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Esiste ancora il pugilato? Rispetto agli sport cosiddetti maggiori è poco presente sui circuiti televisivi, ma lontano dalle telecamere ci sono atleti e appassionati, palestre e tifosi, e ci sono ancora le riunioni, come quella che a Livorno ha visto i mediomassimi Federico Gassani e Bruno Knjezevic affrontarsi per il titolo WBC del Mediterraneo.
Il popolo di Livorno festeggia la cintura WBC di Gassani
Il titolo non vi sembri enfatico. Innanzitutto perché a Livorno proprio il 10 e 11 maggio si ricorda la resistenza popolare del 1849 contro le truppe austroungariche guidate da Konstantin d’Aspre: queste, numericamente soverchianti (si stima un rapporto di 10 a 1) posero fine alla breve esperienza repubblicana e restaurarono la monarchia consentendo al Granduca di Toscana Leopoldo II di riprendere il potere (seguirono anche saccheggio e rappresaglia, come in tutte le guerre del resto).
E poi perché stasera i livornesi hanno riempito il PalaCosmelli come più non si poteva, incitando robustamente e costantemente i due pugili di casa anche con cori studiati e striscioni, si percepiva più affetto che tifo.
(Anche stavolta c’erano i fantastici ragazzi di Fighters Life a trasmettere in diretta, grazie a loro potete rivedere l’incontro qui con riprese di qualità e commento competente. Io però sono salito in macchina e ho percorso i 340 km che mi separano da questa città, perché dal vivo la boxe è tutta un’altra cosa).
Il sottoclou: nei piuma Weslati doma il velenoso Areco
Rodrigo Matias Areco (5-7-2), argentino di 29 anni, è il quarto straniero consecutivo trovato come avversario per Ghaith Weslati (8-0-0): la sensazione è che in Italia non ci siano pugili che vogliono rischiare contro questo ragazzo tunisino adottato da Livorno.
Weslati infligge un knock down già alla fine della prima ripresa, domina il match colpendo con precisione e restando sempre ben chiuso, altro knock down alla sesta, e vittoria netta ai punti.
Scritta così sembra facile, e anche a un osservatore superficiale potrà essere sembrato un incontro a senso unico con lo sconfitto che ha sanguinato copiosamente dal naso sin dal primo atterramento, ma l’argentino era assai insidioso, braccia sempre alte e occhio attento a cercare spazi, e pure subdolo nel cercare di innervosire Weslati: quando mancava meno di un minuto alla fine del 5° round Areco in un normalissimo clinch si è ritrovato la testa di Weslati sotto il braccio sinistro, e allora ha velocemente passato il destro dietro la propria schiena per dargli un colpetto sul volto.
Niente di pericoloso, l’arbitro non ha visto nulla e nemmeno l’angolo di Lenny (io ero dalla parte opposta del bordo ring), ma molto irritante, ho apprezzato la maturità di Weslati che si è limitato ad applaudire sarcasticamente l’argentino e poi ha continuato come prima. Bravo, spesso è la testa che fa la differenza, e sapere ignorare le provocazioni è un buon segno.
Un Gassani perfetto conquista la cintura WBC del Mediterraneo
A proposito di testa, Federico Gassani (13-2-0) stasera da questo punto di vista è stato inappuntabile: determinato, sempre lucido, attento a non scoprirsi ma mai attendista, anticipa molto togliendo ogni possibilità di iniziativa a Bruno Knjezevic (9-2-0), in sintesi “legge” perfettamente l’avversario (il quale è riuscito a essere pericoloso quasi solo alla cortissima distanza, dove sfodera un montante dal quale è bene stare lontani) e domina il match, il punteggio finale di 98-91 (×2) e 97-92 è forse troppo stretto.
Una curiosità tecnica: Gassani, pur avendo le braccia lunghe e una velocità più che buona, praticamente non ha mai usato il jab nelle prime 8 riprese; poi improvvisamente nel corso del 9° round deve essersi ricordato che è il colpo base del pugilato e ne ha piazzati almeno una ventina, quasi tutti a segno e molti doppiati col gancio destro.
Battute a parte, questo figlio d’arte e figlio della Livorno più autentica ha pienamente meritato questo titolo. Suo papà Moreno era un pugile, morì in un incidente di lavoro al porto quando Federico aveva due anni, e ora il figlio vince una prestigiosa cintura portando il padre tatuato addosso. Una storia che sembra un film e invece è vita vera. E infatti, essendo vita vera, ci sono voluti anni di sacrifici, in un percorso che non è mai stato aiutato dalla fortuna.
Ora ci sarebbe da disputare il titolo italiano contro Eros Seghetti: sul web l’organizzatore ha detto che sarà il 22 giugno ad Ascoli Piceno, stavolta si riuscirà a farlo dopo tutte le traversie e i rinvii passati? Spero di sì, nel caso io ci sarò perché sono solo 210 km, e sono sicuro che ne varrà la pena.
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