Cannes, Marco Bellocchio: "Dopo il film su mio fratello mi sento sereno, non assolto" - la Repubblica

Cannes, Marco Bellocchio: "Dopo il film su mio fratello mi sento sereno, non assolto"

Con 'Marx può aspettare' il regista, Palma d'onore al festival, racconta la storia familiare e il suicidio del fratello gemello Camillo

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Cannes. Il ragazzo arrabbiato dei pugni in tasca oggi è un signore di ottantuno anni che ha fatto pace con la vita. Il sorriso di Marco Bellocchio non è mai stato più dolce di ora, otto e mezzo del mattino, sul balcone della camera al Majestic. Non tanto per l'onore raro della Palma d'onore a una carriera lunga 56 anni (che riceverà dalle mani di Paolo Sorrentino sabato sera nella cerimonia finale), quanto perché consegna al Festival di Cannes e al pubblico, è in sala da ieri, uno dei suoi film più belli, senza dubbio il più personale. Con Marx può aspettare il regista di Bobbio apre le porte di casa Bellocchio a ricordi, sentimenti, rimorsi della famiglia - fratelli, figli, nipoti, zii - sulle tracce del mistero della morte di Camillo, il gemello suicida a 26 anni. Nel film (splendido il montaggio di Francesca Calvelli) si scopre anche quanto la vicenda sia rimasta nel cuore di Bellocchio e ne abbia segnato la filmografia. "Mi rende felice che questa opera amatissima, di una dimensione familiare, sia presentata qui e arrivi al pubblico in modo universale. L'ho realizzato a pezzi, in cinque anni, era una storia che avevo l'urgenza di raccontare prima del ritiro, dal momento che non credo nell'eternità, nel tempo di una vita". Alla lezione di cinema è accolto da una standing ovation di dieci minuti.

Cannes, Marco Bellocchio porta il suo film più personale: "Una storia famigliare, di sofferenza"

Questo film era importante per lei. Ce l'ha fatta.
"Nel 2016 organizzammo un pranzo, con la famiglia al circolo dell'Unione a Piacenza, di cui mio padre era stato uno dei fondatori negli anni Trenta. Per festeggiare, senza nostalgia, i fratelli superstiti, con figli e nipoti. È emersa la figura dell'assente, il mio gemello Camillo. Da lì ho raccolto testimonianze, immagini, filmini in super8 che mescolano vita privata a storia d'Italia e lo raccontano dalla nascita alla morte".

Cosa ha scoperto?
"Di non aver capito. Spesso leggiamo rispetto a tragedie e fatti di cronaca "non ce n'eravamo accorti". Il problema non è tanto la condanna - non è un'omissione di soccorso - quanto il senso di colpa. Lo dice mio fratello Alberto che mio fratello soffriva, ci chiedeva aiuto e noi gli davamo risposte insufficienti. C'è la sua lettera in cui mi pregava di aiutarlo a entrare nel cinema. È venuto fuori per caso questo titolo che trovo giusto: quando dissi a Camillo una serie di cavolate, perché in quel periodo, era il '68, militavo tra i maoisti italiani, lui mi rispose sorridendo 'mi racconti della salvezza attraverso la politica, ma per me Marx può aspettare'".

La famiglia Bellocchio 

Non avete indagato dopo. La sorella della fidanzata di Camillo ricorda molti più dettagli, sa molte più cose della famiglia.
"Dopo la tragedia ci siamo concentrati sulla insopportabilità del dolore di nostra madre. Invece di concentrarci sulle nostre mancanze affettive abbiamo finto che fosse un incidente. Poi, anche se atei, lo credevamo in paradiso. Non poteva sopportare, lei cattolica, le fiamme dell'inferno per il figlio suicida".

Il film ripercorre la sua vita e intreccia con la sua filmografia.
"È chiaro che questa tragedia si era presentata in modo indiretto in situazioni diverse in altri film, ci ho pensato dopo. Il tema del suicidio c'è in film come Il gabbiano, Salto nel vuoto, Il regista di matrimoni. E soprattutto Gli occhi, la bocca, in cui cercavo di raccontare il mio dramma, ma non ne sono rimasto soddisfatto. Ho capito, dopo, che c'era in me una invisibile censura perché mia madre era ancora viva, perché ero immerso nell'analisi collettiva i cui i temi erano quelli della guarigione, l'uscita dalla psicosi. Non avevo allora la libertà di oggi che non ho niente da perdere, nessun freno ideologico. Né voglio compiacermi nel dolore. Solo capire".

Con il fratello Camillo 

Dopo questo film è più libero?
"Mi sento sereno, certo non assolto. Ogni atto di libertà è prezioso. E quindi ritorna nel lavoro in generale. Non è che metto il cuore in pace e vado in pensione, mi piace di aver inserito questo film nella mia storia".

Un atto d'amore verso Camillo.
"Purtroppo non credo, è un film che riguarda i vivi, dato che non sono credente. E riguarda il rapporto con le nuove generazioni, è nel corso della vita. È un film pieno di vivacità che è riferita alla mia vita e ai rapporti con chi mi è vicino".

I due gemelli da piccolissimi 

Che ricordi ha a Cannes ?
"Qui a Cannes ho avuto le mie soddisfazioni, piagnucolare sui premi non ricevuti non ha nessuna importanza. Mi piace ricordare quando Michel Piccoli vinse la Palma con Anouk Aimée per Salto nel vuoto, grazie a un critico di destra che lo difese, Gianluigi Rondi. Due anni fa Il traditore è stato applaudito qui. Ma il mio viaggio non è finito, andiamo avanti".