ALFONSO XII, re di Spagna in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

ALFONSO XII, re di Spagna

Enciclopedia Italiana (1929)

ALFONSO XII, re di Spagna

Lello BONIN-LONGARE

Nato a Madrid il 28 novembre 1857, figlio della regina Isabella II e del re consorte don Francesco d'Assisi. Egli era appena undicenne, quando, in seguito alle lunghe agitazioni rivoluzionarie che travagliarono la Spagna, la regina Isabella, dopo il combattimento di Novaliches e la sollevazione della squadra di Cadice (settembre 1868), varcò il 30 dello stesso mese il confine, e passando in Francia prese la via dell'esilio. Questo durò per il giovane principe sei anni, che furono messi a buon profitto per la sua educazione, in parte nel celebre collegio austriaco Theresianum, in parte in quello militare di Sandhurst, in Inghilterra. Egli ebbe così a prender contatto fin da giovane con classi e nazioni diverse, e ciò contribuì a fornirgli quella larghezza di vedute e quell'esperienza degli uomini che poi gli furono di grande aiuto nei momenti difficili del suo regno. La regina Isabella abdicò a Parigi in suo favore il 25 giugno 1870, mentre il governo provvisorio di Madrid andava chiedendo un nuovo sovrano alle varie dinastie regnanti in Europa. Tramontata la candidatura Hohenzollern, che diede occasione alla guerra franco-germanica del 1870-71, venne eletto re il principe Amedeo di Savoia duca d'Aosta. A don Amedeo, re leale e cavalleresio, null'altro si poté rimproverare che d'essere straniero; ma appunto per questo egli non poté fronteggiare l'ardua situazione interna, creata dal violento agitarsi dei varî partiti, carlista, federalista, repubblicano. Quando vide che non gli era possibile dare alla Spagna la tranquillità, il re don Amedeo abdicò l'11 febbraio 1873, e le Cortes, riunite in assemblea costituente, proclamarono la repubblica. Regime effimero, anche più travagliato del precedente, e che nonostante la popolarità personale del suo maggior capo, il Castelar, non prese radice nel paese. Dimodoché ebbero più facile giuoco gli elementi conservatori capitanati dal Cánovas, i quali, mentre si aggravava nel nord la guerra carlista, lavoravano a preparare il ritorno alla monarchia costituzionale. Il pronunciamiento di Sagunto, guidato dal generale Martínez Campos (29 dicembre 1874), decise la partita, e il 14 gennaio seguente Alfonso XII, accolto con grande giubilo dalle popolazioni, fece il suo solenne ingresso in Madrid, inaugurando un regno breve d'anni, ma fecondo di buoni risultati per la pacificazione interna e il risorgimento economico della nazione.

Il primo anno del regno di A. vide la fine delle guerre carliste, che per più di 40 anni erano state il flagello della Spagna. Nel febbraio 1876 don Carlos abbandonò il territorio spagnuolo, né più rinnovò la sua inutile impresa. A questo risultato contribuì non solo il nuovo vigore onde il ministero Cánovas e il generale Martínez Campos condussero le operazioni militari, ma altresì la popolarità crescente del giovane re, che si recò di persona nelle provincie, teatro della guerra civile. Anche nella sempre tumultuosa isola di Cuba s'iniziò un periodo di tregua, mediante l'accordo detto di Zanjon (3 giugno 1878), conchiuso da Martínez Campos.

Re A. sposò il 23 gennaio 1878 donna Mercedes d'Orléans, figlia del duca di Montpensier e dell'infanta Luisa Fernanda, sorella della regina Isabella. Le nozze del re con la cugina ebbero l'approvazione delle popolazioni e furono celebrate fra il maggiore entusiasmo. Le liete speranze furono presto deluse, poiché la giovine regina morì pochi mesi dopo il matrimonio, il 27 giugno dello stesso anno. Il 29 novembre 1879 re A. passò a seconde nozze con l'arciduchessa Maria Cristina, figlia dell'arciduca Carlo Ferdinando d'Asburgo-Lorena, dalla quale ebbe tre figli, donna Mercedes, che andò sposa a don Carlos, figlio secondogenito del conte di Caserta, e fu principessa delle Asturie fino alla nascita del fratello don Alfonso, donna Maria Teresa, che sposò il principe Ferdinando di Baviera, e re Alfonso XIII, nato postumo.

Chiuso il periodo delle guerre carliste, l'ordine interno continuò ad essere spesso minacciato da agitazioni repubblicane, alle quali non mancò talora la partecipazione di elementi militari. Tali furono i moti di Badajoz nel 1883, di Gerona e Saragozza nei due anni seguenti. Furono tutti prontamente domati, e il principio monarchico, sempre vivo nel cuore delle popolazioni, andò prendendo nuovo vigore durante il breve regno di Alfonso. Giovò assai a tale effetto l'uso adottato dal re di frequenti viaggi nelle provincie, e quello specialmente di visitare con paterna premura le regioni colpite da sinistri.

Egli fu nei primi anni del suo regno oggetto di due attentati da parte di fanatici, quello di Oliva nel 1878 e quello di Otero nel 1879: da entrambi uscì illeso, e se ne accrebbe la sua popolarità.

Le crisi ministeriali si succedettero durante il suo regno con vicenda meno rapida che sotto i suoi predecessori, ma pur sempre frequenti, alternandosi al potere Cánovas del Castillo, Martínez Campos, Sagasta, Romero-Robledo, che furono i maggiori parlamentari spagnoli del tempo. Un atto importante del regno fu l'abolizione della schiavitù a Cuba, riforma assai contrastata, che fu cagione della caduta del ministero Martínez Campos, ma fu finalmente approvata dalle Cortes nel dicembre 1879.

Altro avvenimento importante del regno fu il viaggio che il re fece all'estero nel 1883, nel corso del quale visitò la corte di Berlino. In quell'occasione egli assistette ad una rivista militare, e accettò dall'imperatore Guglielmo I la nomina a colonnello d'un reggimento d'ulani. Ciò diede origine a clamorosi incidenti, quando il re, secondo il programma stabilito, visitò poco dopo a Parigi il presidente della Repubblica. Erano desti tuttora in Francia i ricordi lasciati dalla guerra del 1870, e re A. fu accolto al suo arrivo a Parigi da manifestazioni ostili, le quali, nonostante ogni sforzo da parte del governo per contenerle e attenuarle, irritarono profondamente l'opinione pubblica in Spagna. Se ne avvantaggiò la popolarità del re, che fu accolto al suo ritorno a Madrid da entusiastiche dimostrazioni.

L'ultimo anno del regno di A. vide sorgere una grave tensione con la Germania, che fece dimenticare gli spiacevoli incidenti di Parigi, e deviò il risentimento nazionale verso Berlino. Una nave da guerra tedesca alzò la bandiera imperiale nelle isole Yap, del gruppo delle Caroline, sulle quali la Spagna vantava diritti di priorità. Esse erano state infatti riconosciute e così denominate in onore del re Carlo II dall'ammiraglio spagnuolo don Francisco Lazeano nel 1686. La contesa fra i due governi fu assai aspra e fu composta mediante il ricorso all'arbitrato della Santa Sede. Leone XIII riconobbe i diritti politici della Spagna, attribuendo in compenso alla Germania alcuni privilegi commerciali. Le Caroline furono poi cedute nel 1899 alla Germania, contro una cospicua indennità.

Re A. morì al Prado, presso Madrid, il 25 novembre 1885 a soli 28 anni d'età e dopo 11 anni dal suo avvento al trono. Quantunque breve, il suo regno ebbe salutare influenza sui destini della Spagna. Dopo i moti incessanti del tempo d'Isabella II, dopo le effimere e contrastate esperienze della reggenza, della monarchia amedeista e della repubblica, egli diede alla Spagna il solo regime che potesse durare, cioè una monarchia nazionale, lontana egualmente dalle tendenze reazionarie del carlismo e dalle teorie demagogiche dei repubblicani. Fu gran ventura per la Spagna che, in uno dei momenti più critici della sua storia, potesse assumere la corona un principe spagnuolo da parte del padre come della madre, immune, a ragione della sua stessa giovinezza, da ogni responsabilità di passati errori, educato liberalmente in terra straniera e temprato alle dure esperienze dell'esilio. Egli mantenne sul trono le promesse che si contenevano in quelle propizie condizioni. Si chiamò Alfonso XII, anziché primo, come avrebbe potuto quale re della Spagna unita, riannodando così il suo regno a quelli dei savî monarchi medievali di Castiglia e di León; ma, reso questo omaggio al tradizionalismo caro ai più dei suoi sudditi, egli mostrò d'aver l'animo aperto alle idee moderne e di comprendere i tempi nuovi. Buon conoscitore degli uomini, seppe destreggiarsi fra le difficili crisi parlamentari, in modo da serbare sempre intatto il suo prestigio personale, che si accresceva per il suo tratto affabile e per i frequenti contatti con il popolo, specialmente apprezzati da questo in occasione di calamità, come il terremoto di Murcia e il colera di Aranjuez. Salito a un trono non ancora ben fermo, dopo una restaurazione nata da un movimento militare, egli lo consolidò in undici anni, così da lasciarlo pacificamente assicurato al suo erede nascituro; e non è piccola lode per lui che, dopo il suo regno, la nazione spagnuola potesse superare l'ardua prova d'una lunga reggenza e uscire calma e ringiovanita da una crisi come quella della guerra con gli Stati Uniti.

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