"È una spia": Londra espelle l'addetto militare dell'ambasciata russa

Il Regno Unito caccerà l’addetto militare operativo all’ambasciata russa di Londra dal Paese, in quanto accusato di spionaggio per le politiche del Cremlino. Il governo britannico di Rishi Sunak lo ha comunicato all’ambasciata russa tramite il Segretario per gli Affari Interni James Cleverly, che ha comunicato alla legazione di Mosca che l’ufficiale russo, di cui non sono state comunicate le generalità, è ora persona non grata nel Paese di Sua Maestà Carlo III.

La cacciata del diplomatico

“Espelleremo l’addetto alla difesa russo, che è un ufficiale dell’intelligence militare non dichiarato”, ha sottolineato Cleverly, “rimuoveremo lo status di sedi diplomatiche da diverse proprietà russe nel Regno Unito che crediamo siano stati utilizzati per scopi di intelligence”, ha aggiunto il politico del Partito Conservatore. Denunciando quelle che definisce essere le ““attività sconsiderate e pericolose del governo russo in tutta Europa” come centrate su Londra. Città in cui, va ricordato, vive una fiorente comunità di russi legati per amicizia, affetti, rapporti d’affari o, sul fronte opposto, ostilità al cerchio magico di Vladimir Putin. E se Londra non è più da tempo Londongrad, la città ove i magnati di Mosca andavano a investire i loro guadagni e a fare affari, resta alto l’interesse della Russia per il Regno Unito.

Cleverly ha denunciato che Mosca avrebbe usato le strutture diplomatiche per attività di spionaggio. Un’accusa che palesa l’ovvio: tutte le legazioni sono base di strutture investigative dei servizi e in quest’ottica è palese evidenziare come da tempo il focus sull’infiltrazione d’intelligence russa nelle strutture politiche, diplomatiche e militari stia, nel Regno Unito, aumentando. Il momento politico è stato ritenuto propizio a un repulisti di funzionari russi ritenuti troppo disinvolti. Cleverly ha aggiunto che “stiamo imponendo nuove restrizioni sui visti diplomatici russi, compreso un limite al periodo di tempo che i diplomatici russi possono trascorrere nel Regno Unito”.

Il Regno Unito spinge al contenimento della Russia

Da due anni, lo ricordiamo, le relazioni russo-britanniche sono ai minimi storici. Più di ogni altro Paese del G7, il Regno Unito ha con i tre primi ministri Boris Johnson, Liz Truss e Rishi Sunak impostato un sostegno a tutto campo all’Ucraina invasa da Mosca. Ed è stato l’unico Paese tra i big del pianeta a pensare in termini di guerra per procura la contesa ucraina. Johnson ha visto l’Ucraina come sponda per poter rilanciare la proiezione di potenza globale del Regno Unito e Sunak ha espanso questa strategia. L’arrivo al Foreign Office dell’ex primo ministro David Cameron ha nei mesi scorsi rafforzato la postura anti-russa del Regno Unito. La cacciata del diplomatico presunto spione giunge al culmine di giorni di tensione: di recente Cameron ha affermato parlando con Reuters che l’Ucraina ha il “diritto” di adoperare come preferisce le armi fornite dalla Gran Bretagna. Non chiudendo all’opzione che Kiev possa sfruttarle per colpire le strutture e le unità militari della Russia all’interno del proprio territorio. “Qualsiasi struttura e equipaggiamento militare britannico sul territorio dell’Ucraina e oltre potrebbe essere una risposta agli attacchi ucraini con l’uso di armi britanniche sul territorio della Russia”, la risposta del ministero degli esteri russo che ora prevede risposte “dure” alla mossa di Cleverly.

Il Regno Unito rilancia il braccio di ferro con Mosca alzando sulla diplomazia l’asticella dello scontro. Del resto, i target da spiare nel Regno Unito non mancano per giustificare la cacciata del diplomatico. C’è la City finanziaria, ci sono le strutture militari del Paese, ci sono anche individui nella lista nera del Cremlino, come il generale Valerij Zaluzhny, ex capo delle forze armate ucraine e ambasciatore a Londra o Mikhail Kodorkovskij, oligarca e arcinemico di Putin. Ma tutto questo si sapeva da tempo. La realtà parla di un contesto in cui Londra vuole, per ragioni di proiezione geopolitica, riprendere le redini della corsa anti-russa in Europa e Occidente. Con Emmanuel Macron che scalpita e un’Est Europa pugnace, ogni gesto politico può aiutare. Si rinfocola il fantasma dell’impero. A costo quasi nullo, in questo caso. Ma facendo molto rumore. E ampliando passo dopo passo il solco che divide Londra dalla Russia. E assieme a lei, un Occidente che con Mosca ha sempre meno spiragli di dialogo mentre ancora continua la logorante guerra d’Ucraina.

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