Tempesta solare in arrivo: cosa è, perché si verifica. E dove si possono vedere le aurore boreali (anche dall’Italia) - la Repubblica

Cronaca

Tempesta solare in arrivo: cosa è, perché si verifica. E dove si possono vedere le aurore boreali (anche dall’Italia)

Tempesta solare in arrivo: cosa è, perché si verifica. E dove si possono vedere le aurore boreali (anche dall’Italia)

Lo spettacolare fenomeno potrebbe essere visibile anche a basse latitudini già dalla mezzanotte del 10 maggio. L’allerta diffusa dal Noaa, l’Agenzia americana per l’atmosfera. L’intensa attività del Sole nei giorni scorsi ha scatenato tsunami di plasma che potrebbero colpire la Terra nel corso del weekend. Attesa per gli effetti, possibili blackout

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Stasera, dopo mezzanotte, vale la pena di provarci: uscire, raggiungere un luogo buio e volgere lo sguardo a nord. L’aurora potrebbe vedersi anche dall’Italia. Perché sulla Terra è attesa una potente tempesta geomagnetica nelle prossime ore. L’allerta, non è possibile definirlo un allarme, viene dall’Agenzia americana per gli oceani e l’atmosfera (Noaa), che ha divulgato un messaggio di attenzione con la possibilità che si verifichi un evento molto forte (classe G4, il massimo è G5) dal 10 al 12 maggio.

Le aurore boreali

Temibile per i satelliti, gli astronauti in orbita e il traffico aereo, ma che potrebbe portare aurore boreali anche alle nostre latitudini. Il condizionale però è d’obbligo, perché le previsioni del meteo spaziale non sono ancora accurate.

Macchie solari da record

Tutto prende le mosse da un gruppo di macchie solari straordinariamente grande: “Si tratta di una regione molto estesa che si è accresciuta in questi giorni e nelle ultime ore, fino ad arrivare a una larghezza pari a 16 volte il diametro della Terra", spiega Daria Guidetti, astrofisica, divulgatrice e ricercatrice dell’Inaf all’Osservatorio radioastronomico di Medicina, in provincia di Bologna. “Qualcuno l’ha paragonata addirittura alla enorme regione attiva che scatenò la tempesta di Carrington nel 1859, l’evento più violento conosciuto e registrato dall’essere umano. Fortunatamente queste tempeste estreme sono molto rare”.

L’ultima allerta G4 nel gennaio 2005

La regione 3664 è talmente grande da essere visibile anche senza telescopi (ma indossando gli occhiali da eclissi per non subire danni agli occhi), il Noaa specifica che un’allerta per una tempesta G4 non viene diramata da ben 19 anni, era il gennaio 2005: due cicli solari fa (siamo alle porte del massimo solare, un ciclo dura circa 11 anni).

Esplosioni di energia

Da quella regione sono partiti già potenti brillamenti che hanno raggiunto la Terra nelle scorse ore, ma soprattutto eruzioni di massa coronale, ondate di plasma dirette nella nostra direzione: “I brillamenti sono esplosioni solari, bombe che possono liberare una grande quantità di energia, fino a 100 miliardi di volte la bomba di Hiroshima, in tutte bande dello spettro elettromagnetico ", prosegue Guidetti, “cortocircuiti che avvengono attorno a regioni attive solari complesse come questa macchia, dove il campo magnetico va in tilt. I brillamenti sono all'ordine del giorno, e ora che andiamo verso massimo solare se ne contano diversi”.

I “pezzi” del sole

Ma cosa la cosa più violenta sono le eruzioni di massa coronale (Coronal mass ejection, Cme). Guidetti le descrive così: “È il Sole che ‘perde pezzi’. Bolle di plasma, fatto di elettroni e protoni liberi, materia che impiega da uno a tre giorni a raggiungerci, che possono esplodere da quelle stesse regioni e che, se investono la Terra, ci abbracciano completamente. Se ne sono verificate almeno cinque, che potrebbero generare tempeste solari, sono come frustrate, scossoni nella magnetosfera”. Il Noaa sottolinea che la tempesta potrebbe durare per tutto il weekend, fino al 12 maggio.

Gli tsunami di plasma

I satelliti Noaa e Nasa (Soho, Sdo, Discovr) hanno registrato le immagini dei brillamenti e ci hanno avvertito dell’arrivo degli tsunami di plasma che si sono scatenati subito dopo. A proteggerci da queste “intemperanze” della nostra stella c’è il campo magnetico terrestre. Ed è molto efficace. Quando gli eventi si fanno davvero estremi, però, ci sono rischi con i quali tocca fare i conti. I primi a risentirne sono i satelliti geostazionari e quelli di geoposizionamento come Gps e Galileo, perché sono fuori dallo scudo magnetico.

Gli effetti della tempesta solare

Poi, se l’eruzione è davvero intensa, può colpire quelli in orbita bassa: “Gli astronauti impegnati in attività fuori dalla stazione possono assorbire dosi elevate di radiazioni", evidenzia l’astrofisica dell’Inaf, “tanto più la tempesta solare è forte più i suoi effetti si fanno sentire a quote basse. Gli aerei possono avere malfunzionamenti sulle rotte polari, perché i poli sono gli unici punti deboli del campo magnetico. La ionosfera perturbata da correnti indotte può generare blackout radio, fino a danni ai grandi trasformatori, blackout elettrici. Ma non siamo in grado di dire con certezza che si verificheranno e con quali effetti: sono fenomeni ancora difficili da prevedere”.

Le aurore ai Caraibi

La grande tempesta del 1859 trovò solo le linee del telegrafo come autostrade in cui incanalarsi: “A quell'epoca era la massima tecnologia, andò in tilt, sono documentati shock elettrici ad alcuni operatori, ci furono incendi. Negli Stati Uniti si poteva leggere il giornale alla luce dell’aurora, che fu vista anche dai Caraibi. Se un evento così estremo accadesse oggi avremmo grossi problemi perché siamo molto più tecnologizzati”.

La tempesta geomagnetica sul Canada nel 1989

Nel 1989, una potente tempesta geomagnetica colpì il Québec, Canada. Il territorio si trova su una distesa di roccia che non conduce bene l'elettricità. All’arrivo dell’eruzione le correnti trovarono un percorso migliore nelle linee di trasmissione ad alta tensione di Hydro-Québec. I trasformatori si surriscaldarono e sei milioni di persone restarono senza elettricità. Il blackout durò fino a nove ore. Nell’ottobre 2003, le “tempeste di Halloween” colpirono il nord Europa con effetti analoghi, anche se più contenuti.

Sembra un paradosso, ma tutta la tecnologia odierna che ci permette anche di studiare le tempeste solari, è la debolezza che ci condannerebbe se ne avvenisse una davvero catastrofica. Non esiste riparo, infatti, l’unico modo è lavorare su infrastrutture più resilienti, come reti elettriche isolate, trasformatori più resistenti, satelliti schermati e, in caso di previsione grave, lo spegnimento delle reti e dei dispositivi più vulnerabili.

La meteorologia spaziale

Per questo motivo è nata la meteorologia spaziale. Per capire come funziona il Sole e cercare, in futuro, di prevedere il suo comportamento: “Osserviamo il Sole da secoli, telescopi e satelliti lo monitorano ogni ora del giorno, crediamo di conoscerlo ma non è così", afferma Guidetti, che è anche responsabile di Sorvegliati Spaziali, una delle prime campagne al mondo di divulgazione e sensibilizzazione pubblica su questi temi in collaborazione con il Planetary defense coordination office della Nasa. “Lo studiamo per trovare schemi ricorrenti e, in futuro, prevedere veramente cosa succederà”.

Il contributo italiano

Due missioni spaziali, l’europea Solar orbiter e l’americana Parker solar probe, da qualche anno stanno prendendo le misure alla nostra stella, studiandola da molto vicino. Sulla Terra le osservazioni sono senza sosta. L’Istituto di radioastronomia di Medicina, assieme al Sardinia radio telescope di Cagliari, è impegnato nel programma Sundish: “È il nostro contributo alla meteorologia spaziale: tutte le settimane osserviamo le onde radio che arrivano dal Sole nella frequenza di 20 Gigahertz, sembra che in prima di un brillamento l’emissione radio inizia a modificarsi, come un precursore” osserva Guidetti.

Fenomeni sempre più frequenti

Fenomeni come questo potrebbero essere più frequenti d’ora in avanti, entro la fine dell’anno è infatti atteso il massimo di attività solare: “Ma non significa che ogni giorno succederà qualcosa”, conclude la ricercatrice. “Intanto questa sera, dopo mezzanotte, uscirò per cercare un luogo con un orizzonte nord buono per vedere l’aurora. Gli ingredienti direi che ci sono tutti”.

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