Nonni Boomer, l'aiuto per i nipoti deve essere volontario - iO Donna
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Nonni Boomer in trappola

Gira un proverbio tra le donne Kabyle, in Algeria, ed è questo: l’opera di una madre si conclude in un preciso giorno, quello in cui la figlia diventa madre. È il giorno in cui ci si sente antenate, ovvero “venute prima”, in cui si contempla la vita altrui dall’alto e si diventa una nuova entità: una nonna.

Che bellezza, no? C’è chi lo avrà desiderato da tanto, chi invece mai. Ma quando arriva, è una pagina bianca per tutte. O meglio, un suggello della maternità con tanto di lista di richieste allegata: tempo, energia e una precisa idea sul nuovo ruolo. Ecco cosa serve per fare le nonne, almeno in Italia: la riforma firmata da Elsa Fornero è il banco di prova e i Boomer i protagonisti.

La nuova tendenza nonni dei Boomer

Spostando (in avanti) l’età pensionabile delle donne, non è escluso che si lavori fino a 67 anni facendo pure la nonna. Che sarà più o meno come in passato solo che ora i neonati li hanno fatti i figli: è così, no? No, non proprio: la nonna, più che una mamma, è una donna con energie diverse e una voglia diversa di gestirsi il tempo. Ora supportando una giovane famiglia schiacciata tra costi della vita e servizi insufficienti, ora magari facendo altro.

La riforma Fornero permette, dunque, di scoprire che la vita si è allungata non solo per stare più tempo in ufficio ma anche per godersela forse un po’ (nipoti annessi). E la sfida è ambiziosa. Almeno per i Boomer che sono apripista di una nuova “tendenza nonni” e si fregiano di avere, tra le tante cose, un rapporto inedito con le generazioni più giovani. Ce lo assicura l’Osservatorio Senior, secondo cui dei dodici milioni di over 65 (dato Istat) oltre la metà ha nipoti e oltre l’80 per cento li vede con frequenza settimanale.

Quando si diventa nonni?

L’età media è 54 anni e mezzo. «Io ci rientro in pieno» precisa Enrico Oggioni, 68 anni, fondatore dell’Osservatorio ed ex consulente aziendale. «Ho due nipoti, li prendo a scuola e in genere ci facciamo bellissime video chiamate. È un accudimento che non ho vissuto mai con mio nonno, a parte i racconti dei suoi anni in guerra. Io stavo con mia nonna, ma il rapporto era comunque diverso da oggi». Per avere una misura della rivoluzione avviata dalle nonne oggi basta vedere una puntata di Young Sheldon, una serie (disponibile su Netflix) che ci mostra quanto il rapporto tra un bambino autistico di nove anni e la sua nonna possa essere straordinario.

Vorrebbero dedicare più tempo ai propri interessi. E spesso hanno già nipoti e figli che sollecitano il loro aiuto. Come far quadrare tante esigenze? (Getty Images)

Lo smart working che aiuta

«Ho lavorato part time per poter crescere le mie tre figlie visto che mio marito viaggiava moltissimo e io non avevo grandi aiuti. A 50 anni, proprio mentre nasceva la prima nipotina, mi è arrivata l’ultima occasione professionale e l’ho colta. E così ora sono una nonna all’apice della sua carriera». Stefania C., milanese, quasi sessant’anni, ha un ruolo dirigenziale in banca, e quattro nipoti, di cui tre vivono a New York con una figlia, e una a Milano con l’altra, a due passi da casa sua. «Lo ammetto. Anche se fossi già in pensione non mi piacerebbe fare la nonna a tempo pieno. Vorrei fare anche quelle cose che ho rimandato prima per la famiglia e ora per il lavoro. Farei quello che sto facendo adesso, ovvero supportare le figlie quando serve perché soprattutto quando rientri dalla maternità in Italia devi dimostrare che la tua efficienza non è cambiata.

E quindi se posso, aiuto quella milanese per l’inserimento al nido della bimba, per prelevarla un pomeriggio a settimana quando la madre va in ufficio, per fare uscire mia figlia da sola un po’ la sera o nel weekend.  Lo smart working è stato decisivo. Quando la piccola sta male capita che io e mia figlia lavoriamo entrambe nella stessa casa e durante le riunioni una sostituisce l’altra. Dalla figlia in America vado invece tre settimane di fila durante l’anno per aiutarla usando ferie e permessi. Tutto questo perché, rispetto a me, è impensabile per le mie figlie lavorare part time, vuoi per i costi altissimi di New York e vuoi per i mutui cresciuti tantissimo in Italia» aggiunge.

«Io adoro fare la nonna, ma mi piace essere una figura su cui puoi contare nei momenti in cui avere un attimo di respiro ti cambia la vita. No, non ho mai ambito a fare quella totalizzante che si sostituisce alla madre. Peraltro c’è una cosa da dire: i nonni che ancora lavorano oltre a dare una mano a figli e nipoti hanno anche genitori anziani da gestire. Io per fortuna ho i permessi della Legge 104 ma è dura» conclude.

La scelta dell’asilo nido

Donne che fanno le nonne ma che sono ancora figlie, donne che sognano un tempo per sé o che alla fine amano ciò che fanno. C’è di tutto. «A me piace da impazzire il mio lavoro» confessa Alessandra Brambilla, 56 anni, milanese, maestra alla materna, e nonna da cinque mesi. «Sono rimasta vedova dieci anni fa e ho tirato su due figlie da sola anche grazie al lavoro, che mi ha salvato e mi ha messo in contatto col mondo. Posso vedere la nipotina solo nel tardo pomeriggio di alcuni giorni e nel weekend.

Fare la nonna la sera, quando torno stanca a casa, è oggettivamente faticoso. Sono pure fortunata perché finisco alle 16 e ci metto solo un’ora per rientrare. Mia madre, invece, non ha avuto altra scelta perché era casalinga e mi curava le bambine. Quando finivo di lavorare scappavo da lei a riprenderle perché sapevo quanto fosse pesante. La mia nipotina frequenterà il nido l’anno prossimo, ad appena un anno. Mi spiace molto non poter stare con lei, ma del resto noi nonne lavoriamo entrambe, come dovremmo fare?» conclude.

Il diritto di dire “no”

Tra le nonne part-time e quelle tappabuchi, ci sono altri dati: a prendersi cura dei nipoti, quando entrambi i genitori lavorano, sono il 60,4 per cento (Istat). Uno su tre poi aiuta anche il bilancio della famiglia. Ecco perché il pilastro del welfare nazionale sono i nonni. Eppure, c’è qualcosa che ci sfugge.

«Una donna dopo una vita di lavoro deve avere il diritto di scegliere come gestire le proprie giornate» precisa Silvia Vegetti Finzi, psico-pedagogista di fama, per anni firma di iO Donna, tre nipoti, un’eta per cui potrebbe non lavorare più. «Non deve obbligarci una legge a continuare a lavorare o a stare a casa. Io lavoro dalla mattina alla sera perché mi sento viva e mi sento di essere nel mondo. Il mio riposo è fare ciò che mi piace. Oltretutto mi sembra di avere ancora qualcosa da dire e non voglio rinunciarci. La nipote più piccola ha dodici anni e sono a disposizione se serve, certo, ma sono anche per un ruolo dei nonni più attivo, ovvero per il diritto di aiutare nell’organizzazione familiare i figli secondo le nostre disponibilità e assecondando anche il nostro diritto di dire no. Che i nipoti poi stiano sempre bene soltanto con i nonni è pura retorica» aggiunge Vegetti Finzi, che tra i molti libri ha scritto anche Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro.

L’aiuto dei nonni volontario

«Insomma, se lavorare fino a 67 anni può aiutare a essere meno ricattabili dai figli nella gestione “obbligatoria”dei nipoti, ben venga. Ma se qualcuna desiderasse non lavorare dovrebbe avere comunque il diritto di smettere prima perché le energie cambiano col tempo. Si dice che i nonni hanno il potere di mitigare l’inverno della denatalità italiana, e allora che cambino le leggi, anche solo per questo. Io sono per l’aiuto volontario, però, perché mi batterò sempre contro il presupposto che “visto che sei a casa e non hai nulla da fare, ti lascio i tuoi nipoti”. Sa una cosa? I figli a volte sono tiranni perché non si rendono conto che anche noi abbiamo diritto al riposo. Conosco donne felici di scappare in ufficio lasciando a casa mariti, nipoti e figli e altre che desiderano da una vita stare a casa sommerse da bambini. Servirebbero solo flessibilità dopo i 65 anni e la capacità di puntare alla qualità del tempo trascorso con i nipoti, sempre che i figli possano permettersi di avere aiuti, ovviamente. Insomma: viva gli incontri felici e non quelli obbligatori, sempre e con tutti» conclude Vegetti Finzi.

Nuove carriere

Nel frattempo il successo d’immagine dei nonni – l’allungamento della vita li ha resi i più presenti nelle dediche degli Zoomer, da quelle della tesi di laurea alla vittoria del talent tv – sta costruendo un nuovo profilo professionale.

Un esempio? A Milano, SlowSud, specializzato in “cucina meridionale”, sta cercando una Store Granny, cioè una nonna capace di accogliere gli ospiti per farli sentire a proprio agio, proprio come nelle case “di giù”. Cari Boomer tra pensioni lontane e nuove carriere, fateci sapere quando possiamo citofonarvi, a casa.

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