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mercoledì, Maggio 15, 2024

Australia, David McBride condannato per aver rivelato crimini di guerra

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Il caso di David McBride, dopo quello di Julian Assange, non è solo tragico ma diviene il paradigma di una trasformazione in cui si inverte l’ordine morale: la condanna e la persecuzione arrivano non per aver commesso crimini, ma per averli denunciati.

David McBride condannato per aver rivelato crimini di guerra

L’’ex avvocato e maggiore dell’esercito australiano David McBride è stato condannato dal tribunale di Canberra a cinque anni e otto mesi per aver rivelato crimini di guerra insabbiati collegati ai due decenni di occupazione militare dell’Afghanistan.

Il whistleblowers aveva sottratto documenti riservati all’esercito australiano per poi condividerli con la rete pubblica ABC che li aveva pubblicato una serie di articoli noti come “Afghan Files”.

Il paradosso della vicenda è che, quando nel 2019 le verità di McBride diventarono pubbliche, la polizia federale fece irruzione negli uffici della Abc confiscando tutto il materiale, cui tra gli altri lavorava soprattutto il giornalista Dan Oakes, che alcuni mesi fa è stato insignito della Medaglia dell’Ordine dell’Australia per il “servizio reso al giornalismo” proprio per via del suo lavoro sul materiale fornito da McBride.

Sempre da quelle rivelazioni era scaturita a sua volta un’indagine del governo federale, che aveva portato alla luce almeno 23 episodi classificabili come “crimini di guerra”, tra cui l’uccisione ingiustificata di 39 cittadini afgani e i relativi tentativi di insabbiamento.

Nessuno dei responsabili di quegli atti è stato finora punito dalla giustizia australiana.

La condanna di McBride è arrivata con il solito approccio che ricalca esattamente l’approccio ultra-repressivo e autoritario della giustizia americana e di altri paesi occidentali, e cioè sulla base di una mai dimostrata minaccia alla sicurezza nazionale o al personale militare ed è del tutto sovrapponibile alla vicenda di WikiLeaks e i casi di Julian Assange e Chelsea Manning.

Diversi deputati del parlamento federale australiano avevano invocato un intervento del governo per fermare il processo, in base alle facoltà assegnate al ministro della Giustizia (“Attorney General”) dal “Judiciary Act” del 1903 quando un procedimento “non [sia] di pubblico interesse”.

Ma il titolare di questo ufficio, il laburista Mark Dreyfus, ha declinato le richieste, sostenendo che il potere di intervenire nei procedimenti giudiziari deve essere utilizzato solo “in situazioni eccezionali”. Cioè non ha ritenuto una situazione eccezionale rivelare crimini di guerra nell’ambito di un’occupazione militare di un paese straniero.

Ogni giorno di più i valori dell’Occidente si trasformano in retorica per coprire altri crimini.

Ci si riempie la bocca di essi e li usa per giustificare guerre contro coloro che non li osserverebbero, ma poi si agisce come quei dittatori che si presume combattere.

La stessa persona può condannare la guerra, ma non rispondere sulle guerre che lui stesso ha sostenuto.

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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