“Ora abbiamo la certezza che ogni denuncia che finisce nelle mani di un pubblico ministero, che non è pagato a cottimo sulle condanne, può finire con la richiesta di archiviazione o assoluzione da parte dello stesso pm. Con la separazione delle carriere, il pubblico ministero diventerà l’avvocato della polizia, dovrà fare statistica e per questo arrivare al numero maggiore di condanne. E io come cittadino mi sento molto meno garantito“. Lo ha detto il direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, commentando l’obiettivo del governo di Giorgia Meloni di introdurre la separazione delle carriere per i magistrati. In studio anche Italo Bocchino, direttore del Secolo d’Italia, che a un certo punto ha raccontato che “una volta ho visto scendere dallo stesso taxi il pubblico ministero e il giudice dello stesso processo. Come può un cittadino sentirsi sereno di fronte a scene del genere?”. “Secondo te con la separazione delle carriere il pm e il giudice non prenderanno più lo stesso taxi? Tu non vuoi la separazione della carriere, vuoi la separazione delle ‘corriere’” ha replicato Travaglio, che poi ha smontato l’idea di giustizia di Bocchino sulla riduzione dell’uso delle intercettazioni e sul divieto dell’impiego del trojan: “Bocchino pensa che i magistrati facciano i magistrati perché si divertono a intercettare le persone. Se gli levate i trojan, semplicemente non intercetteranno più nessuno. Se ai chirurghi levate il bisturi, opereranno con le unghie. Noi li paghiamo apposta per fare le intercettazioni, e poi quando le fanno, ci lamentiamo perché le fanno”.

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