“Rebecca la prima moglie”, nuovo finale per Netflix - La Stampa

Era molto atteso, forse per questo facile a deludere, tuttavia va  riconosciuto un gran coraggio all' eccentrico regista, sceneggiatore britannico  Ben Wheatley, autore premiato di 'Down Terrace' 2009, 'I disertori'  2013, 'Free Fire' 2016  e alcuni episodi Tv  di ' Doctor Who'  2014,  che  per Netflix ha affrontato  una sfida colossale  con un  remake, edulcorato e a colori,   dell'indimenticabile   film ''Rebecca, la prima moglie' di Alfred Hitchcock. Wheatley 80 anni dopo, ne  ha offerto una versione  senza troppo fiato, fra  soap e  thriller, che   piace tanto da ritrovarsi  appena sbarcato a N.3  della classifica Netflix. Forte di qualche  gradevole ambientazione in Costa Azzurra, descrizione accurata dell'Hotel de Paris  a Montecarlo, una fiammeggiante Bentley beige scoperta  in corsa sulla Grande Corniche per raggiungere Eze  e il 'Jardin Exotique'', lei con gran cappello di paglia in testa, pantaloni blu larghi, camicetta a fiorellini, lui  belloccio e niente  espressivo, inoltre  il  maniero, scogli e mare della Cornovaglia. Più un omaggio alla scrittrice inglese Du Murrier che al celebre  regista americano.Vale la pena forse rivedere brevemente la storia del libro e del film immortale che ha regalato la gloria al romanzo.

Non molti ricordano  che Dame Daphne du Murrier, Lady Browning, (nata a Londra nel 1097, scomparsa nel 1989) , era  sposata  a un nobile maggiore dell'esercito, viveva con il marito  ad Alessandria d'Egitto quando nel 1938 scrisse il suo romanzo di maggior fortuna: 'Rebecca, la prima moglie'. Un successo internazionale,  grazie alla figura modello Cenerentola della giovane dama di compagnia, priva di nome,  che a Montecarlo incontra e sposa il ricco, malinconico,  misterioso vedovo Maxim de  Winter,  insieme vanno  a vivere in Cornovaglia nel Castello di Manderley, dove il ricordo della prima moglie Rebecca, scomparsa in mare, agita l'esistenza dorata della sposina sprovveduta, aizzata di continuo dalla governante di casa, la  Signora Danvers, ancora legata alla prima signora del Castello. La trama è' troppo nota per riassumerla, ma al tempo il libro fu pubblicato in parecchie lingue e suscitò l'attenzione fin di Orson Welles per una serie radiofonica. Ma oltre ai numerosi rifacimenti in Tv, chi diede al racconto una dimensione  atemporale fu Alfred Hitchcock, il  regista  americano del brivido che nel 1940 (cominciando le riprese nel '39 , mentre l'Europa stava per venire sconvolta dalla Seconda Guerra mondiale, girò in inglese e francese il lungometraggio, subito festeggiato da due Oscar, 'Rebecca, la prima moglie'. Attori protagonisti: Joan Fontaine a 22 anni per la seconda moglie,  Laurence Olivier come Maxim, in splendida forma e seduzione unica, Judit Anderson, magnifica attrice di teatro australiana quale governante, il cugino Jack Favell interpretato da George Sanders.

Inutile dire che non conosce confronti  fra mistero, bianco e nero suggestivo, il ricordo  efficace al principio, l'ambientazione superba, il sontuoso, spaventoso castello accanto alle rocce, ma insuperabili furono gli attori, capaci  dai soli volti ed espressioni di suggerire segreti e inquietudine, perfino  gli abiti candidi e fruscianti dell'eroina accrescevano il pathos e l'atmosfera del dubbio; insomma   un thriller assoluto, al quale il regista cambiò la fine  della perfida Rebecca per aumentare la suspense: nel libro Maxim sostiene  di averle sparato, nel film  dice di averla colpita e fatta cadere accidentalmente. Manderley  dalle ombre passa alle fiamme, mentre la governante si getta dalle scogliere. Suggestione a non finire tanto  che nei decenni successivi altri hanno voluto  confrontarsi in Tv con romanzo e film. Ebbene il britannico Wheatley si ė attenuto fedelmente al libro di Daphne du Murrier, senza neppure  cambiare l'episodio centrale che riguarda la fine di Rebecca;  con Lily James, bionda, occhi blu,  solo graziosa quale ingenua Signora de Winter,  Armie Hammer  ė un Maxim belloccio quanto insignificante, mentre  Kristin Scott Thomas, la truce governante  Mrs. Danvers  e il cugino-amante di Rebecca  Jack Favell (Sam Riley)  risultano i più convincenti. Un racconto senza voli, estetizzante nei modi, colori un po' sfuocati dal ricordo, grazia e certa eleganza,  carente di emozione, il pathos ė altrove come il dramma, la suspence e il brivido se ne sono andati via con la malinconia,  scene talora inutilmente lunghe, il processo senza ansia alcuna.   Come sparita la possente psicologia di Hitchcock. Vince il romanzo d'amore  con finale dei  due  sposi ormai felici e 'dimentichi dei defunti',   al Cairo in cerca della 'casa giusta' per 'salvare l'unica cosa cui vale la pena attraversare le fiamme, l'amore’. Drammone romantico  concluso con abbraccio finale degli innamorati semisvestiti. Un film che forse  deve  piacere e  serve a distrarci per  121 minuti dai nostri giorni funesti. Certo competere con Hitchcock, Laurence Olivier e Joan Fontaine era impresa di un genio. Insomma una gradevole caricatura d'un capolavoro.