Sotto l’influsso di Furiosa, presi dallo charme post punk e rock'n'roll di Anya Taylor-Joy e dalla playlist bitrock del film di Andrea Arnold Bird, siamo solo in attesa dell’irrompere dell’altra divina del terzo millennio Emma Stone, più che mai nervosa, emaciata e perturbante nel nuovo film Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos che l’ha resa superstar dell’antipatriarcato con i balli da bambola meccanica di Povere creature!. Anche qui balla, fin dal trailer, sulle note degli Eurythmics e tanto ci basta, felici di ritrovarla in tre ruoli diversi in tre storie differenti ma attinenti con il magnifico Willem Dafoe di nuovo al suo fianco.

Ma andiamo con l’hype del giorno, quello sulle donne rivelazione, le disruptor esplosive di questa edizione, come le chiama Deadline, la rivista più cool e informata. Intanto abbiamo troppo sorvolato, e recuperiamo, su due personalità di fuoco, la regista e l’attrice di Diamant Brut, in competizione, diretto da Agathe Riedinger, già attrice, bellissima e che immaginiamo pronta a salire sul motore di Furiosa. La sua protagonista è una novizia, la giovanissima Malou Khebizi che ben racconta l’ansia tutta influencer di apparire, decorarsi e rifarsi sognando una qualsiasi isola dei famosi cui approdare. Kitch, esagerata ma così emozionante. Brava.

Tenace e coraggiosa, è certamente l’attrice ben più nota Judith Godrèche che ha radunato centinaia di vittime di abusi in un’avenue di Parigi dando loro voce nel corto Moi Aussi. Il suo attivismo sta scuotendo la Francia versante #metoo. Nell’ambito dell’impegno al femminile, qui a Cannes ci si aspetta molto anche dalla straordinaria Noémie Merlant, la protagonista di Ritratto della giovane in fiamme e anche di Tár con Cate Blanchett, che sulla Croisette presenta il suo film da regista Les femmes au balcon. Certamente sarà portata in gloria anche Chiara Mastroianni negli abiti fantasticati del leggendario genitore Marcello, ma la nota curiosa da cui mi aspetto molto è il film Emilia Pérez, commedia musicale in concorso che promette faville diretta da Jacques Audiard, la cui protagonista (a fianco di Zoe Saldana) è Karla Sofía Gascón, transgender messicana che nella prima vita su fu Carlos con famiglia e figlio. Nel film canta, balla ma soprattutto torna sui suoi passi per volere del regista, recupera l’identità maschile per una parte di film per poi ridiventare la donna che è, l’Emilia del titolo. La vera sorpresa? A quel punto, dopo il terzo processo, reale e fittizio, di transizione, avrà realizzato il sogno della vita e sarà la prima donna transgender boss del narcotraffico, nome di battaglia Manitas. Più o meno così, a leggere la complessa trama. Ci sarà comunque da ballare in sala con tanto humor nero, musiche e canzoni di Clèment Ducol e la cantante Camille.

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