video-r
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gioved� 16 gennaio 2014
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sobriet� ed ebbrezza
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Che cosa sia il neorealismo americano e se Payne ne faccia parte sono due questioni alquanto controverse, non vi sono invece dubbi sulla capacità del regista di sondare l'anima più profonda degli States e di rappresentarla con leggerezza e umorismo.
Il risultato è efficace proprio perché non pretenzioso: l'autore limita infatti la narrazione ad un lasso di tempo circoscritto e riduce il numero di protagonisti a pochi personaggi principali. La vicenda ruota attorno alle disavventure di Miles e Jack, due amici di vecchia data in viaggio per la California: il primo, insegnante frustrato a causa dei propri fallimenti amorosi ed editoriali, organizza per l'amico, novello sposo e attore di soap in declino, un tour enologico delle più apprezzate cantine del Nord-America.
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Che cosa sia il neorealismo americano e se Payne ne faccia parte sono due questioni alquanto controverse, non vi sono invece dubbi sulla capacità del regista di sondare l'anima più profonda degli States e di rappresentarla con leggerezza e umorismo.
Il risultato è efficace proprio perché non pretenzioso: l'autore limita infatti la narrazione ad un lasso di tempo circoscritto e riduce il numero di protagonisti a pochi personaggi principali. La vicenda ruota attorno alle disavventure di Miles e Jack, due amici di vecchia data in viaggio per la California: il primo, insegnante frustrato a causa dei propri fallimenti amorosi ed editoriali, organizza per l'amico, novello sposo e attore di soap in declino, un tour enologico delle più apprezzate cantine del Nord-America. Qui incontrano due donne attraenti e spiritose, Maya e Stephanie, con le quali si trovano subito in sintonia; idillio che verrà presto dissolto dalla notizie delle imminenti nozze di Jack. Quest'ultimo, fedifrago incallito, riuscirà comunque a sposare Christine e Miles, pur vedendosi rifiutata per l'ennesima volta la pubblicazione del proprio libro, sarà in grado di superare il periodo di difficoltà grazie al rapporto ritrovato con Maya e a una bottiglia di Château Cheval Blanc del 1961, da troppo tempo chiusa in attesa di un successo che tarda ad arrivare. Non si tratta di rassegnazione quanto piuttosto di un invito a godersi i piccoli piaceri della vita, siano essi un amore spensierato o un sorso di vino nella solitudine di un fast food. Lo stesso montaggio sembra suggerirci di assaporare la vita giorno per giorno, accompagnati da un surreale sottofondo blues che non nasconde la malinconia quotidiana ma la addolcisce; il film cela infatti un retrogusto amaro che lo rende ancora più apprezzabile, consentendogli di migliorare col tempo. Sono infatti ormai passati dieci anni dalla sua uscita e Sideways non può più considerarsi un film rivelazione; il suo vero destino è al fianco dei grandi classici, possendo già tutti i requisiti per poter diventare un ottimo film di annata.
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theophilus
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luned� 17 febbraio 2014
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lieve, euforico road movie
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SIDEWAYS – IN VIAGGIO CON JACK
Due compagni di viaggio del tutto eterogenei, Miles e Jack. Sa subito di jazz questo binomio, che richiama alla mente protagonisti della musica nero americana o della letteratura on the road.
Quanto il primo vorrebbe trascorrere una settimana in pace con l’altro, nel tentativo di fermare l’immagine di un’amicizia di lunga data fra le gioie del palato, la degustazione di vini raffinati e rilassanti partite di golf, tanto Jack finge di assecondare Miles, nutrendo il ben presto non più segreto desiderio di dare un addio in piena regola al celibato.
Ambedue sono presi da un malinconico spleen che dipinge il film di toni crepuscolari: soprattutto Miles (Paul Giamatti), professore di letteratura, che sta tentando di far pubblicare il suo sogno nel cassetto, un romanzo, anzi il romanzo della sua vita.
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SIDEWAYS – IN VIAGGIO CON JACK
Due compagni di viaggio del tutto eterogenei, Miles e Jack. Sa subito di jazz questo binomio, che richiama alla mente protagonisti della musica nero americana o della letteratura on the road.
Quanto il primo vorrebbe trascorrere una settimana in pace con l’altro, nel tentativo di fermare l’immagine di un’amicizia di lunga data fra le gioie del palato, la degustazione di vini raffinati e rilassanti partite di golf, tanto Jack finge di assecondare Miles, nutrendo il ben presto non più segreto desiderio di dare un addio in piena regola al celibato.
Ambedue sono presi da un malinconico spleen che dipinge il film di toni crepuscolari: soprattutto Miles (Paul Giamatti), professore di letteratura, che sta tentando di far pubblicare il suo sogno nel cassetto, un romanzo, anzi il romanzo della sua vita. Depresso, sognatore, utopista, egli cerca - lungo la strada dei vini che attraversa la California - anche il modo di staccarsi psicologicamente dalla moglie da cui ha divorziato da pochi anni. In verità, l’immagine di lei ne esce sempre più idealizzata, confusa mestamente nei sapori nobili e ricercati dei nettari degli Dei dai nomi talora sconosciuti, almeno ai non veri amatori.
Jack (Thomas Haden Church) è, invece, un mediocre attore televisivo che vivacchia con la pubblicità e che ha una paura folle della mossa che sta per fare, ma a cui non saprebbe sottrarsi – solo però per conformismo e in ossequio alle convenienze sociali. Per lui, quella deve essere una settimana speciale, nella quale trascinare anche l’amico – una giustificazione, questa, più che idonea per consentirgli, con l’alibi di sottrarre Miles alla sua abulica ipocondria, di evitare di pensare al proprio imminente futuro.
Lo scrittore vive quell’esperienza come un modo per annegare dolcemente il suo recente passato, mentre per l’attore la stessa costituisce un euforizzante con cui allontanare l’ansia del domani. Il vino sarà per entrambi il compagno ideale in cui trovare conforto alle angosce che si riversano comunque nel presente. Per Jack, un conoscitore per nulla raffinato, il bere non rappresenterà che un pretesto, un modo per stordirsi, un aiuto per accedere il più rapidamente possibile – anche se non ne ha affatto bisogno - alla disinibizione e arraffare quanto può dalla vita, il viatico per quel passo che sta per compiere, di cui si consola con quella settimana che sa da ultimo desiderio di un condannato. Per Miles, invece, sembra essere più una barriera, un argine che lo preservi in modo gradevole e delicato dalle tristezze dell’esistenza. Se per l’uno non è che un trascurabile piacere che egli userà al solo scopo di rendere più vivo il vero piacere a cui tende, per l’altro è invece una forma di elegante rifiuto della volgarità, un reale appagamento da cui, però, si farà prendere la mano nei momenti di maggiore sconforto.
Lungo la loro strada incontreranno due donne, Maya (Virginia Madsen) e Stephanie (Sandra Oh), entrambe sommelier…
Jack non può certo lasciarsi sfuggire una sì ghiotta occasione (un vero invito a nozze…) e trascorre alcuni giorni in frenetica attività sessuale. Con Maya, Miles invece si mostra impacciato e a disagio, pur rivelandosi fra i due un immediato ed evidente feeling.
La situazione appare sin troppo classica, ma la buona interpretazione che sanno dare entrambi i protagonisti principali, rapisce lo spettatore in un magico reticolato in cui agli aspri o delicati profumi dei vini, si accompagna la lieve nostalgia di un qualcosa che fugge (per Jack) e la dolce melodia di qualcos’altro che si ritrova (per Miles).
Un piccolo mondo dipinto con levità e misura, una musica dolcemente nostalgica che sembra risuonare di atmosfere tardo romantiche, senza eccessiva euforia e senza troppe illusioni. Non mancano certo i momenti ilari, in cui prevalgono l’esuberanza e la vitalità; ma una recitazione sobria e, soprattutto, una sceneggiatura calibrata che sa accostare la piacevole effervescenza del vino alla lieve malinconia della vita, fanno di Sideways una commedia delicata dai risvolti talora sentimentali, talora accarezzanti il versante drammatico. Una piacevolissima sorpresa questo film di Alexander Payne, soprattutto per chi, come noi, non aveva affatto amato il suo precedente About Schmidt.
Vincitore di due Golden globes, da ultimo sottolineiamo che dei 5 premi Oscar a cui era candidato, Sideways ha vinto quello relativo alla sceneggiatura non originale, tratta da Payne stesso e da Jim Taylor dal romanzo Two Guys and Wine di Rex Pickett.
Enzo Vignoli,
1 marzo 2005.
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jacopo b98
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luned� 24 febbraio 2014
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una piccola perla del cinema usa
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Miles (Giamatti), un fallito di mezz’età, parte con l’amico di sempre Jack (Haden Church) per una vacanza “degustativa” tra i vigneti della California. Ma Jack si sta per sposare e non ha intenzione di trascorrere la sua ultima settimana di libertà senza rimorchiare… Scritto da Jim Taylor con il regista è il quarto film di Payne, che si riconferma la punta di diamante del cinema indipendente americano. Sideways, insieme ai successivi Paradiso Amaro e Nebraska, è il suo film migliore. È una commedia dolceamara su due trentenni mai cresciuti: uno, Jack, che ancora la settimana prima del suo matrimonio dice a una donna che non è la sua futura moglie di amarla alla pazzia e propone a Miles di trasferirsi nella zona della vacanza.
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Miles (Giamatti), un fallito di mezz’età, parte con l’amico di sempre Jack (Haden Church) per una vacanza “degustativa” tra i vigneti della California. Ma Jack si sta per sposare e non ha intenzione di trascorrere la sua ultima settimana di libertà senza rimorchiare… Scritto da Jim Taylor con il regista è il quarto film di Payne, che si riconferma la punta di diamante del cinema indipendente americano. Sideways, insieme ai successivi Paradiso Amaro e Nebraska, è il suo film migliore. È una commedia dolceamara su due trentenni mai cresciuti: uno, Jack, che ancora la settimana prima del suo matrimonio dice a una donna che non è la sua futura moglie di amarla alla pazzia e propone a Miles di trasferirsi nella zona della vacanza. Miles è invece semplicemente un fallito, senza il becco d’un quattrino, con un romanzo che continua ad essere rifiutato dalle case editrici di mezza America. E proprio quel fallito ha la sua umiliazione più grande nella scena in cui ruba i soldi alla madre. Ma il viaggio attraverso una California sconosciuta a noi europei, fatta di verdeggianti vigneti e raffinati ristoranti, non è solo l’occasione per un’ultima vacanza tra amici. È ben di più. È il viaggio dentro se stesso che ogni personaggio dei film di Payne compie per comprendere la propria inutilità, il proprio finale fallimento. E per rinascere a una nuova vita. Per Jack senza dubbio. Per Miles solo forse. Il film è splendido, fa ridere, commuove e fa riflettere; non annoia mai e, anzi, si fa guardare più volte. La sceneggiatura (premiata con Oscar, Golden Globe e BAFTA) mette in scena una serie di dialoghi frizzanti, oltre a personaggi ironici e divertenti che ricordano le alcuni caratteristi dei Coen. Recitato benissimo da un cast straordinario, in cui si distinguono particolarmente Giamatti, Haden Church e la Madsen. Il dialogo tra Miles e Maya sulla veranda della casa di Stephanie (Oh) è un momento di grande cinema.
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marrok
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luned� 17 aprile 2017
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capolavoro...ogni "maskio" dovrebbe vederlo
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un film delicato e attento, sensibile, dedicato a tutta la distanza che può esserci fra l'apparire "maschi" e l'essere davvero UOMINI.
due protagonisti eccezionali, quasi uno contrapposto all'altro, seppur legati da un'amicizia vera e profonda, "cameratesca" come sa essere quella fra due amici storici. nessuno dei due giudica mai l'altro, eppure si contrappongono.
uno è il "classico" maschio dettato dalla nostra cultura: figo, spavaldo, sicuro (solo all'apparenza) e di successo (con le donne soprattutto). L'altro un uomo palesemente insicuro e infragilito da un matrimonio alle spalle e da un insuccesso sociale (quello della pubblicazione di un romanzo che non arriva mai).
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un film delicato e attento, sensibile, dedicato a tutta la distanza che può esserci fra l'apparire "maschi" e l'essere davvero UOMINI.
due protagonisti eccezionali, quasi uno contrapposto all'altro, seppur legati da un'amicizia vera e profonda, "cameratesca" come sa essere quella fra due amici storici. nessuno dei due giudica mai l'altro, eppure si contrappongono.
uno è il "classico" maschio dettato dalla nostra cultura: figo, spavaldo, sicuro (solo all'apparenza) e di successo (con le donne soprattutto). L'altro un uomo palesemente insicuro e infragilito da un matrimonio alle spalle e da un insuccesso sociale (quello della pubblicazione di un romanzo che non arriva mai). alle spalle, ma come un irrisolto che non sa superare, c'è una LEI che sceglie un altro, e con un altro si rifà una vita.
Uno è un relitto che non sa voltare pagina dopo un matrimonio naufragato e un riconoscimento sociale che non giunge mai, e l'altro il prototipo del maschio che proietta sicurezza in se stesso e spavalderia, ma che in realtà (eppur tradendola) è aggrappato alla donna che lo ha scelto e lo salva, come un naufrago a un salvagente...
Alla fine della fiera, quello apparentemente più insicuro dei due è quello capace di una profondità diversa..della profondità che sanno avere le donne, e che necessita all'amore vero. e tifiamo per lui...perchè tra lui e Maya finalmente rinasca un futuro, un futuro capace di accogliere le sue debolezze, i suoi fallimenti, la sua fragilità, i suoi irrisolti. e che lo rialzi.
All'altro...a Jack...possiamo solo augurare di aver guadagnato la consapovelezza di quanto l'uomo e la persona che è veramente siano distanti dal maschio che invece rappresenta, e (prigioniero di una cultura maledettamente maschilista) continua a inscenare.
dedicato alle donne: ci sono eserciti di uomini, che senza "nascondersi e proteggersi" dietro di voi, non sapreppero alzarsi dal letto la mattina.
In vino veritas...proprio come nel film
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semmy
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marted� 22 febbraio 2005
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made in usa?
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Gradevole commedia, tra filari di vigne e relative degustazioni, tra matrimoni da celebrare e relativi tradimenti, tra divorzi passati e relative crisi depressive. Si stenta a credere 'madeinusa" questo film, che -per dialoghi, ritmo, battute sferzanti- si direbbe piuttosto francese. Assai gustoso.
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