Emanuele Filiberto di Savoia si racconta: dalla morte del padre alla figlia Vittoria - la Repubblica

intervista

Emanuele Filiberto: “Il ricordo di mio padre, il peso della successione. Sarà Vittoria il futuro dei Savoia"

Vittorio Emanuele a Napoli nel giorno del suo ritorno in Italia, 15 marzo 2003, assieme al figlio Emanuele Filiberto
Vittorio Emanuele a Napoli nel giorno del suo ritorno in Italia, 15 marzo 2003, assieme al figlio Emanuele Filiberto 
La morte di Vittorio Emanuele ha suscitato emozioni contrastanti e riaperto ferite legate alla vita di un personaggio controverso. Dalla lunga vicenda giudiziaria che lo ha visto sul banco degli imputati per la morte del 19enne tedesco Dirk Hamer al ruolo dei Savoia in Italia. In questa intervista, Emanuele Filiberto racconta il padre, il nonno, e traccia un primo orizzonte sul futuro del casato
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“Quel giorno eravamo assieme, sull’aereo. Visibilmente emozionato, mio padre puntava il dito dal finestrino verso i luoghi che riconosceva: Posillipo, il Vesuvio. Stavamo sorvolando quella bellissima costiera per tornare in Italia, aveva sognato quel momento per oltre cinquant’anni”. Inizia così la telefonata di Repubblica a Emanuele Filiberto, 51 anni, ricordando quel giorno di dieci anni (15 marzo 2003) fa in cui suo padre Vittorio Emanuele tornò per la prima volta in Italia dopo l’esilio imposto a Umberto II, l’ultimo re d’Italia, in seguito al Referendum del 2 giugno 1946.
“Aveva 10 anni quando era partito da casa sua; ricordava la folla sotto il balcone e poi le valigie, la vita che veniva riavviata altrove. Nel tornare in Italia aveva scelto di far tappa per primo a Napoli, città in cui era nato e da cui era salpato via, da Castel dell’Ovo. Poi assieme siamo andati a Roma a rendere omaggio al Santo Padre, Giovanni Paolo II. Mio padre mi disse che il giorno del suo ritorno in Italia è stato il più bello della sua vita”.

Vittorio Emanuele di Savoia è scomparso il 3 febbraio nella sua casa di Ginevra, poco prima di compiere 87 anni. Come vuole ricordare, lei, suo padre?  “Attraverso i tanti momenti trascorsi assieme che in queste ore riaffiorano nella mente. Con lui ho perso una presenza importante perché mi è sempre stato accanto, quando ero piccolo e durante la crescita, aiutandomi negli studi. Il ricordo più bello è legato a un momento specifico: quello in cui mi disse, io ero piuttosto piccolo, ‘ti voglio dare tutto l’amore che non ho mai potuto ricevere’. I suoi erano altri tempi e aveva avuto un’educazione diversa, non ‘affettuosa’, come invece è stata la sua nei miei confronti. Ci siamo sfidati nello sport, abbiamo condiviso la passione per il sub e per la Storia che ci appartiene, quella di casa Savoia. Ha sempre voluto fossi al suo fianco nei momenti ufficiali”.

Che tipo era Vittorio Emanuele, al di là dei titoli? “Aveva un grande senso dell’umorismo e una capacità rara di mettere a proprio agio le persone, dalle alte cariche alle persone più umili. Così lo ricorda chi l’ha conosciuto davvero, la prova sta nelle testimonianze d’affetto che stiamo ricevendo da quando ci ha lasciato: sono arrivati messaggi di cordoglio da parte di tutte le case reali d’Europa ma anche da amici, politici, gente comune. È un momento di grande tristezza per me, mia madre Marina Doria, le mie figlie, mia moglie Clotilde.. lei e papà avevano ottimi rapporti. A dicembre ci siamo riuniti per festeggiare il compleanno di Vittoria a Gstaad”. Parliamo della primogenita del principe Emanuele Filiberto, nata il 28 dicembre 2003, sorella maggiore di Luisa, nata il 16 agosto 2006.

Che rapporto c’era, tra nonno e nipote? “Di grande intesa. Per i 18 anni di Vittoria lui le ha fatto un grande dono, l’abolizione della legge salica. È stata una decisione sua, ha considerato che in tempi più moderni fosse necessario adeguare la legge in base al Trattato di Lisbona del 2009, che impone ai Paesi dell’Unione Europea l’uguaglianza di genere e quindi la parità dei diritti tra uomo e donna. Guardando a quel che accade anche nelle altre case regnanti, era giusto garantire la successione alla primogenita della nostra famiglia”.

Una futura regina senza trono. “Al prossimo giro di valzer avremo quasi tutte regine a regnare in Europa. Noi non siamo re e non avremo nessuna regina, ma siamo un casato con mille anni di storia quindi è giusto che sia il primogenito, indipendentemente dal sesso, a rivestire il ruolo di capofamiglia”.

Alla decisione di Vittorio Emanuele è seguita una sua dichiarazione: ha detto che avrebbe  ‘abdicato’ a favore di Vittoria. “Sono stato frainteso. A mio avviso Vittoria è molto giovane, sta studiando e deve imparare poco a poco, stando a fianco a me come io ho fatto con mio padre. Sono dell’idea che sia il caso di far posto ai giovani, quando arrivano alla giusta maturità. Quindi quanto il tempo verrà, quando sarò troppo vecchio e stanco per continuare, lascerò spazio a lei”.

Il ruolo cui è destinata Vittoria, dal 3 febbraio è spettato a lei. Cosa significa, in concreto? “Purtroppo sì – dico purtroppo perché la condizione per riceverlo è stata la morte di mio padre – ho ereditato la carica di capofamiglia e di Gran Maestro degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia”.

Sappiamo cosa fa un re, ma un Gran Maestro cosa fa? “Presiede le attività degli Ordini, impegnati in opere di beneficenza in tutte le regioni italiane e in 17 Paesi esteri”.

Di recente abbiamo assistito a un avvicendamento al trono in una monarchia costituzionale, la Danimarca, a seguito dell’abdicazione della regina Margrethe II, una decisione che molti suggeriscono possa essere presa anche nel Regno Unito. Pensa che Carlo III dovrebbe abdicare? “Prima che in Danimarca è successo anche in Olanda, e in Spagna. È comprensibile. Quanto al re Carlo ha dovuto aspettare molto tempo per poter regnare.. Elisabetta II oltre che longeva è stata un simbolo magnifico, una donna straordinaria. Penso che ognuno debba valutare il proprio percorso e il bene del Paese”.

Nella vostra famiglia la linea di successione è stata oggetto di una disputa monarchica mai risolta, con il ramo cadetto dei Savoia-Aosta a rivendicare il ruolo di legittimo erede degli ultimi re d’Italia.  “Penso non sia il caso di parlarne ora. Aimone di Savoia Aosta ed io abbiamo un ottimo rapporto, con le nuove generazioni alla guida dei due Casati ci sarà modo di lasciare alle spalle le polemiche e mettersi assieme al lavoro”. Aimone di Savoia-Aosta, raggiunto telefonicamente, consegna il suo messaggio di condoglianze alla famiglia e sceglie di non rilasciare dichiarazioni nel rispetto del lutto.

A proposito di polemiche, solo qualche mese fa con l’uscita della docu-serie Netflix diretta da Beatrice Borromeo, "Il Principe”, si è tornati a parlare del caso giudiziario che ha coinvolto suo padre nel 1978, la morte del 19enne tedesco Dirk Hamer. Lei si è espresso in sua difesa, perché ha sentito di doverlo fare?
“Perché lui era già molto malato e non poteva farlo. Anche questo è un argomento da non affrontare a tre giorni dalla sua morte. Ribadisco però che mio padre è stato assolto e giudicato innocente dai giudici, inutile rispolverare una vicenda triste che ancora fa soffrire la famiglia Hamer, prima di tutto, ma anche la nostra. Approfitto anzi per chiedere rispetto per il nostro lutto, siamo una famiglia che al di là della Storia d’Italia ha perso un padre, un marito, un fratello (Vittorio Emanuele aveva tre sorelle: Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice, ndr), un nonno. Vogliamo solo prepararci a dargli l’ultimo saluto”.

Dove vi riunirete tutti? “I funerali saranno come li desiderava lui; si terranno sabato 10 a Torino e mio padre sarà sepolto a Superga con gli antenati. Alle ore 15 si terrà la santa messa al Duomo di Torino e trovo sia stata una bellissima scelta perché lì è custodita la Sacra Sindone che fu lasciata in eredità da re Umberto II, mio nonno, al Papa Giovanni Paolo II. Per motivi di capienza non potremo ospitare tutti, ma chi desidera salutare mio padre potrà farlo il giorno prima, nella chiesa di Sant’Uberto a Venaria, dalle 12.30 alle 21.00”.