Sonic Youth - Daydream Nation (1988)

Il mese delle scelte con doppia voce cantante maschile e femminile termina con un disco epocale. E poche volte l'aggettivo calza a pennello come questa volta, in un disco, doppio, che accumula tutte le idee di una generazione del rock alternativo americano, per un lavoro discografico seminale da cui fioriranno artisti e idee prorompenti degli anni a venire. La storia degli artefici di questo disco inizia qualche anno prima, nel 1981, a New York. Al Noise Festival organizzato dalla galleria d'arte White Columns, quando Thurston Moore sta suonando con la sua fidanzata, Kim Gordon, e vengono notati dal comnpositore e musicista d'avanguardia Glenn Branca. Tra loro nasce subito un'intesa, e uno dei collaboratori di Branca, un chitarrista dalle idee molto originali, Lee Ranaldo, si unisce al gruppo, che una volta trovato un batterista, Richard Edson (ma ne cambieranno decine nel corso degli anni) formano un gruppo a cui danno un nome composto dal nome di Fred "Sonic" Smith, membro degli MC5 e fondatore della Sonic's Rendezvous Band e futuro marito di Patti Smith, con quello del musicista reggae Big Youth, amato da Kim Gordon: nascono così i Sonic Youth. Dopo un primi ep, titolato Sonic Youth, nel 1983 pubblicano il primo disco, Confusion Is Sex, nel 1983: portano sul vinile il selvaggio modo di esibirsi nei locali, tra feedback come se non ci fosse altro effetto musicale, rumorismo preso dalla lezione di Branca, tessiture di chitarra stranianti frutto delle accordature del tutto personali degli strumenti, riff minimali e ripetitivi, in una congestione tra punk e avanguardia che li renderà unici, aggiungendo quel tocco rock decadente tra Velvet Underground, Stooges e MC5, tanto amati da Moore. Sono anche super combattivi e non la mandano a dire a nessuno, e il primo ad accorgersene fu il famoso critico Robert Christgau, che sul Village Voice definì il loro suono e quello di altre band emergenti Pigfuck, alchè la band dedicò la sanguinosa e niente affatto edulcorata una nuova versione di Kill Yr Idols in I Killed Christgau With My Big Fucking Dick, prima che i due si riappacificassero. Il primo grande disco è del 1985, Bad Moon Rising, che in alcune canzoni, come gli otto minuti fatali di I Love Her All The Time e soprattutto Death Valley '69, epocale, fanno capire che nessuno è uguale a loro. Moore ha l'abitudine di cambiare di continuo metodi di registrazioni, anche lo stile di produzione, e di cambiare con la stessa frequenza batteristi. Evol del 1986 li lega all'etichetta SST, e dopo un altro album grandioso, Sister, del 1987, si cimentano in un progetto alternativo, chiamato Ciccone Youth, dove rifanno pezzi storici di Madonna, Robert Palmer e parodiano l'hip hop, che in quegli anni stava salendo alla ribalta. E qui hanno un incontro particolare: Nick Sansano è un produttore hip hop, che li vede suonare. Non ha mai prodotto rock, ma si innamora così tanto del loro modo vivo e potente di esibirsi che accetta di produrre il loro lavoro, registrato ai Greene St. Recording, a SoHo, New York. Moore cambia stile di "progettazione" e con la band, che alla batteria stavolta ha Steve Shelley, inizia a suonare jam session improvvisando, carpendo di volta in volta le parti più interessanti. per la prima volta, hanno mezzi economici e tecnici per registrare più tempo, e nel mese che si prendono per farlo scrivono tantissime canzoni, che vanno a finire in un doppio album che, come accennato, è uno dei grandi dischi degli ultimi decenni: Daydream Nation (1988).

È un disco densissimo di stili, significati, idee, e basta la copertina, un rifacimento con una candela reale del famoso quadro Kerze di Gerhard Richter, per capire che è un disco di fattura ideologica potentissima. È un disco che sperimenta ogni cosa, dal pop di Kissability alla potenza dei brani iniziali, le ormi leggendarie Teenage Riot (It's time to go 'round\A one man showdown teach us how to fail\We're off the streets now\And back on the road on the riot trail) e Silver Rocket. Le voci di Moore e Gordon si alternano ai brani, Kim è fantastica e intensa in Cross The Breeze, ma alterna altri registri vocali ed interpretativi, per una prova super dove si pone persino ironica in The Sprawl. Lee Ranaldo e la sua chitarra non sono mai stati così visionari come in Eric’s Trip che prende ispirazione dal monologo di Eric Emerson nel film Chelsea Girls di Andy Warhol e Hey Joni, un omaggio alla loro maniera fantasiosa di Hey Joe di hendrixiana memoria ma dedicata a Joni Mitchell e che nel testo allude al leggendario Neuromancer di William Gibson, il libro cult del cyberpunk. Un messaggio vocale con voce stentorea di Mike Watt dei Minutemen compariva quasi dal nulla in Providence con in sottofondo il piano suonato da Thurston Moore, assolo di piano registrato a casa di sua madre usando un walkman, il suono di un amplificatore Peavey Roadmaster surriscaldato e un paio dei suddetti messaggi telefonici lasciati da Mike Watt, che chiamava Moore da un telefono pubblico di Providence, Rhode Island, doppiati l'uno sull'altro. The Wonder si ispira ad una lavoro dello scrittore James Ellroy, maestro della crime fiction. Sul disco, in omaggio (o sberleffo) ai Led Zeppelin del mitico IV, ogni componente della band ha un simbolo che lo contraddistingue. Il disco è un'ovazione di critica e pubblico sin dall'uscita, e campeggia nelle prime posizioni dei dischi migliori dell'anno 1988. A distanza di anni, è unanimemente considerato il punto più alto del rock indipendente americano. Subito dopo, firmano con la Geffen, e come succede sempre, vengono accusati di altro tradimento dai fan della prima ora. Ma questa è un'altra storia, che nulla toglie alla bellezza e all'importanza storica di questo album capolavoro.

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