Processo Open Arms, l’accusa dell’ex ministro Moavero: “Dissi a Salvini che all’estero si lamentavano dei decreti sicurezza” - la Repubblica

Palermo

Processo Open Arms, l’accusa dell’ex ministro Moavero: “Dissi a Salvini che all’estero si lamentavano dei decreti sicurezza”

Processo Open Arms, l’accusa dell’ex ministro Moavero: “Dissi a Salvini che all’estero si lamentavano dei decreti sicurezza”

Il testimone: “Non sapevo delle condizioni a bordo”

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“All'epoca della vicenda Open Arms, la Libia non poteva essere considerata un porto sicuro. L’ho sempre detto anche in occasioni pubbliche. La Libia non poteva essere ritenuta porto sicuro perché non aveva aderito alle convenzioni internazionali che ne definiscono le condizioni”. Non usa mezzi termini l’ex ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi rispondendo alle domande del pubblico ministero Giorgia Righi, nel corso del processo che vede imputato l’ex ministro Matteo Salvini di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver illegittimamente impedito alla nave della Ong spagnola Open Arms, nell’agosto 2019, lo sbarco dei migranti soccorsi a Lampedusa.

L’ex ministro degli Esteri dice soprattutto che durante il suo mandato ci furono diverse lamentele, alcune formali, ad esempio delle Nazioni Unite, altre verbali espresse durante riunioni, su quanto accadeva in generale nel Mediterraneo. Moavero Milanesi ha risposto così alla pm che gli chiedeva di eventuali preoccupazioni manifestate da Paesi esteri sulla politica migratoria del governo Conte e in particolare sui decreti sicurezza. “Delle lamentele informai Salvini richiamando quel che a me sembrava il dettato delle convenzioni internazionali”.

Ha aggiunto: “Sapevo della disponibilità della Spagna e appresi i nomi degli altri Paesi disponibili ad accogliere i migranti soccorsi dalla Open Arms quando venne pubblicata la lettera aperta del presidente del Consiglio. I Paesi disponibili, almeno in linea di principio, erano Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Romania e Lussemburgo". Ha anche spiegato: “A partire dall'estate del 2018 c'è stata da parte dell'Unione europea un’attenzione maggiore alla redistribuzione di chi era sbarcato sul nostro territorio. La questione comunque era seguita da Palazzo Chigi, io non presi contatti a livello personale per evitare sovrapposizioni”, ha spiegato.

A un legale di parte civile che gli chiedeva se avesse saputo che per le cattive condizioni meteo la nave non avrebbe potuto proseguire la navigazione, Milanesi ha risposto: “Lo sapevo dai media, ma non ebbi comunicazioni ufficiali in merito. E non sapevo delle condizioni a bordo”

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