Femminile: smontiamo tutto e ricostruiamo un pezzo alla volta

Sono così tante le cose che non funzionano nel movimento rosa che non si può aggiustare più nulla. E' l'ora della rivoluzione
13.05.2024 11:56 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Femminile: smontiamo tutto e ricostruiamo un pezzo alla volta

Premessa: sappiamo che sono belle parole, concetti chiari e forti che cadranno nel vuoto. Perché nessuno risponderà. E più comodo stare zitti perché rispondere vuol dire avere coraggio. Ma noi non ci arrendiamo.

In questi ultimi anni, Pianeta Basket occupandosi del basket femminile ha spesso usato parole forti: maltrattamento, masochismo, mala gestione e via dicendo. Sono parole e concetti sempre validi e che ogni giorno trovano forza e ragion d’essere nelle pratiche quotidiane di questo movimento. Teniamo sempre presente un dato : le tesserate in Italia sono 23.500 circa.

La tv

Con rammarico abbiamo scoperto che oltre la cattiva qualità delle immagini dai campi –  connessione super prima che qualcuno obietti – le partite dei play out di A2 per la retrocessione in serie B non vengono trasmesse dalla piattaforma Flima Tv che invece trasmette tutte le altre gare della A1 ed A2. Perché? Non hanno dignità? Non si paga il servizio anche per la A2 da quando sono cominciati i play off? Forse che i campi di Torino Teen, Basket Roma, Vicenza e Carugate sono peggio di altri anche di A1? No. Certo da uno di questi campi manca tutto: il tempo corretto, il commento, c’è una sola telecamera e quant’altro. Ma una società di servizi quale dovrebbe essere la LBF dovrebbe anche dettare uno standard qualitativo minimo a tutte le società. Ed invece queste quattro sono escluse dal pacchetto – almeno in gara 1 – reiette, come se non appartenessero alla Lega. Bruttissimo.

Naturalmente scrivendo all’Area Comunicazione e Marketing della Lega non si ottiene risposta, o per lo meno, noi di PB non otteniamo risposta, perché evidentemente sono impegnati a fare altro. Cosa non si sa, però lo status è questo. Quanto poi alla qualità delle altre riprese anche dai campi di A1 ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, salvo rarissimi casi, e la questione economica non c’entra nulla. Basterebbe che nella riunione di inizio anno con gli uffici stampa, La LBF “imponesse” alcune regole: mai replay durante un’azione in corso, registrazione del fuoco delle telecamere, primi piani di qualche atleta o allenatore nelle pause, attenzione all’audio, il banner col punteggio e soprattutto il tempo in linea con quello del campo. Cose che non costano denaro, ma che migliorano la qualità del prodotto. Ma se non parte dall’alto questa indicazione che spiega la necessità di farsi vedere sempre col vestito buono, cosa vogliamo che importi alle società che magari vedono nella ripresa tv un aggravio dei costi invece che un’opportunità? Se la LBF è una società di servizi come dovrebbe essere, in questo caso oltre ad obbligare le società a fare la ripresa tv in diretta delle gare, dovrebbe anche aiutarle nella stipula di contratti con service televisivi delle zona che siano adeguati, intervenire nelle società con meno risorse perchè comunque si abbia un prodotto di qualità. E soprattutto anche no all'abbonamento a pagamento: quanti saremo abbonati? Forse sarebbe il caso di fare maggiore pubblicità a LBF TV portando le giocatrici nelle scuole con eventi istituzionali della LBF frequenti al di là di quello che fanno già per le società, nelle radio, in altre trasmissioni tv e via dicendo.

Il mercato

Non so chi metta in testa alle atlete certe convinzioni: ruolo, minuti, categoria senza un minimo di buonsenso . Il resto purtroppo lo fa il movimento stesso: in tempi di carestia ogni scarrafone è sempre più bello....”. Lo ha detto un amico coinvolto nel movimento, che assiste come noi alla tratta delle italiane. Basta che una di loro faccia qualcosa di accettabile ogni tanto in una stagione, ed immediatamente crede di poter accedere ai piani alti. Pur essendo in giovanissima età. O non avendo maturato quell’esperienza per giocare davvero in serie A1. In questo però c’è la fortissima influenza e colpa, sì colpa, dei genitori – alcuni – e procuratori – la maggior parte – che ben lontani dall’idea di costruire un futuro solido per queste ragazze quando si siedono al tavolo di una trattiva con le società, cercano di imporre minuti, ruolo, magari il resto della squadra per far fare bella figura alla figlia o alla propria assistita. La quale ovviamente ci crede, si lascia influenzare, e come non potrebbe una ragazzina di 16 anni non farlo o anche di 17, da queste ipotesi fascinose ma il più delle volte strampalate? E molte volte vince la linea dei procuratori e genitori ma solo perché le italiane sono poche, ricordate il dato delle tesserate? E quelle davvero brave già ad una certa età sono ancora meno. Quindi le società cedono al “ricatto” perché devono iscriverne sei a referto di italiane e la frittata è fatta. E’ sempre successo e succede anche tra i maschi verissimo. Ma ora la carenza di ragazze sta portando questo giochino a livelli insopportabili. In questi giorni girano voci – confermate – di trattative che porteranno alcune di queste giovanissime a sventolare gli asciugamani dalla panchina per un bel po' di tempo altro che giocare. E poi, magari anche questo già visto, a cominciare un giro d’Italia fra tante società: di alcune non sapremo mai in questo modo se potevano essere realmente brave per un livello superiore perché perderanno i migliori anni della loro vita cestistica in panchina. E la Nazionale senior ne risentirà sempre di più. E anche le società sia chiaro, hanno rsponsabilità forti in questa storia.

Il 3X3

Naturalmente speriamo che la nostra squadra vada ancora una volta all’Olimpiade. Se lo meriterebbero le nostre ragazze. Ma bisogna anche qui trovare un senso logico. Tutte le altre Nazionali del 3X3 NON schierano ragazze che giocano in serie A1 o A2. Noi siamo gli unici, vedi sempre il numero di tesserate. Ma nonostante questo si dovrebbe cercare di creare un movimento, una selezione seria di giocatrici che facciano solo quello, magari con degli incentivi. Perché il 3X3 ha bisogno ormai di atlete specializzate, si gioca su un campo diverso, con contatti fisici diversi, pallone, regole e velocità diverse. E’ quasi uno sport a parte. Che merita dunque specializzate. L’infortunio di Mariella Santucci della scorsa estate durante un torneo proprio di 3X3 ha tolto a Venezia la sua play titolare – e non si sa quando rientra – ma anche alla Nazionale e di esempi magari meno gravi, ce ne sono stati altri. Santucci non era preparata per il 3X3. Il Beach Volley dopo pochissimo ha iniziato un lavoro di questo genere ed oggi giocatori e giocatrici di serie A1 ed A2 lo giocano solo per divertimento e tra mille accortezze. E se incrociano una coppia mediamente forte, anche i migliori o le migliori del volley indoor, la palla non la vedono mai. Ci si può ragionare o anche qui ci nascondiamo dietro un dito? Mauro allenatore nel femminile con una certa esperienza per non dire altro - di ottimo in verità - obietta che se non ci sono le giocatrici per fare le Nazionali 5 contro 5 dove potremo mai trovare quelle per giocare solo il 3X3? L'obiezione è giusta e conosciuta ed allora ce la caviamo con una vecchia ormula politica:"Aprimao un tavolo con tutte le componenti interessate per avviare una discussione!" 

Il marketing

Questo aspetto riguarda tutto il basket italiano in realtà. Quando capiremo che sono le donne che comprano? Magliette, cuscini, coperte, indumenti intimi, tazzine, calzini, gadget, e quant’altro faccia parte del corredo di una squadra, in tutto il mondo a cominciare dagli Stati Uniti è diretto alle donne, alle ragazze che orientano questo mercato. Che a loro dunque si rivolge. In Italia no. Senza aprire discorsi di altro genere sul patriarcato e quant’altro che non riguardano Pianeta Basket, qui è questione di poca lungimiranza e molta incapacità. Noi trattiamo il basket femminile come un accessorio quando invece dovrebbe essere il prodotto principale perché dietro ci sono loro, le ragazze e le donne che influenzano genitori, fidanzati, mariti e quant’altro. Se non vogliamo che sia un prodotto principale, che il basket rosa sia almeno allo stesso livello di quello maschile. Che non va bene lo stesso, ma già sarebbe qualcosa. Questa cecità è voluta e perciò ancora più dannosa e condannabile.

O forse come sostengono in molti, compreso Pianeta Basket, il movimento del basket femminile in Italia va smontato completamente e ricostruito pezzo per pezzo?