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Successori di Costantino

Alla morte di Costantino il potere passò ai figli Costantino II, Costante e Costanzo. La necessità di controllare le frontiere settentrionali, esposte al rischio d’invasioni barbariche, aveva sempre più relegato Roma in una posizione politica di secondo piano. Vi rimase il Senato, ma gli imperatori trasferirono altrove le loro sedi. In questo periodo le capitali furono Milano e Costantinopoli. Dopo essere riuscito a eliminare i due fratelli, Costanzo scelse come suo successore un cugino, Giuliano.

Giuliano fu inviato al comando delle truppe presso il confine delle Gallie e si rivelò un’abile generale. Si profilava dunque una guerra civile tra i due giovani, ma poco dopo Costanzo morì e Giuliano si trovò a essere l’unico imperatore. Egli aveva avuto ottimi maestri che lo avevano istruito nella letteratura e nella filosofia greca e latina. Divenuto imperatore, Giuliano si dichiara pubblicamente il restauratore della fede pagana: il suo primo atto fu lo smantellamento della Corte del suo predecessore, sostituita da uomini fidati che potessero aiutarlo nel suo progetto di riforma. Per questo motivo egli fu chiamato dai cristiani l’Apostata, vale a dire il disertore. Il suo proposito si realizza non in modo violento ma attraverso l’esclusione dal potere e dall’insegnamento della classe dirigente cristiana. Egli non era il padrone assoluto dello Stato bensì soltanto il primo dei magistrati. Per rendersi popolare tra le masse, Giuliano pensò a una guerra che risollevasse il prestigio romano. Decise quindi di dare un colpo decisivo all’esercito Sasanide e, dopo avere reclutato un esercito imponente, varcò il confine giungendo sino alle porte della capitale persiana. Qui però, messo in difficoltà dalla guerriglia dei nemici, fu costretto a ritirarsi e durante uno scontro fu ucciso da una lancia. I suoi successori si affrettarono ad abolire le leggi che gli aveva disposto contro i cristiani.

Qualche anno dopo la morte di Giuliano, cominciarono ad affacciarsi ad Occidente le popolazioni che cercavano di sottrarsi alla pressione degli Unni. Per sfuggire alle loro incursioni, attorno al 375, i Visigoti si mossero verso i confini del Danubio e chiesero di essere ammessi nel territorio dell'impero, che in quell'epoca era diviso tra due sovrani: Graziano regnava sulla parte occidentale , Valente su quella orientale. Valente consentì ai Visigoti di stanziarsi entro i confini dell’impero, sperando di utilizzarli come esercito di frontiera in previsione dell’arrivo degli Unni, ma presto, a causa della corruzione dei funzionari imperiali, i Visigoti si ribellarono e devastarono la regione in cui si erano stabiliti. Valente decide di affrontarli con le truppe, ma ad Adrianopoli, nel 378, avvenne la catastrofe: i Visigoti annientarono
l’esercito romano. Non c’erano più forze per fermare i Visigoti, che dilagarono nella parte orientale dell’impero e tentarono persino l’assalto di Costantinopoli.
Di fronte alla gravità della situazione, Graziano, pose sul trono di Costantinopoli un generale di origine spagnolo, Teodosio; costui, però, invece di mobilitare l’esercito per sconfiggere i Visigoti cerca un accordo con loro. I Visigoti accettarono di stipulare la pace e si acquartierarono nelle province danubiane come alleati dell’Impero. La scelta fu un’arma a doppio taglio perché l’Impero si procurava l’aiuto di esperti combattenti ma la classe dirigente romana si consegnava inerme nelle mani di soldati stranieri. Teodosio e Graziano regnarono insieme per alcuni anni e nel 380 pubblicarono congiuntamente l’editto di Tessalonica, con cui venivano colpiti i culti pagani e che metteva il cristianesimo come unica religione dell’impero. Si cercò subito di cancellare ogni traccia di paganesimo. Ora furono i pagani a essere perseguitati. La loro reazione determinò una ribellione che porta sul trono d’Occidente uno di loro, il senatore Eugenio, ma Teodosio, che nel frattempo aveva riunito il potere imperiale in una sola persona dopo la morte di Graziano, intraprese contro di lui una lunga guerra che si concluse solo nel 394. Da allora, anche se per brevissimo tempo, Teodosio assunse il controllo dell’intero impero.