Il Corsaro debutta con applausi al Carlo Felice, Francesco Meli in gran forma - Genova 24
Recensione

Il Corsaro debutta con applausi al Carlo Felice, Francesco Meli in gran forma fotogallery

Il titolo verdiano, raramente in cartellone, è in scena sino al 26 maggio

corsaro teatro carlo felice

Genova. Metti un cast di primo piano in un’opera meno battuta e che già dall’origine non ebbe lo stesso successo delle altre e otterrai comunque un ottimo risultato.

Il Teatro Carlo Felice lo ha fatto e Il Corsaro è stato un successo. Ieri sera la prima (repliche sino al 26 maggio) in una sala piena ma non esaurita con ovazioni per il protagonista, il tenore genovese Francesco Meli al debutto nel ruolo, che ha riempito la scena con voce e presenza. Un catalizzatore positivo per la riuscita del titolo che raramente si trova in cartellone anche se è opera di Verdi (a Genova era stato proposto nel 2005), ma che sin dalla prima uscita (nel 1848) non incontrò i favori di pubblico e critica. Anche Olga Maslova, nei panni di Gulnara, è piaciuta in modo particolare. Sicurissima negli acuti, credibile anche nelle note più basse con la voce scura soprattutto nella prima parte a evidenziare il tormento di quella che è prima una schiava e poi una donna che non sarà mai ricambiata nell’amore, probabilmente. Ben riuscito il duetto tra i due.

La trama di per sé è semplice, sin troppo probabilmente e priva di quel pathos emotivo che il pubblico della lirica ama tanto tra i personaggi: In un’isola dell’Egeo, Corrado, capo dei Corsari, dopo aver letto un messaggio consegnatogli dal fido compagno Giovanni, ordina ai suoi di prepararsi a una spedizione contro i musulmani. Informata della partenza, l’amata Medora lo implora di desistere, inutilmente. Nella città turca di Corone, il pascià Seid viene a sapere dell’imminente attacco dei Corsari e, incurante, festeggia in anticipo la sua vittoria. Al banchetto partecipa anche la sua favorita, l’infelice Gulnara, che in segreto odia Seid. Corrado, introdottosi nel padiglione del banchetto sotto mentite spoglie, si rivela, chiamando i suoi alla battaglia. Il combattimento si risolve in favore di Seid, che condanna a morte il corsaro nonostante Gulnara, innamoratasi di lui, chieda che sia graziato. Raggiunto Corrado in prigione, Gulnara gli propone l’assassinio del pascià in cambio della libertà, ma il corsaro rifiuta. La schiava allora uccide Seid di propria mano e fugge con Corrado. Nel frattempo, sulla spiaggia dell’isola dei Corsari, Medora si è avvelenata temendo di non rivedere più l’amato. Corrado ritorna in tempo per accogliere fra le braccia Medora morente. Il Corsaro, straziato dal dolore, sparisce tra le onde.

L’allestimento è proprio quello del maggio del 2005, una coproduzione della Fondazione Teatro Carlo Felice con il Regio di Parma. Scenografie di Marco Capuana e la regia di Lamberto Puggelli, scomparso nel 2013. Sono le vele e le sartie a caratterizzare la scena e a dare movimento nei tre atti (i primi due sono proposti di fila) insieme a un sapiente uso delle luci (Maurizio Montobbio). I costumi di Vera Marzot evidenziano il contrasto tra i due mondi: quello di Corrado e quello del pascià con Medora in bianco.

Il resto del cast non sfigura Irina Lungu  (Medora) meglio nel terzo atto rispetto al primo, Mario Cassi è un Said sicuro.

Il maestro d’armi Renzo Musumeci Greco ha costruito un duello credibile e dinamico.

L’ultima nota, più che positiva, è per il maestro Renato Palumbo che ha tirato fuori il meglio possibile da questa partitura.

 

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