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Lavoro & Società

"Mariti da remoto", che cos'è la nuova tendenza USA che libera le donne nella carriera

Le nuove dinamiche dello smart working e l'opinione del Premio Nobel Claudia Goldin

"Mariti da Remoto: Il Smart Working come Mezzo per la Riconquista dei Diritti delle Donne sul Lavoro"

Quante volte una donna ha dovuto trovarsi nell'assurda situazione di scegliere fra la famiglia e la carriera? E quante volte, quante donne hanno sentito quella frase "cara, ho avuto una promozione. Ci trasferiamo", trovandosi a rispondere "E il mio di lavoro?"... Situazioni ben note, frutto forse - oltre che di retaggio sociale - di una cultura del lavoro che, anche qui in Italia, è stata sempre improntata a una forma di carrierismo maschile, con le donne costrette a rivestire il ruolo di chi deve dare equilibrio alla coppia, a costo di sacrificare qualcosa. Ma qualcuno avrebbe mai pensato che, più delle lotte sindacali, delle rivoluzioni aziendali, potesse essere la pandemia a cambiare le cose e restituire diritti e possibilità di carriera? Eppure è quanto accaduto.

Diciamo "pandemia" perché con essa si è sviluppato in forma massiccia il ricorso allo smart working: una soluzione che, molte aziende lo ammettono, ha portato anche benefici produttivi - e riduzione delle spese -, mentre altre ancorate a una visione diversa lo osteggiano in maniera netta. E in questo scenario sta muovendosi una figura nuova, che negli Stati Uniti hanno già chiamato "remote husband", ossia marito da remoto. Ma di cosa si tratta?

L'Economist traccia alcuni esempi, partendo da storie raccolte nel tempo: interno domestico mattutino, una giovane donna si prepara ad andare al lavoro in uno studio legale, ha l'ambizione di diventare socia. Dietro di lei, il marito resta sul divano, con la tazza di caffè in mano. Eppure, anche lui è un professionista affermato, un carrierista a dirla tutta. Solo che lui lavora per un'azienda del settore IT, dunque lo può fare comodamente da remoto. Fra qualche tempo, lei verrà promossa a socia e mandata, dalla California, alla filiale dello studio sulla Costa Est. In altri tempi, il trasferimento - nonostante la mentalità più nomade degli americani - sarebbe stato un problema: in questo caso, invece, tutto avverrà serenamente, perché lui potrà continuare a lavorare per l'azienda della Silicon Valley da ogni luogo.

Altri esempi, riportati da Forbes: lei è un’ostetrica, lui lavora da remoto per una società di scommesse online; oppure lei docente in una università della Ivy League, lui sviluppatore per una società di criptovalute. Trasferimenti, cambiamenti: nulla influirà troppo sulle dinamiche professionali della coppia. Inoltre questi "mariti da remoto" sono spesso figure professionali ad alta remunerazione. 

Secondo una ricerca della società McKinsey, il 38% degli uomini ha l'opzione di lavorare completamente in remoto rispetto al 30% delle donne. Un'analoga ricerca in Italia e Francia mostra tendenze simili. Ma quello che è interessante osservare è che la tipologia di azienda, il settore in cui opera favorisce questa tendenza arrivata dagli Stati Uniti. 

Statisticamente, le donne dominano in campi come l'insegnamento e la sanità, mentre gli uomini prevalgono nell'informatica e nell'ingegneria, settori che offrono maggiore flessibilità nel lavoro da remoto. Tecnologia, ingegneria e informatica sono infatti in testa per la frequenza di lavoro remoto e, sempre dal punto di vista statistico, la maggiore presenza maschile - fin dagli studi - in questi settori facilita l'accesso degli uomini a modalità di lavoro più flessibili, potenzialmente contribuendo alla disparità osservata.

Il grafico mostra l'adozione dello smart working per settore in Italia nel 2023. I settori dell'IT e della tecnologia e della consulenza e servizi professionali hanno le percentuali più alte di adozione dello smart working.  Al contrario, i settori della manifattura e del retail mostrano una percentuale più bassa, riflettendo la difficoltà di implementare il lavoro remoto in attività che richiedono presenza fisica

Certo, secondo un sondaggio dell'Università di Varsavia gli uomini che lavorano da casa hanno l'11% di probabilità in meno di essere promossi rispetto ai loro colleghi in ufficio. Ma ormai è un qualcosa che viene accettato nella società americana - si badi bene che per il momento questa tendenza riguarda coppie fra i trenta e i quarant'anni, considerate benestanti -, soprattutto perché smart working o meno la donna è ancora penalizzata a prescindere, sia per gli avanzamenti di carriera, sia per la retribuzione - e questo lo riscontriamo molto bene in Italia.

Una ricercatrice Premio Nobel nel 2023, Claudia Goldin, ha scritto un documento intitolato "Le donne hanno vinto", per significare come proprio lo smart working, se scelto dai compagni maschi, specie se tecnici specializzati o manager, ha offerto nuove possibilità alle donne. La chiamano "liberazione geografica", riferendosi come dicevamo prima a promozioni e trasferimenti. Inoltre, questo equilibrio nelle rispettive professioni comporta una maggiore serenità nelle dinamiche interne della coppia

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