. In questa occasione Badoglio venne nominato primo Viceré e Governatore Generale dell'Etiopia e nobilitato con il titolo vittorioso di Duca di Addis Abeba ad personam.

L'11 giugno 1936 Rodolfo Graziani sostituì Badoglio come viceré e governatore generale dell'Etiopia. Badoglio ritornò alle sue funzioni di Capo Supremo dello Stato Maggiore Generale italiano.

La Seconda guerra Mondiale

Badoglio fu Capo di Stato Maggiore dal 1925 al 1940, e fu lui ad avere in quel periodo l'ultima parola su tutta la struttura delle Forze Armate, compresa la dottrina, la selezione degli ufficiali, gli armamenti, influenzando tutto l'ambiente militare. Non si oppose alla decisione di Mussolini e del Re di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. In seguito allo scarso rendimento dell'esercito italiano durante l'invasione della Grecia nel dicembre 1940, si dimise dallo Stato Maggiore Generale. Badoglio venne sostituito da Ugo Cavallero.

All’inizio del 1943, l’élite militare era convinta che l’Italia avesse bisogno di firmare un armistizio per uscire dalla guerra. Mussolini doveva andarsene, poiché non era disposto a firmare un armistizio né gli Alleati erano disposti a firmare un armistizio con lui. I due uomini considerati per sostituire Mussolini erano Badoglio e il maresciallo Enrico Caviglia. Poiché il maresciallo Caviglia era uno dei pochi ufficiali del Regio Esercito noto per disprezzare il fascismo, il re non era disposto ad averlo come primo ministro.

La firma dell’armistizio

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Il 15 luglio 1943, in un incontro segreto, Vittorio Emanuele disse a Badoglio che presto avrebbe prestato giuramento come nuovo primo ministro italiano e che il re non voleva "fantasmi" (cioè politici liberali dell'era prefascista) nel suo gabinetto.

Il 24 luglio 1943, mentre l'Italia aveva subito diverse battute d'arresto in seguito all'invasione alleata della Sicilia durante la Seconda guerra mondiale, Mussolini convocò il Gran Consiglio fascista, che votò la sfiducia a Mussolini. Il giorno successivo Il Duce fu destituito dal governo dal re Vittorio Emanuele III e arrestato. Il 3 settembre 1943, il generale Giuseppe Castellano firmò a Cassibile l'armistizio italiano con gli alleati per conto di Badoglio, che fu nominato Primo Ministro italiano. Diffidente nei confronti della risposta tedesca potenzialmente ostile all'armistizio, Badoglio esitò ad annunciare formalmente il trattato.

L'8 settembre 1943 il documento dell'armistizio fu pubblicato dagli Alleati nel Proclama Badoglio, prima che Badoglio potesse comunicare la notizia del passaggio alle forze armate italiane. Le unità del Regio Esercito italiano, della Regia Marina e della Regia Aeronautica furono generalmente sorprese dal cambiamento e impreparate alle azioni tedesche volte a disarmarle. Nelle prime ore del giorno successivo, il 9 settembre 1943, Badoglio, il re Vittorio Emanuele, alcuni ministri militari e il capo di stato maggiore fuggirono a Pescara e Brindisi in cerca di protezione alleata.

Il 23 settembre 1943 fu firmata a Malta la versione più lunga dell'armistizio. Il 13 ottobre Badoglio e il Regno d'Italia dichiararono ufficialmente guerra alla Germania nazista. Badoglio continuò a guidare il governo per altri nove mesi.

Il 9 giugno 1944, in seguito al salvataggio tedesco di Mussolini, alla presa di Roma da parte degli alleati e all'opposizione sempre più forte al suo governo, Badoglio fu sostituito da Ivanoe Bonomi del Partito Democratico Laburista.

A causa delle crescenti tensioni con l’Unione Sovietica, il governo britannico vide in Badoglio il garante di un’Italia anticomunista del dopoguerra. Di conseguenza, Badoglio non fu mai processato per i crimini di guerra italiani commessi in Africa e morì il 1° novembre 1956.

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