Psa: cos'è l’antigene prostatico specifico | Doctolib

Psa: che cos’è, a cosa serve e quando si misura l’antigene prostatico specifico

16/12/2022

11 min

Esami

Contenuto revisionato dal comitato medico-scientifico di Doctolib.

Psa: che cos’è, a cosa serve e quando si misura l’antigene prostatico specifico
Prenota un appuntamento

01. Cos’è l’antigene prostatico specifico?

L’antigene prostatico specifico (PSA, acronimo di Prostate Specific Antigen) è una glicoproteina che viene sintetizzata nella prostata, ghiandola dell’apparato genitale maschile, responsabile della produzione del liquido prostatico che costituisce circa un quarto del totale del liquido seminale. La funzione del PSA è mantenere fluido il liquido seminale dopo l’eiaculazione, in modo da aumentare la motilità degli spermatozoi, quindi permettere loro di muoversi più agevolmente nel tratto genitale femminile.

02. Perché si misura il PSA?

In quanto prodotto esclusivamente dalle cellule della prostata, il PSA viene utilizzato come indicatore di malattie prostatiche e marcatore tumorale nella popolazione maschile: aiuta infatti a identificare disturbi benigni, come la prostatite [1] o l’iperplasia prostatica benigna, ma soprattutto forme di tumore alla prostata [2] agli stadi iniziali, in modo da essere immediatamente trattate. 

03. Quando viene prescritto il test del PSA?

Il dosaggio del PSA è indicato periodicamente in forma preventiva a tutti gli uomini a partire dai 50 anni d’età [3] allo scopo di individuare forme di tumore alla prostata agli stadi iniziali. Il medico specialista può richiedere questo esame anche in assenza di sintomi a soggetti più giovani che abbiano familiarità con il cancro alla prostata.

Come screening clinico specifico è prescritto in presenza di sintomi associabili a potenziali patologie della prostata quali:

  • minzione frequente, difficoltà a urinare, dolore, bruciore, flusso di urina debole;
  • sangue nelle urine o nello sperma (ematuria);
  • disfunzione erettile o eiaculazione dolorosa;
  • dolore nella parte bassa della schiena, fianchi, cosce, ossa;
  • indolenzimento alla zona pelvica inferiore.

PSA e patologie della prostata

Occorre sottolineare che il test del PSA è un marcatore specifico della prostata ma non delle patologie che colpiscono l’organo né tantomeno va inteso come una diagnosi di cancro. Per ulteriori accertamenti il medico può prescrivere l’esame rettale e l’ecografia transrettale o sovrapubica allo scopo di esaminare anomalie nella struttura, nella forma o nelle dimensioni della prostata. Nel caso in cui venga individuata una forma maligna di tumore alla prostata, viene solitamente effettuata anche una biopsia prostatica [4]. 

Infine, il test del PSA viene eseguito non solo in fase di diagnosi ma anche per la verifica dell’antigene prostatico specifico dopo l’individuazione del tumore: tale accorgimento è utile sia nell’ambito del monitoraggio di pazienti che abbiano seguito trattamenti specifici per il cancro, quali radioterapia o interventi chirurgici, o nei quali siano ancora in corso delle terapie al fine di valutarne l’efficacia. Perché ovviamente un abbassamento del PSA dopo trattamento farmacologico o chirurgico indica che si sta rispondendo bene e la malattia è in regressione, mentre se il livelli di PSA  dovessero rimanere elevati, il medico potrebbe decidere di intervenire con un trattamento alternativo. 

04. Test del PSA: come può essere rilevato nel sangue?

Gran parte dell’antigene prodotto dalla prostata viene rilasciato nel liquido seminale, tuttavia quantità minori possono essere riscontrate anche nel flusso sanguigno e si possono valutare mediante un semplice esame del sangue. Il campione necessario per misurare la concentrazione ematica di antigene prostatico specifico è quello venoso.

Il PSA può essere riscontrato in due forme a livello ematico:

  • complessato (cPSA), quando è legato ad altre proteine;
  • libero (fPSA), quando non presenta alcun legame.

Solitamente quello che viene misurato nei test di laboratorio è l’antigene prostatico specifico totale, ovvero la somma della forma complessata e di quella libera. Tuttavia, il PSA aumenta anche in assenza di patologie della prostata (per esempio in caso di assunzione di farmaci come l’allopurinolo prescritti per la cura dell’iperuricemia o della calcolosi renale): per questo, nel caso di un’indagine specifica relativa a disturbi alla prostata, viene misurato specificatamente anche l’antigene prostatico specifico libero (fPSA) [5].

05. Come ci si prepara all’esame del PSA?

Ci sono alcune condizioni che portano all’aumento dei valori di PSA nel sangue e rischiano di invalidare i risultati delle analisi. Di conseguenza, nei due giorni che precedono l’esame, si consiglia di seguire alcune indicazioni quali:

  • astenersi dall’attività sessuale;
  • evitare di praticare attività fisica intensa;
  • limitare la guida di moto o bicicletta;
  • non assumere integratori o farmaci in grado di alternare i valori di PSA (allopurinolo)[6].

Inoltre è bene sapere che il prelievo del sangue deve essere effettuato dopo un digiuno da parte del paziente di almeno tre ore. Controllare se vi è la contemporanea presenza di infezioni urinarie che potrebbero alterare i risultati.

Anche essersi sottoposti a un’esplorazione del retto o di un esame bioptico della prostata potrebbe alterare i risultati del test che, pertanto, va sempre svolto in fase precedente.

06. Come si interpretano i risultati del test PSA?

Se le cellule della prostata funzionano normalmente, i livelli ematici di PSA sono inferiori ai 4 nanogrammi per millilitro di sangue (l’intervallo di riferimento è, quindi, 0-4 ng/ml): questo valore, stimato dopo numerosi studi su popolazioni di età variabile, non va tuttavia considerato “assoluto” quanto piuttosto una norma generica. Nell’intervallo tra 2 e 4 ng/ml, i valori di PSA vanno analizzati sulla base dell’età del paziente e della sua familiarità con disturbi della prostata e tumori. Valori più alti o più bassi di tale intervallo vanno monitorati, con particolare attenzione soprattutto ai livelli elevati.

PSA alto: quando preoccuparsi?

Nella valutazione degli alti livelli di PSA nel sangue, l’età è uno dei principali fattori da  valutare. 

Un valore di PSA pari a 4 ng/ml può essere normale se riscontrato a 70 anni mentre è da investigare se il soggetto ha età inferiore a 50 anni: nei pazienti più giovani sono generalmente da accettare valori fino a 2,5 ng/ml, che molti laboratori estendono come limite di normalità [7].

Possono alterare la concentrazione di PSA nel sangue anche altre condizioni del paziente, come una recente esplorazione rettale o una eiaculazione, che sono infatti tra le indicazioni da cui astenersi prima del test. 

Tra i 4 e i 10 ng/ml il valore di PSA può essere indicatore di varie patologie prostatiche. In generale, all’interno di questo intervallo, tra 0 e 4 ng/ml la probabilità di riscontrare un tumore prostatico è del 10%, tra 4 e 10 ng/ml si sale al 25% ma nel 70% dei casi si tratta di una forma organo confinata, che quindi non ha grandi probabilità di metastatizzare. Superati i 10 ng/ml, la probabilità di riscontrare un tumore prostatico è del 50%, tuttavia la diagnosi di queste deve essere associata ad altri esami come l’esame rettale, l’ecografia transrettale o sovrapubica, la biopsia prostatica.

Dunque l’elevazione del PSA non significa diagnosticare un tumore, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di una ipertrofia prostatica (aumento del volume della ghiandola prostatica), che trattata adeguatamente va in remissione, e anche i sintomi tenderanno a ridursi.

PSA basso: cosa fare?

Un aspetto finora meno considerato è quello che riguarda invece valori bassi di PSA. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama Internal Medicine [8], condotto su più di 80 mila uomini, ha messo in correlazione PSA basso e terapie farmacologiche per curare l’ipertrofia prostatica benigna: negli uomini che assumono gli inibitori della 5-alfa-reduttasi (come finasteride e dutasteride) si osserva infatti una riduzione del 50% dei livelli del PSA.

Falsi positivi e falsi negativi

Gli studi relativi al dosaggio del PSA restituiscono un’incidenza notevole di “falsi positivi” [9]: si tratta di quei casi in cui le analisi del PSA rilevano elevati valori, facendo ipotizzare l’esistenza di un cancro alla prostata, che successivamente viene smentita da vari accertamenti. 

Al tempo stesso, può succedere che il test del PSA sia un “falso negativo” [10], ovvero non segnali l’aumento del livello di glicoproteina nella prostata nemmeno in presenza di un tumore. Per questa ragione la comunità scientifica è concorde nel ritenere il test del PSA non sufficiente per porre diagnosi di tumore alla prostata, specie negli uomini più anziani.

07. Quali sono i pro e contro del test del PSA?

Il test del PSA è al centro delle discussioni scientifiche della comunità medica da tempo [11]: una parte dei medici e delle istituzioni di settore concordano sulla scarsa utilità dello screening dopo i 75 anni, soprattutto in pazienti con aspettativa di vita inferiore ai 10 anni; al tempo stesso vari studi [12] ritengono che non sia appropriato svolgere screening a tappeto sulla popolazione priva di sintomi in quanto non conduce ad alcun vantaggio in termini di mortalità.

Da un lato, infatti, l’esame del PSA consente di intercettare con grande anticipo malfunzionamenti della prostata ed eseguire accertamenti che potrebbero portare a una diagnosi di tumore molto precoce, il che aumenta le probabilità di successo della terapia. Come più volte sottolineato, però, l’esito da solo del test non è sufficiente alla diagnosi di un tumore né all’esclusione dello stesso: sarà il medico, se lo ritiene necessario  in caso di valori elevati, a suggerire una biopsia, esame fondamentale per l’esclusione definitiva di un cancro. Laddove, invece, venga diagnosticato un tumore a crescita lenta non è consigliata terapia alcuna. In generale la comunità scientifica è arrivata alla conclusione univoca che la decisione di sottoporsi allo screening in assenza di sintomi deve sempre essere discussa con il medico, che aiuterà a decidere in base a diversi fattori come l’età e i fattori di rischio. 

Al contempo la comunità scientifica è da anni impegnata in sperimentazioni finalizzate all’individuazione di marcatori tumorali più affidabili del PSA, come per esempio l‘EXO-Psa [13]: questo antigene prostatico specifico circola nel sangue all’interno degli esosomi, piccole vescicole che, in caso di malattia oncologica, si staccano soprattutto dalle cellule tumorali: per via di questa peculiarità i ricercatori stanno valutato l’efficacia del dosaggio della molecola a scopo diagnostico.

08. Quali sono le alternative diagnostiche al test del PSA?

Altri test che possono aumentare l’accuratezza diagnostica per tumori prostatici sono: 

  1. 01PSA density: questo test indica il rapporto tra il PSA dosato e il volume prostatico. Se il valore del loro rapporto supera lo 0,15 il rischio di presentare un tumore è più elevato.
  2. 02Rapporto tra PSA libero e il PSA totale: se il loro rapporto è minore di 0,10 allora aumenta il rischio di sviluppare un tumore, mentre se è maggiore è più probabile si tratti di un ipertrofia prostatica.
  3. 03PSA velocity: valuta la velocità con la quale i valori del PSA aumentano in nanogrammi su millimetro annuo. Più rapido sarà l’aumento, più elevata sarà la probabilità di sviluppare un tumore. 

In sintesi

Il PSA, antigene prostatico specifico, è una glicoproteina sintetizzata nella prostata: la sua funzione è mantenere fluido il liquido seminale dopo l’eiaculazione, in modo da aumentare la motilità degli spermatozoi. 

Il PSA è utilizzato come marcatore di malattie prostatiche e aiuta a identificare i tumori della prostata agli stadi iniziali, in modo da essere immediatamente trattati e aumentare le probabilità di successo della cura. Il PSA può essere riscontrato con un esame del sangue in due forme, complessato (cPSA) e libero (fPSA); quest’ultimo è particolarmente utile per l’indagine specifica relativa a disturbi alla prostata.

Nei due giorni che precedono l’esame, si consiglia di astenersi dal praticare sport intensi, attività sessuale, assumere farmaci in grado di alternare i valori di PSA (allopurinolo) che potrebbero alternare l’affidabilità dei risultati. Se le cellule della prostata funzionano normalmente i livelli ematici di PSA sono inferiori a 4 ng/ml. Tra 4 e 10 ng/ml il valore di Psa può essere indicatore di varie patologie prostatiche da indagare considerando l’età e la familiarità del paziente con disturbi della prostata e tumori. Superati i 10 ng/ml, la probabilità di riscontrare un tumore prostatico è del 50%, tuttavia la diagnosi di queste deve essere associata ad altre analisi come l’esame rettale, l’ecografia transrettale, la biopsia prostatica. 

Il dosaggio del PSA è indicato periodicamente in forma preventiva a tutti gli uomini a partire dai 50 anni d’età allo scopo di individuare forme di tumore alla prostata agli stadi iniziali, nei soggetti più giovani che abbiano familiarità con il cancro alla prostata (anche in assenza di sintomi), come screening clinico specifico in presenza di sintomi associabili a potenziali patologie della prostata quali minzione frequente, difficoltà a urinare, dolore, bruciore, flusso di urina debole, ematuria, disfunzione erettile o eiaculazione dolorosa, dolore alla zona pelvica inferiore. 

Il test del PSA viene eseguito anche dopo l’individuazione del tumore per il monitoraggio dei pazienti sotto terapia. Da anni il test è al centro delle discussioni scientifiche della comunità medica: una parte ritiene scarsamente utile eseguire lo screening dopo i 75 anni così come sulla popolazione priva di sintomi, onde evitare stress inutile in caso di falso negativo/positivo o della necessità di sottoporsi a biopsia. In generale la comunità scientifica è arrivata alla conclusione univoca che la decisione di sottoporsi allo screening in assenza di sintomi deve sempre essere discussa con il medico.

Il contenuto fornito è solo a scopo informativo e non deve essere considerato un sostituto della diagnosi o del trattamento medico da parte di un professionista. Si sconsiglia l’autodiagnosi o il trattamento.

Doctolib è disponibile in:

Sull'autore

Redazione Doctolib

I contenuti proposti sono stati redatti da un team che conta giornalisti, esperti di comunicazione scientifica ed editor specializzati. Ogni articolo - oltre a essere revisionato da medici e professionisti sanitari - si basa esclusivamente su fonti verificate e istituzionali, sempre consultabili attraverso link diretti e citazioni complete.

 

Scopri di più sul nostro processo di revisione