Matteo Berton, l'illustratore «firma» del New York Times: «Con il progetto Pini scavo nei ricordi dell'infanzia» | Corriere.it

Matteo Berton, l'illustratore «firma» del New York Times: «Con il progetto Pini scavo nei ricordi dell'infanzia»

diFederica Nannetti

L'artista 36enne, pisano, vive a Bologna da circa 10 anni. La sua mostra la sua all’interno della libreria e galleria d’arte Inuit di via Petroni

Ha lasciato Pisa, la sua città natale, per Bologna. Lavora anche per la Grande Mela, ma un contesto come quello del capoluogo emiliano, a propria misura, probabilmente non potrebbe trovarlo da nessun’altra parte. È bolognese d’adozione a tutti gli effetti Matteo Berton, illustratore e artista classe ’88 di fama internazionale, che ha appena omaggiato con un finissage la sua mostra Pini all’interno della libreria e galleria d’arte Inuit di via Petroni. 

Ma questa non è che una tappa del suo percorso di ricerca artistica e stilistica preceduta da un libro d’artista dallo stesso titolo, un progetto del tutto personale in collaborazione lo stampatore Marco Tavarnesi – di Inuit appunto – che si affianca ai tanti altri lavori su commissione, dal The New York Times al The New Yorker. I due si sono conosciuti ai tempi degli studi, a Firenze: «Abbiamo condiviso la malsana idea di fare la scuola Comics e l’università di Design allo stesso tempo – racconta oggi Berton – ma è così, con l’università di Design, che pian piano mi sono allontanato dal fumetto a favore dell’illustrazione. Ho cominciato a mandare in giro un po’ il mio portfolio e nel 2015 sono arrivate le prime importanti commissioni: con la vittoria di due medaglie d’oro da parte della Society of Illustrators di New York mi si è aperto anche il mondo dell’illustrazione professionale e delle grandi realtà, quali The New York Times e The New Yorker» per l’appunto.

Collaborazioni che tuttora continuano: «Nel tempo, con The New York Times per esempio, ho lavorato per diverse sezioni del giornale – continua Berton –, da quella opinionistica a quella business. Per quest’ultima ho cominciato con l’acquisto da parte di Elon Musk di Twitter e ne ho realizzato la copertina». Ma, scorrendo la gallery di immagini sul suo profilo Instagram, si può notare come le opere riguardino i temi più diversi e particolari, da «Lucio 80» dedicata all’anniversario dalla nascita di due leggende della musica italiana – Dalla e Battisti –, all’esplorazione dello spazio, fino alla locandina 50x70 in otto colori per l’enoteca Al Risanamento di via Zamboni a Bologna.

Tornando al più recente libro d’artista seguito dalla mostra omonima Pini, «tutto è partito quasi quattro anni fa come ricerca estetica e stilistica per l’affinamento di un tratto molto geometrico – spiega Berton –. Ho scelto il pino come soggetto che ben conoscevo, anche per i suoi ricordi d’infanzia, e per la sua semplicità e iconicità». Le inquadrature sono infatti strette sui pini e tutto il contesto è finalizzato a mantenere la concentrazione sempre sugli alberi: non ci sono persone, in qua e in là capita di vedere camper o campeggi. È l’elemento della memoria che entra nel progetto, facendo tornare alla mente quelle atmosfere soprattutto estive degli anni d’infanzia. La fase di ricerca sul colore è durata oltre un mese, con ognuno dei sette colori definitivi ottenuto con decine di prove: ogni volta si è variato di qualche grammo gli ingredienti fino a ottenere la tonalità perfetta. Colori che, grazie a una stampa artigianale come la serigrafia, sono stati stampati uno per volta. Alla fine ne è emerso un libro a concertina che, se srotolato, supera i sei metri di lunghezza. «Il progetto Pini non è ancora concluso – chiosa Berton –: nel libro ce ne sono 40 ma ho già disegnato più di 100 pini».

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13 maggio 2024