Papillon - Henri Charriere - Recensioni di QLibri
 

Papillon Papillon

Papillon

Saggistica

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Accusato di un omicidio che non ha commesso, Henri Charrière, detto Papillon per la farfalla tatuata sul torace, venticinquenne, viene condannato all'ergastolo. Non fa tragedie, non denuncia nessuno. Non ricorre neppure in appello. La sua sola speranza è la fuga. Quello che sembra avere tutte le caratteristiche di un fantasioso romanzo d'avventura è invece una straordinaria storia vera: le vicende narrate dall'autore e protagonista sono in realtà ricordi di trent'anni trascorsi nelle peggiori galere del mondo, tra la Caienna e l'Isola del Diavolo, dove il sole brucia tutto e l'oceano si perde all'orizzonte. "Papillon" è una lezione di coraggio e di virilità, un eccezionale documento umano contro l'ingiustizia, contro il dolore fisico e lo sfinimento morale, una lunga battaglia per tornare a vivere da uomo libero.



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Papillon 2022-04-05 13:08:24 alessio
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alessio Opinione inserita da alessio    05 Aprile, 2022
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LA STRDA DELLA PUTREDINE

IL TESTO CONTIENE SPOILER

Questa è l’autobiografia di Henri Charrière detto Papillon, soprannominato cosi per la farfalla tatuata sul petto.
Nel 1931 per colpa di un testimone corrotto, viene accusato per omicidio e condannato ai lavori forzati nel bagno penale situato nella Guyana francese.
Papillon si è sempre dichiarato innocente ma le sue parole non sono state mai ascoltate né dalla giuria e né tantomeno dal temutissimo pubblico ministero Pradel, che senza sentir ragioni aveva già deciso a priori di condannarlo verso “la strada della Putredine” definizione descritta da Papillon per descrivere il vergognoso trattamento che la Francia dell’epoca riservava a quelli che erano scomodi per la società.
Papillon è una persona con dei principi e dei valori, rispettato da tutti, dai criminali, dalle guardie e da tutte le persone che incontra nelle sue traversie, oltretutto è anche un marinaio eccellente è per questo è ammirato da chi lo incrocia per mare.
Nell’immaginario collettivo, il tatuaggio della farfalla è anche il simbolo della libertà, una gioia tolta ingiustamente al nostro protagonista, alla quale farà di tutto per riconquistarla.
Durante i suoi lunghi tredici anni di prigionia la fuga è la sua unica speranza di salvezza, sprezzante del pericolo in cui correva diventa presto una leggenda, un eroe della diserzione e un personaggio per cui la libertà è pura vocazione.
La prima fuga la tentò solo dopo circa una quarantina di giorni di detenzione, riesce ad arrivare fino in Colombia, ma viene immediatamente riacciuffato e ritrasportato al bagno, dove verrà punito molto severamente, ma la voglia di riappropriarsi della propria libertà, il bisogno di rivalsa e la vendetta verso chi lo aveva condannato, lo motivano sempre di più ad inventare nuove tecniche di fuga.
Ne seguirono altre otto per un totale di nove, prima di raggiungere il suo obiettivo in Venezuela, chiedendo asilo ed aiuto che difficilmente veniva negato.
Sono molte le avventure presenti in questo libro, la continua alternanza di trionfi e delusioni, di fughe e di perdite rende la storia sempre attiva, interessante e mai noiosa, ogni evasione porta a conoscere nuovi personaggi, molti dei quali disponibili ad aiutarlo nella sua impresa gratuitamente altri dietro una cospicua ricompensa. Denaro che teneva dentro ad un bossolo nascosto……. beh!! lascio a voi immaginare dove.
Una volta terminata la lettura ho avuto come l’impressione di aver ascoltato un racconto. Tutta la storia è narrata da Papillon al tempo presente e in prima persona una scelta che accorcia la distanza con il lettore, anzi, l’annulla. Si è presenti in ogni suo pensiero, si percepiscono le stesse frustrazioni durante i lunghi periodi di isolamento e lo stesso disgusto quando era costretto a cibarsi di scarafaggi e millepiedi per non morire di fame.

Anche il film del 1973 con Steve McQueen e Dustin Hoffman, mi è piaciuto anche se rappresenta solo un trenta per cento della storia ed è estremamente semplificato, ma ne è valsa comunque la pena guardarlo.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questa storia, e molti i dettagli da svelare, perciò consiglio la lettura di questo libro.

Buona lettura.

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Papillon 2019-11-14 22:18:07 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    15 Novembre, 2019
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Film e libro connubio perfetto

Il film della grandissima coppia Hoffman Mc Queen è storia cinematografica.
Il libro è una piacevole scoperta.
Pensi alla Guyana Francese e immagini una terra invasa dal sole, rigogliosa di vegetazione e accarezzata dal mare oceanico.
Poi vedi il film e leggi il libro e lo spettacolo idilliaco che ti eri fatto mentalmente diventa un incubo.
La storia di questo condannato, uguale alla storia di altri migliaia di condannati portati oltre oceano a provare sulla propria pelle tutto il male che l'uomo possa compiere.
E' un cazzotto in faccia alla tanto famigerata retorica francese: "egalite liberte fraternite" di cui i nostri cuginetti vanno tanto fieri.....ve la spiega il libro e poi il film questa frase tante volte letta, ascoltata e pubblicizzata ovunque.
Egalitè: talmente tanto uguali che mentre alcuni marciscono vivi dimenticati su una terra selvaggia arsa dal sole e dal vento, altri se ne stanno bene bene spaparanzati a pochi metri a prendere il sole.
Libertè; quella che si desidera quando dolore e follia hanno il sopravvento e spingono il condannato a buttarsi da un dirupo nel mare piuttosto che continuare a farsi tormentare dal suo stesso fratello.
Fraternitè; questa poi è la chicca finale, la presa per i fondelli a cui si arriva quando il tuo carceriere (quindi colui che rappresenta uno Stato e la sua autorità) ti tormenta impunito difeso della legge, che visto che c'è scritto da qualche parte, che uno ha commesso un delitto o un peccato allora, il nostro fraterno torturatore può far di noi ciò che vuole.
Gran bella coscienza quella Francese che dal 1852 al 1953 spediva su questa "isola del diavolo" tutti i reietti che si macchiavano di determinati crimini.

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Papillon 2016-01-13 16:33:58 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    13 Gennaio, 2016
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“Vivere, vivere, vivere”.

Uno, due, tre, quattro, cinque, dietro front; uno, due, tre, quattro, cinque, dietro front...
Camminare senza sosta undici ore al giorno, misurando da un punto all'altro la piccola cella di isolamento, contare i giorni, i mesi, gli anni che separano dalla libertà - la libertà di evadere da una condanna all'ergastolo nella Guiana francese - resistere per non ammalarsi, non impazzire, non morire, con un unico imperativo categorico: “Vivere, vivere, vivere”.
Appartiene alla malavita, Papillon, e non lo nega, anzi, lo rivendica, ma ci tiene a prendere le distanze da un certo tipo di criminali:
“Gli assassini scarpa sono dei veri assassini, mentre quelli della malavita sono degli omicidi, e non è la stessa cosa”. Lui al bagno penale è uno dei “duri”, di quelli che non uccidono mai senza un valido motivo e ciò che chiede - e che è comunque deciso a prendersi a tutti i costi - è l'opportunità di redimersi, dimostrandosi capace di stare degnamente in società: lo ha chiesto invano ad un'autorità che è Legge ma non Giustizia, che lo ha respinto senza appello dal mondo degli uomini onesti e che cerca di annichilirlo con un sistema di eliminazione per logoramento.
Questo libro, dalla prosa efficace e non priva di ironia, non è solo il resoconto del trattamento inumano riservato ai forzati francesi fino agli anni Trenta, è anche un racconto di avventure mozzafiato, al limite dell'impossibile, un viaggio che emoziona perché è soprattutto il viaggio interiore di un uomo forte e dall'intelligenza acuta, intrepido e libero: l'abbrutimento e il marciume della reclusione non riusciranno a far presa sulla sua anima, né sul suo corpo le malattie e la morte. Splendide le pagine delle numerose evasioni, quando sfida gli elementi della natura, a volte nemici, altre volte alleati, quando, allo stremo delle forze, crede con un certo pudore di scoprire Dio:
“Tra le lacrime che mi puliscono gli occhi purulenti, vedo mille piccoli cristalli di tutti i colori, e penso stupidamente che sembrano le vetrate di una Chiesa. Dio oggi è con te, Papi”.
La storia vera di Henri Charrière, al secolo Papillon, si legge e non si dimentica, potente e pura lezione di vita impartita da un fuorilegge con un tatuaggio a farfalla sul petto, unico marchio che abbia mai accettato di avere addosso.

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Papillon 2015-12-23 14:08:11 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    23 Dicembre, 2015
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via col vento

Evadere.
Mangiare per mantenersi in buona salute.
Mantenersi in buona salute per sopravvivere.
Sopravvivere per evadere.
Non c’e’ pensiero, non c’e’ respiro, non c’e’ istante in cui tutto non converga in quell’unico intento : evadere.
Non puo’ essere che cosi’ quando l’uomo condannato e’ innocente, quando la pena all’ergastolo prevede condizioni inumane.
Ma quanto durano i lavori forzati a vita ? Fino alla prossima evasione.

Se ogni storia narrata conta i suoi detrattori, non mancheranno coloro che riterranno poco verosimile questa vicenda . Per tutti gli altri, Henri Charrière detto Papillon resta , dopo l’ intramontabile ma immaginario Edmond Dantes sovrano di vendetta , uno dei piu’ grandi protagonisti della fuga.
Realmente vissuto, egli da uomo libero in terra venezuelana scrisse ben tredici quaderni di memorie che invio’ ad un editore parigino. Divenne un successo letterario ma anche cinematografico.

Destinato nel 1933 al bagno penale della Caienna francese, la vicenda di Papillon e’ intensa e crudele, forgiata nelle percosse dei carcerieri, nel silenzio imposto dall’isolamento, negli stenti e nella malattia di luoghi fortemente insalubri, nella violenza di carcerati che non avevano nulla da perdere. Eppure ad ogni caduta risponde un anelito di rivalsa, di coraggio, di una forza che supera la ragione e si chiama giustizia, si chiama avvenire. Tredici anni di tormento e nove fughe spettacolari raccontate in un libro autobiografico che se non spicca per doti prettamente letterarie , e’ lodevole in efficacia.
Ritmo serrato ed avvincente, la penna priva di ambizione permette al lettore di concentrarsi sul contenuto, in una narrazione galeotta raccontata a fiato vivo, dopo giorni di navigazione su una zattera in balìa di onde imponenti, la pelle mangiata dal sole, gli uccelli che annunciano terra.
Un uomo sopravvissuto, un uomo in salvo, un uomo fuggito.
Una farfalla tatuata per volare finche’ c’e’ speranza, a costo di morire, senza arrendersi mai. Papillon.
Must have di narrativa vintage, buona lettura.

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Papillon 2015-07-13 10:04:04 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    13 Luglio, 2015
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Un'avventura sulla pelle

Questo libro nasce per caso. Può succedere, di sentir parlare o leggere qualcosa e subito ci viene la voglia di raccontare la nostra esperienza?

Così succede ad Henri Charrière, che per caso si ritrova a leggere le avventure di una donna che ha raccontato la sua vita ricca di fughe e prigioni; sentitosi colpito in prima persona, immediatamente pensa che se l’ha potuto fare lei, figuriamoci lui che ne ha molte di avventure da raccontare.

Così trent’anni dopo, si ritrova a raccontare la sua vita con l’umiltà di inviarlo ad un editore con la seguente nota: “le mando le mie avventure, le faccia scrivere da qualcuno del mestiere”. Ma il suo scrivere che è “come te lo racconta” conquista subito l’editore che lo lascia praticamente intatto.

Henri Charrière, detto Papillon (a causa di un tatuaggio sul petto fatto a forma di farfalla), francese, di venticinque anni, viene condannato dall’Assise colpevole di omicidio (pur essendo innocente) e spedito “al bagno” in Guiana Francese, dove dovrà scontare la sua pena per tutta la vita (ergastolo).

Ma Papillon (chiamato Papi dagli amici) è un uomo che “non abbandona mai la partita”; un uomo che non è capace di arrendersi, in cui la speranza non si spegne mai. Pur sapendo che ad ogni evasione c’è il rischio della punizione, lui non si ferma.

Non si è neanche fatto fermare dalla “mangiauomini” :

“Esamino la cella nella quale mi hanno fatto entrare. Non avrei mai potuto supporre né immaginare che un paese come la Francia, madre della libertà nel mondo intero, terra che ha dato la luce ai Diritti dell’uomo e del cittadino, possa disporre…, di una installazione così barbaramente repressiva”

“nessuno, assolutamente nessuno, nemmeno gli spessi muri, né la distanza di quest’isola sperduta nell’Atlantico, niente, assolutamente niente di morale o di materiale impedirà i miei viaggi tinti del rosa della felicità quando parto nelle stelle”.

Questo libro è un’avventura continua, pur sapendone già la fine, sei sempre lì in attesa, ad aspettare “il dazio” che questo uomo ha dovuto pagare.

Niente digressioni, qui si parla di fatti, fatti vissuti sulla pelle. Colpiscono molto la solidarietà fra detenuti, la non distinzione di nazionalità e la gentilezza delle persone incontrate durante le sue fughe che gli insegnano, che anche se il sistema non lo crede possibile, loro sono convinti che anche un evaso possa essere riabilitato.

Lo consiglio.

Buona avventura e buona lettura.

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Papillon 2012-07-05 00:34:37 rakovic
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rakovic Opinione inserita da rakovic    05 Luglio, 2012
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accattivante e per ogni eta'

Ho letto questo libro quando avevo 16 anni e purtroppo sono passati tantissimi anni, ma ricordo ancora quanto mi coinvolse. Un uomo normale viene scaraventato in un mondo allucinante come era il carcere nell'isola del diavolo e riesce a riemergere con mirabolanti imprese: evaso, ripreso, ancora evaso e finalmente riabilitato al mondo. Il tutto immerso in ambienti ora crudi ora stupendi e con personaggi ritratti mirabilmente dall'autore con minuzia di particolari. Lo stile scorrevole ne fa un testo adatto a lettori di ogni età; peccato che il film non gli renda giustizia: lo vidi dopo aver letto il libro e la delusione fu immensa....

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Papillon 2012-02-10 08:31:36 Henry
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Henry Opinione inserita da Henry    10 Febbraio, 2012
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Inno alla libertà

Ingiustamente accusato per un omicidio che non ha commesso Henri Charrière è condannato ai lavori forzati nella Guyana Francese. Al processo non fa nulla per difendersi. Sa che il sistema l’ha già condannato e che l’unica possibilità di tornare libero è la fuga. In prima persona Henri ci racconterà dei 30 anni passati nelle peggiori carceri del mondo e di tutti i tentativi fatti per ritrovare la libertà. Ci parlerà delle mille persone incontrate, delle amicizie, dei rapporti con i suoi aguzzini, di torture al limite dell’umano, dell’amore trovato e perduto. L’incrollabile fiducia nelle sue capacità, la sua caparbietà e l’intelligenza che lo porteranno a realizzare piani arditi. Nemmeno l’isola del diavolo, la più temuta delle prigioni, riuscirà a piegarlo al suo volere e a spegnere quella fiamma che gli brucia dentro: la sua voglia di evasione. Un giorno come la farfalla tatuata sul suo petto prenderà il volo e troverà la libertà

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