«Sorridi, è Natale», e c’è Massimo Ranieri - La Stampa

In arrivo «Sorridi, è Natale», inedito di Massimo Ranieri per queste feste. Una canzone per tentare di accendere una piccola luce di speranza nei nostri tempi bui. Prima ancora di ascoltarla, diciamo subito che di una qualche gioia si sente davvero bisogno. Ma non basta. Quest’occasione si presta, tra l’altro, a compiere un breve viaggio natalizio nel repertorio di Ranieri. Una ricognizione emotiva. Perché, di fatto, tra le canzoni di Massimo Ranieri la festa del 25 dicembre è stata spesso presente, sia pure in modo non sempre esplicito o diretto. Tra canzoni diverse, talune molto conosciute, questa data s’affaccia discreta, si può dire da sempre. Evocata, se non altro, dall’ambientazione e dal paesaggio. Almeno a partire da quel Live del Sistina del 23 gennaio 1972, entrato nella leggenda della musica italiana. In scaletta c’erano due pagine d’oro della canzone napoletana che riguardavano proprio il Natale. «ʼO zampugnaro ʼnnammurato» e «Lacreme napulitane». Entrambe, grazie all’interpretazione di Ranieri sembravano comporsi sulla tela di un cantastorie. Nel recital «Napulammore», registrato dal vivo al Teatro Valle il 26 luglio 1974, nella teoria dei brani cantati trovava posto una delicatissima parentesi di recitazione. Trattava una storia d’amore stroncata dalla malattia: una giovane donna morta proprio il giorno di Natale. E ancora, nell’album «Perdere l’amore» del 1988, la traccia «Acero bianco» costruiva un’atmosfera invernale che poteva far pensare al Natale. Una stanza con il camino acceso. E fuori dalla finestra la neve che cadeva e il vento che portava «via quello che in terra non ha più radici». Momenti e sentimenti di una stagione.

Nell’album «Ti penso» del 1992, con il brano «Niente è perduto» tornava la neve. Come improvviso regalo della memoria: «ricordo quando nevicò. La prima neve della vita mia. Tutta la gente a camminarci su. Ci si imbiancava di felicità». Nell’album «Ranieri» del 1997 il brano «Che notte è», canzone di Natale per definizione. La notte in questione è quella del 24 dicembre. Quella speciale. Quella in cui non si dorme, si aspetta, a mezzo tra il ricordo dell’infanzia e il senso degli anni che passano. Con l’eternità a portata di mano, nell’oscurità trepidante. La pioggia diventava «neve sulle città». E la musica si diffondeva, in una carola moderna sbocciata nel solco della tradizione. Poi, nel terzo volume di «Canzone napoletana. Piccola Enciclopedia» (edizione in 6 volumi), ascoltando «Vierno», si trovava la desolazione di un uomo malato. Al suo fianco era rimasta solo la vecchia madre. La povera donna accendeva il fuoco tutte le sere per tentare di scaldare la stanza gelida, ma per suo figlio non poteva fare altro.

Capovolgendo tono e registro, in una capriola a 360 gradi, si imponeva uno degli irrinunciabili momenti dello spettacolo «Sogno e son desto». La mirabolante, divertente «Quagliarulo se ne va» in cui l’indispettito nobilotto Quagliarulo dei Marchesi Zuccalà, tradito dalla promessa sposa Pamela, esigeva dalla fedifraga immediata restituzione dei pregevoli regali che le aveva fatti, tra i quali i ravioli che le aveva offerto a Natale. Si giunge infine al 25 dicembre 2019. Concerto di Natale da Assisi. Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Massimo Ranieri interpretò insieme all’orchestra «Astro del Ciel», «Che notte è», e «Quanno nascette Ninno». Tra gli affreschi di Giotto quel giorno le tenere immagini di agnelli e lupi che pascolano pacificamente insieme rifulsero di grazia. Il capretto giocò con il leopardo. E la stella più lucente andò a chiamare i Re Magi. Ranieri cantò con compunzione e serietà. Molto compreso nel ruolo. Sembrava desideroso di riuscire al meglio nel compito non abituale. Come un bambino giudizioso alla recita scolastica. E noi che eravamo davanti al televisore, sì, sorridemmo.

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