Meryl Streep masterclass a Cannes: La mia Africa, serie preferite, Prada, vita | iO Donna
Sei già abbonato? Accedi
Hai scelto di non dare il consenso alla profilazione pubblicitaria e del contenuto e di aderire all’offerta economica equivalente.
Accesso Consentless

Naviga il sito di Iodonna.it, Amica.it, Oggi.it, Living.corriere.it, Viaggi.corriere.it, Abitare.it e Style.corriere.it rifiutando tutti i cookie di profilazione ad eccezione di quelli tecnici necessari.

Hai cambiato idea e preferisci dare il consenso?1

Naviga il sito di iodonna.it con pubblicità profilata e senza abbonarti

La masterclass affollatissima di Meryl Streep a Cannes: ecco cosa ha raccontato

Il buongiorno si vede dal mattino… Ma, talvolta, dalla sera: alla cerimonia di inaugurazione di Cannes 2024 – in un Palais des Festivals trasformato in una valle di lacrime (di commozione) – l’unica a mantenersi saldamente in controllo è stata proprio lei, Meryl Streep. Premiata con la Palma d’Oro onoraria, accolta da una standing ovation interminabile dal Gotha della cinematografia mondiale, ha mantenuto un perfetto aplomb. Iron Lady, come la Margaret Thatcher cui prestò esemplarmente il volto? In cerca di indizi, abbiamo partecipato al “Rendez-vous” – un specie di masterclass – che l’ha vista protagonista per un’ora e mezzo in una sala Debussy strapiena ed entusiasta.

Meryl Streep: «Ho scelto un look molto conservatore perfetto per l’hangover»

Preceduta da un trailer dei suoi film più famosi (ammesso che ci sia uno solo dei suoi quasi cento film a non aver fatto epoca), da Il cacciatore a La scelta di Sophie, da Innamorarsi a Il diavolo veste Prada, si è presentata sul palco in pantaloni e camicia nera, i biondi capelli sciolti e, soprattutto, un praticissimo paio di scarpe con la suola di gomma: una scelta che già merita una ola dopo i goffi ondeggiamenti sui tacchi cui si assiste sul red carpet.

«Ho scelto un look molto conservatore perfetto per l’hangover: sono stata fino alle tre a discutere di Il secondo atto di Quentin Dupieux, mi sento un po’ rocky».

Meryl Streep durante la masterclass a Cannes (Ansa).

Francese perfetto

Lo stato d’animo di questo momento? «Sono impressionata dall’accoglienza ricevuta sulla Croisette: ho una vita tranquilla e a casa non ricevo lo stesso rispetto», ha iniziato la star dopo qualche battuta in francese (un francese perfetto, ça va sans dire): a Cannes aveva ricevuto la Palma d’Oro nel 1989 per Un grido nella notte di Fred Schepisi.

«Non ricordo la consegna del riconoscimento, ero intimorita: non sono una rockstar, ho un’esistenza noiosa o, se non noiosa, quasi», ha rincarato nel tentativo di sembrare una di noi, una lavoratrice del mondo del mondo dello spettacolo e non quella semidivinità della recitazione che in realtà è.

Confessando, con nonchalance, di tenere in bagno i tre Oscar vinti e aggiungendo che, con quattro figli e cinque nipotini, non ha tempo per vedere tutte le pellicole che vorrebbe, pur non essendosi affezionata a due serie in streaming: Dix pour Cent con Camille Cottin e The New Look, con Juliette Binoche nel ruolo di Coco Chanel.

«Con Dustin ho vinto io»

La cavalcata attraverso la sua lunga carriera, iniziata in teatro a Broadway e continuata nel 1977 con Giulia di Fred Zinneman, è stata farcita di aneddoti con un tono lieve e spiritoso. Kramer contro Kramer, girato con Dustin Hoffman nel 1979? «Lasciatemi prima spiegare a chi ha meno di settanta anni di cosa si tratta: una storia di vendetta tratta da un romanzo di Avery Corman, su una moglie che lascia senza spiegazioni il marito e il figlio piccolo» ha precisato.

«L’autore era più interessato al dilemma del padre che deve conciliare le esigenze del bambino e il lavoro; io, invece, al perché lei se ne va… “Lo so!” ha proclamato Dustin. “Bene, allora scrivi la tua versione del discorso che lei terrà in tribunale per il divorzio e io scrivo la mia, poi la mettiamo ai voti”. Ho vinto!”.

«Redford e lo shampoo»

Meryl Streep riceve la Palma d’Oro onoraria a Cannes. (Ansa).

Il cacciatore? «Vengo da una piccola città del New Jersey (Summit, ndr) e molti miei amici partirono per la guerra del Vietnam. Qualcuno non tornò, qualcuno tornò traumatizzato. Come il mio boyfriend.

Così quando il regista, Michael Cimino, mi ha confidato di non sapere cosa potesse dire il mio personaggio, io, condividendo le sue origini di provinciale di quell’epoca, gliel’ho suggerito». La mia Africa? «La scena in cui Redford mi fa lo shampoo, una delle più sexy che ho interpretato (non c’è bisogno di essere espliciti), ha presentato varie difficoltà. La prima: eravamo circondati dai leoni (ma mansueti, mi avevano spiegato) e ippopotami (pericolosissimi, invece). La seconda: Robert non sapeva lavarmi i capelli. È dovuto intervenire il mio hair stylist perché imparasse».

«Io e la nonna»

Meryl Streep a Cannes (Ansa).

L’invecchiamento per lei non è un problema: già quando aveva otto anni si disegnava le rughe in faccia, esiste ancora una foto in bianco e nero scattata da sua madre: «Ero affascinata da mia nonna che aveva 80 anni e si sentiva una bambina».

Comprare i diritti di un libro e produrre un film? «Parecchie mie colleghe lo fanno, ma non fa per me: tornata dal set non voglio avere altre preoccupazioni». La situazione delle donne nel cinema oggi? «Assai diversa da quando ho cominciato io, ce ne sono tante ai vertici e questo fa sì che cambino anche le sceneggiature».

«Non mollare mai»

Per concludere, si è rivolta ai giovani attori presenti in sala: «Tenete viva la speranza. Non mollate (lo ha gridato tre volte, ndr)».

Del resto persino per lei c’è stata la tentazione di abbandonare: «Quando sono stata a Cannes nel 1989 ero già madre di tre figli, mi avvicinavo ai 40 anni e pensavo che la mia carriera fosse finita. All’epoca, era una previsione ragionevole per un’attrice» aveva raccontato alla cerimonia di premiazione. Ragionevole, se l’attrice non si chiama Meryl Streep…

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA