Georgia: un disegno di legge contro ONG e media che ricevono finanziamenti dall’estero minaccia i diritti dei cittadini - la Repubblica

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Georgia: un disegno di legge contro ONG e media che ricevono finanziamenti dall’estero minaccia i diritti dei cittadini

Georgia: un disegno di legge contro ONG e media che ricevono finanziamenti dall’estero minaccia i diritti dei cittadini

Human Rights Watch: la polizia ha brutalmente represso le manifestazioni contro il disegno di legge, diverse persone sono rimaste ferite

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ROMA – La Georgia protesta contro l’introduzione di un disegno di legge che, se approvato, obbligherà le ONG e i mezzi di informazione che ricevono il 20 per cento e oltre dei propri finanziamenti da Paesi esteri, a registrarsi come organizzazioni straniere. La proposta legislativa assomiglia a quella che il governo ha tentato di adottare nel 2023 e ha poi ritirato a causa delle proteste dei cittadini. Nella nuova versione il partito al potere, “Georgian Dream”, ha sostituito il termine “agenti di influenza straniera” con “organizzazioni che servono gli interessi di una potenza straniera”, ma la sostanza non cambia perché la legge – commenta Human Rights Watch (HRW) – rappresenta comunque una minaccia alla piena realizzazione dei diritti del popolo.

La legge. La legislazione georgiana impone già alle organizzazioni non governative di denunciare alle autorità tutte le sovvenzioni che ricevono, compresi gli importi e la durata dei progetti che gestiscono, se vogliono beneficiare di esenzioni fiscali. Le ONG devono anche presentare rapporti finanziari mensili che includono informazioni sul numero di dipendenti, sui contratti di servizio e sulle imposte pagate. I media invece preparano dossier mensili sulle entrate e sulle spese da presentare alla Commissione di regolamentazione delle comunicazioni. La proposta di legge attuale, che dovrebbe essere discussa in via definitiva la prossima settimana, cela però un secondo fine: limitare il lavoro dei media e delle organizzazioni che criticano il governo o che difendono i diritti di omosessuali, bisessuali e transgender, presi di mira dal partito al potere con un altro disegno di legge presentato a fine marzo. Il Primo Ministro Irakli Kobakhidze ha giustificato la proposta di legge con la necessità di difendere il Paese perché già nel 2020 e nel 2022 alcuni gruppi civici avrebbero tentato di “organizzare una rivoluzione”, “diffondere la propaganda LGBT” e “screditare la polizia, la magistratura e la Chiesa ortodossa locale”. La Georgia andrà a elezioni a ottobre.

Le proteste. Decine di migliaia di persone hanno protestato per giorni contro il disegno, a Tbilisi come in altre città, ma la repressione della polizia è stata violenta tra gas lacrimogeni, idranti e spray al peperoncino. HRW denuncia l’uso da parte delle forze dell’ordine anche di proiettili di gomma. L’organizzazione ha ascoltato tre persone picchiate brutalmente nelle manifestazioni che si sono tenute nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio. Ted Jonas, un avvocato di 62 anni, ha riportato numerosi lividi, un occhio nero, abrasioni e sangue dal naso e così pure Vakhtang Kobaladze, un uomo di 49 anni. Un ragazzo di 17 anni ha raccontato che cinque agenti lo hanno trascinato a terra e lo hanno preso a calci ripetutamente causandogli un trauma cranico, un labbro rotto e lividi sull'occhio sinistro e su tutto il petto, le spalle, la schiena e mani. Il 2 maggio l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha chiesto alle autorità georgiane di condurre indagini rapide e trasparenti sugli abusi della polizia e le ha esortate a ritirare il disegno di legge che pone gravi minacce alla libertà di espressione e di associazione.

I precedenti. Nel 2022 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto che la legge russa sugli “agenti stranieri”, simile al disegno di legge in discussione in Georgia, violasse l’articolo 11 della Convenzione europea, che protegge il diritto di associazione. La Corte ha stabilito che la creazione di uno status speciale e di un regime giuridico ad hoc per le organizzazioni che ricevono finanziamenti stranieri non è giustificata e che tali restrizioni interferiscono con le funzioni delle organizzazioni stesse perché il diritto di cercare, ricevere e utilizzare risorse da fonti nazionali e internazionali è parte integrante del diritto alla libertà di associazione.

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