Storie tra cielo e mare - segnonline
Andrea Nacciarriti, about 9000 [the Gustloff], 2011, lambda C-print su carta barita, cm 70x50

Storie tra cielo e mare

Nell’ ambito delle attività del progetto “BLU: il colore della cuccagna” di Pesaro 2024 – Capitale Italiana della cultura Casa Sponge, soggetto attuatore, propone una mostra che parte dall’esperienza di quella che può essere considerata come la prima home gallery delle Marche e una delle prime realtà di questo tipo in Italia che ha deciso di lavorare come spazio indipendente.

Casasponge è un progetto con un carattere anfibio, rappresentando sia un meta-progetto dell’artista Giovanni Gaggia che un’entità fisica. Pur organizzando regolarmente mostre, non si definisce una galleria, ma mantiene le caratteristiche di una casa: un luogo ricco di memorie e uno spazio abitato con cui gli artisti devono confrontarsi.

Sponge è uno spazio libero per la sperimentazione in cui si sono sempre messi al centro i valori dell’ecologia, della relazione, del territorio della natura e del paesaggio. Nel corso degli anni questo vecchio casolare ha intrecciato i propri racconti a quelli di chi, ospite, ha deciso di lasciare la propria testimonianza: storie di natura, storie di paesaggio costruite appunto tra il cielo e il mare.

Da sempre la “decima stanza” è l’esterno, l’ambiente virtuale in cui l’arte si relaziona direttamente con ciò che circonda l’ingombro fisico dello spazio abitato. Un legame secolare che Mario Consiglio con You are a legend ha celebrato con un gioco di specchi progettato per unire su un unico piano chi osserva la casa e il paesaggio retrostante, mentre Vincenzo Marsiglia con il suo caratteristico poligono – l’unità costruttiva di base di ogni sua opera – inverte il rapporto creando con le sue superfici riflettenti e deformanti una relazione tra il visitatore e la casa.

Anche le pareti esterne, come le pagine dispiegate di un libro, sostengono un loro carico di storie. Le lunghe pennellate di Angelo Bellobono abbozzano su una tavola il paesaggio circostante, mentre le opere di Aisha Gianna Müller riportano l’attenzione alle origini contadine e al rapporto tra uomo e  natura. Quel rapporto intimo e pervasivo che abbiamo perso e poi (almeno in parte) ritrovato, come ci racconta Massimo Uberti con Lostandfound un lavoro realizzato tra Milano e Pergola a cavallo del grande lock-down.

Casasponge è dunque uno spazio di relazione in cui la memoria, l’esistente e il sedimentato rappresentano un substrato attivo con cui ogni nuovo progetto, ogni nuovo artista, ogni nuova opera e ogni nuova storia sono costretti ad interagire. Con edaphic shape #4 (2019), Andrea Nacciarriti, elimina ogni eco romantica dai concetti di paesaggio e natura riportando l’attenzione sulle relazioni distruttive che l’uomo intesse con l’ambiente circostante. Una zolla di terra, ambiente edafico e generativo, si cristallizza in una forma di bronzo, che innalzata sopra la soglia del terreno segna un orizzonte nuovo e artificiale. Identica nelle forme, ma spogliata delle sue caratteristiche chimiche e fisiche, la zolla diventa sterile apparenza.

L’interno e l’esterno della casa sono segnati da un rapporto di ininterrotta continuità. Una dinamica compenetrante accentuata dai dipinti di Roberto Coda Zabetta, quattro nuove finestre  che concettualmente aprono la parete di pietra portando l’occhio verso un altrove indefinito. In Frana e Fango (2022), l’artista racconta l’esperienza delle catastrofi climatiche che di recente hanno colpito i nostri territori. I colori sgargianti con cui esplodono i fiori nei suoi meravigliosi giardini lasciano spazio alle terre, ai bruni violacei che nelle larghe colate materiche sembrano disegnare montagne e orizzonti, rappresentazione di una realtà magmatica e vitale.

Installation view, Roberto Coda Zabetta, ph Natascia Giulivi

Nella “Stanza blu” si consuma un dialogo serrato tra le poetiche nubi di Aisha Gianna Müller e about 9000 [the Gustloff] (2011) di Andrea Nacciarriti. Un anti-paesaggio, ma soprattutto un anti-monumento in cui la bellezza estetica e quasi straniante di una cumulo di sabbia su un ambiente ghiacciato nasconde un’amara verità di morte. La sabbia – che allo scioglimento del ghiaccio tornerà a depositarsi sul fondo del mare – rende infatti visibile e manifesta la metafora dell’insabbiare, del nascondere, ciò che è accaduto con la più grande tragedia navale di sempre in cui persero la vita circa novemila uomini.

Con otto delicate fotografie – Tea-light (2003) – disposte lungo il corridoio, Cristiano Berti affronta l’estetica della morte proponendo una riflessione profonda sulla caducità della vita. Piccoli insetti notturni, splendidi nella perfezione delle forme, trovano la morte nella calda paraffina attirati dalla luce. Otto candele, otto piccoli letti di morte, sembrano invetriare gli insetti, esaltandone la straordinaria bellezza, quasi fosse un desiderio rituale di conservazione.

Maurizio Mercuri con il suo lavoro sovverte o meglio attualizza i concetti di natura e di paesaggio. L’interesse dell’artista non si concentra su una rappresentazione della realtà ma sull’estrarre da essa degli elementi capaci di evocare sentimenti ed emozioni. Un lavoro basato sulle memorie personali, come Elmo (2018/2024), in cui la rappresentazione del paesaggio si concretizza nell’inquadratura di un palazzo degli anni Settanta, un luogo noto di un quartiere conosciuto. Il palazzo non viene riproposto come immagine della realtà, ma viene estratto per essere sottoposto ad un processo informatico che ne muta il colore e la natura statica, facendolo rimbalzare da una parte all’altra dello schermo ricordando l’effetto della pallina di uno dei primissimi videogiochi. La natura stessa non viene rappresentata in una forma selvaggia e incontaminata, ma in una dimensione fortemente antropizzata. In Untitled 2004 ( Scanned edgehog)  il riccio scansionato è il frutto di un incontro fortuito in casa che ha poi portato ad un processo tecnologico di acquisizione e riproduzione.

Con questo progetto, quattro nuove Storie tra Cielo e Mare si sono unite alle decine di mostre, di residenze, e di eventi che Casasponge ha ospitato negli ultimi quindici anni.

Roberto Sala

Editore, graphic designer e fotografo d’arte, dal 2012 è docente di Metodi e tecniche dell'arte-terapia presso l'Accademia di Brera nel corso di laurea specialistica di Teorie e pratiche della terapeutica artistica. Direttore della casa editrice Sala Editori specializzata in pubblicazioni d’arte e architettura, affianca alla professione di editore quella di grafico, seguendo in tempi recenti l’immagine coordinata delle più importanti manifestazioni culturali della città di Pescara fra le quali si segnalano: Funambolika e Pescara Jazz. Dal 1992 è Art Director della Rivista Segno per la quale dal 1976 ha ricoperto diversi ruoli e incarichi. Dal 2019 è Direttore Editoriale di Segnonline per il quale traccia la linea politica e di sviluppo del periodico. roberto@segnonline.it