La vera storia di Senua, aspettando Hellblade 2

La vera storia di Senua, aspettando Hellblade 2

Senua's Saga prenderà le mosse dalla storia del primo gioco ma non necessariamente quella che abbiamo vissuto nei panni della protagonista.

Hellblade: tutta la storia prima di Hellblade 2
Speciale: Multi
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  • Pc
  • Xbox Series X
  • Il arrivo il prossimo 21 maggio, Senua's Saga: Hellblade II segnerà il ritorno della guerriera pitta sugli schermi dei videogiocatori, al centro di un'esperienza ludonarrativa ancora una volta imperniata sulla particolare condizione della protagonista, affetta da una non meglio specificata forma di psicosi (qui la recensione di Senua's Saga Hellblade II).

    In attesa di scoprire come il sequel rielaborerà tanto i punti di forza quanto le debolezze del predecessore, in questo nuovo appuntamento con Biografie abbiamo deciso di soffermarci proprio su Senua, figura affascinante e sfaccettata che da tempo volevamo analizzare. L'occasione è quella giusta per raccontarvi anche la "storia dietro la storia" del primo Hellblade, ovvero la realtà che ha forgiato i deliri di Senua e che rappresenta l'innesco delle vicende della prossima esclusiva di Microsoft (qui trovate il precedente speciale Biografie su Alan Wake).

    I tormenti, l'amore

    Data la natura fortemente simbolica del racconto messo in scena da Ninja Theory, la storia di Hellblade: Senua's Sacrifice non può essere ridotta ad un elenco degli eventi che scandiscono la campagna. L'ordalia intrisa di misticismo cui assistiamo pad alla mano non è altro che un mosaico di deliri e allegorie allucinatorie, la cornice frastagliata di un episodio psicotico nel quale Senua riversa memorie traumatiche, paure e disperati desideri, riuscendo infine a venire a patti con sé stessa e la propria dolorosa sorte.

    Zynbel

    Dillion

    Tra le cupe maglie di questa trama densa di tormenti, brillano i frantumi di una realtà a dir poco crudele, che il giocatore è chiamato a ricostruire pezzo dopo pezzo per comprendere fino in fondo la dolente epopea della protagonista. Senua nasce verso la fine dell'ottavo secolo in un piccolo villaggio delle isole Orcadi, casa di una delle numerose tribù del popolo dei Pitti. Il padre, Zynbel, è un druido estremamente devoto, di fatto animato da un febbrile fanatismo, mentre la madre Galena è una guaritrice, una mistica che si considera capace di vedere oltre il velo dell'esistenza.

    Una convinzione presumibilmente figlia del medesimo disturbo psichiatrico che in seguito manifesterà anche Senua, che al pari della madre è vittima delle costanti vessazioni di Zynbel, convinto che le due covino un'oscura maledizione, una piaga dello spirito da curare con punizioni e penosi rituali. Manco a dirlo, le abiette pratiche del druido non fanno altro che acuire i sintomi delle due, e le cose peggiorano ulteriormente dopo la morte di Galena. A questo proposito, inizialmente Senua è convinta che la madre si sia suicidata per esorcizzare "l'oscurità" dentro di sé, ma in realtà la donna è stata messa al rogo dai suoi concittadini, fomentati dallo stesso Zynbel.

    Sottoposta ad un regime di isolamento e abusi, solo di rado Senua riesce a sfuggire al controllo paterno, ed è proprio durante una di queste rare evasioni che la ragazza incappa in Dillion: il giovane si sta esercitando con la spada poco lontano dal suo villaggio e, osservandolo a distanza, Senua ne resta affascinata. La fanciulla torna ad ammirare le movenze di Dillion ogni volta che può, e pian piano inizia a farle sue, ad apprendere l'arte della spada pur non avendone mai impugnata una.

    Dopo settimane di silenziosa contemplazione, Senua trova infine il coraggio di parlare con il suo inconsapevole insegnante, che resta sbigottito dal talento dimostrato dalla ragazza, tanto da incoraggiarla ad affrontare al suo fianco le prove per unirsi ai guerrieri della tribù. Da questo momento in poi i due diventano praticamente inseparabili: l'amicizia si trasforma rapidamente in un amore che, dopo anni di sofferenza, rischiara la vita di Senua con un barlume di speranza, segnando l'inizio del suo periodo più felice.

    Amica, guerriera

    La vicinanza di Dillion, la comprensione che dimostra di fronte alla sua condizione, permette a Senua di liberarsi dalla prigionia impostale dal padre, di attenuare la sensazione di essere una creatura maledetta, portatrice di sventure. Questo malgrado le ultime parole rivoltele da Zynbel, che dopo aver tentato di trattenere la figlia con la forza, di fronte alla sua lama sguainata l'accusa di aver sfidato gli dei, e le preannuncia che la sua scelta avrà conseguenze fatali.

    Druth

    Con l'arrivo dei vichinghi alle Orcadi, questo spietato monito sembra assumere i tratti di una atroce profezia: i cadaveri mietuti dall'orda norrena contaminano le riserve d'acqua del villaggio dando inizio ad una terribile pestilenza, che semina il panico nella comunità. Preso coscienza del pericolo, Senua tenta di avvertire i suoi concittadini, ma le sue parole dapprima vengono accolte come le farneticazioni di una folle, e in seguito finiscono per innescare un'ondata di ostilità nei confronti della donna, accusata di essere la causa della sciagura che ha colpito la tribù.

    Quando anche il padre di Dillion si ammala e muore, Senua comincia a pensare che Zynbel avesse ragione e medita di togliersi la vita, sobillata dalle voci nella sua testa. Accorso al suo fianco, Dillion la implora di combattere questi pensieri, di opporsi "all'oscurità": pur desistendo dal suo intento, la ragazza decide di avventurarsi nelle terre selvagge per proteggere il suo amato, cui promette di tornare una volta che si sarà liberata dalla sua maledizione.

    Poco dopo l'inizio di questo esilio autoimposto, Senua incontra un uomo gravemente ustionato che dice di chiamarsi Druth, sfuggito ai vichinghi dopo essersi fatto strada strada fra le rovine di un villaggio in fiamme. Le cure di Senua prolungano la vita di Druth, che in cambio le racconta dei suoi aguzzini, delle loro credenze e infine della sua schiavitù, nonché del ruolo di guida che ha dovuto svolgere durante le razzie degli uomini del nord. Colmo di vergogna, prima di morire Druth le spiega che anche il suo villaggio è tra gli obiettivi degli invasori, ma le fa sapere che non è stato lui ad indicarlo ai vichinghi: il colpevole è un uomo vestito di nero delle Orcadi, probabilmente proprio Zynbel. Più che mai angosciata, Senua torna a casa solo per scoprire che la tragedia ha già avuto luogo: non solo il villaggio è stato distrutto e i suoi abitanti sterminati, ma a subire la sorte più atroce è stato il suo amato Dillion. La vista del corpo mutilato dell'uomo, vittima dell'efferato rituale dell'aquila di sangue, sconvolge Senua e innesca l'episodio psicotico che di fatto rappresenta la cornice del gameplay di Hellblade.

    Una cornice nella quale ricordi, convinzioni, paure e traumi si uniscono per dare forma ad una versione distorta della mitologia nordica, teatro dell'ordalia che Senua stessa si impone per venire a patti col suo senso di colpa per la morte di Dillion, con una malattia che ha sempre percepito come un'oscura maledizione. Gli ultimi passaggi della campagna mettono in scena proprio questa dolorosa presa di coscienza, culminante nello scontro tra la protagonista e l'effige dei suoi tormenti, che segna il ritorno di Senua alla realtà con una rinnovata consapevolezza e chiude il racconto con un invito rivolto al giocatore: "seguici, abbiamo un'altra storia da raccontare".

    Stando a quello che sappiamo, in Hellblade 2 questa storia dovrebbe condurre Senua tra i ghiacci dell'Islanda, dove la guerriera e le sue Furie (le voci nella sua testa) potranno infine reclamare la giusta vendetta contro i razziatori del nord.

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