Il film: If – Gli amici immaginari, 2024. Regia: John Krasinski. Cast: Ryan Reynolds, Emily Blunt, John Krasinski, Matt Damon, Cailey Fleming, Fiona Shaw. Genere: Commedia. Durata: 104 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: La giovanissima Bea sta vivendo un momento della sua vita particolarmente difficile. Dopo la morte della madre, infatti, ora deve affrontare anche l’operazione del padre. Il timore di perderlo è profondo ma, in una situazione di così grande sconforto, scopre di avere un dono. Lei riesce a vedere delle creature immaginarie che l’aiutano ad andare oltre le difficoltà del momento. Una caratteristica che l’accomuna ad un clown in disarmo. Questo, infatti, nonostante sia ormai adulto, riesce comunque a scorgerle e interagire con loro. Come fare, dunque, a mantenere sempre dentro di sé questo potenziale fanciullesco grazie al quale poter interagire con la leggerezza di queste creature rifiutate ormai dai loro ex bambini cresciuti? Bea lo scoprirà insieme all’incredibile forza che la contraddistingue.
A chi è consigliato? A tutti coloro che amano ancora emozionarsi e non hanno rinunciato ad un mondo di fantasia.
John Krasinski torna dietro la macchina da presa per la quarta volta con un film dal cuore tenero che, evidentemente, prende spunto anche dalla sua condizione familiare. Padre di due bambine, infatti, sembra proprio che la sua attenzione sia sintonizzata sul mondo infantile e, in particolare, sul grande potere esercitato dall’immaginazione su chi ancora non è sopraffatto dalla razionalità.
In questo senso, dunque, If – Gli Amici immaginari non pretende certo di essere una pietra miliare per quanto riguarda narrazione e originalità. Piuttosto s’inserisce alla perfezione in all’interno di un genere familiare capace, però, di coinvolgerà tutti per la dirompente emotività che contiene. Perché, a conti fatti, Krasinski ha consegnato un film in grado di far piangere senza nessun tipo di rimpianto e senso della vergogna. Al di là di qualsiasi limite tecnico, infatti, come vedremo nella nostra recensione, If – Gli amici immaginari riesce a trasportare ogni singolo spettatore all’interno della propria infanzia, sondando timori, fragilità e, soprattutto, la consolazione ottenuta da quell’amico immaginario che, ormai, non s’incontra più da troppo tempo.
La trama: La fantasia salverà il mondo
Qualsiasi bambino, almeno una volta, ha avuto accanto a sé un amico immaginario dalle diverse forme e proporzioni. In alcuni casi può essere una creatura magica, in altri un buffo animale dai colori sgargianti. Qualunque sia la sua manifestazione, fondamentale è la funzione che esercita. Il suo ruolo, infatti, è spesso consolatorio e affettivo. Nei casi più difficili, invece, ha il compito di trasportare lontano da una realtà difficile da affrontare.
Quest’ultimo è proprio il caso di Elizabeth, detta Bea, una ragazzina che, a soli dodici anni, ha dovuto affrontare un periodo di grande crisi a causa della malattia e la morte prematura della madre. I problemi, però, sembrano non voler finire. Il padre, infatti, è costretto in ospedale per un’operazione al cuore. Per questo motivo Bea si trova a vivere insieme alla nonna, cercando di comportarsi come un’adulta.
Un proposito troppo grande per una persona così giovane e già tanto messa alla prova. Fortunatamente per lei, dunque, viene in suo soccorso un universo parallelo che decide di rivelarsi a lei, quello della fantasia. Durante una notte come tante, infatti, Bea si rende conto di poter vedere i così detti If, ossia gli amici immaginari. Gli stessi che accompagnano l’infanzia di molti ragazzi e che, purtroppo, una volta diventati adulti non si vedono più. Anzi, la razionalità dell’età adulta spinge a credere che non siano mai esistiti. Ma chi può dire veramente quanta distanza c’è tra il reale e l’immaginario? A guidarla alla scoperta di questo strano e imprevisto mondo alla ricerca di una risposta c‘è un uomo che, nonostante non sia più bambino da molto, non ha perso contatto con queste creature e, soprattutto, con la parte più fanciullesca di sé.
Gli If, compagni di vita
Prima di addentrarsi all’interno di un’analisi più specifica dal punto di vista cinematografico, è bene precisare che questo film deve assolutamente essere vissuto e concepito in due modalità diverse. Da una parte c’è l’obiettività tecnica del prodotto realizzato, mentre dall’altra c’è quella assolutamente emotiva che non risponde a nessun tipo di regola razionale.
Per quanto riguarda quest’ultima, John Krasinski ha prestato particolare attenzione decidendo di farla diventare l’aspetto primario di tutto il film. Per riuscire nel suo intento, dunque, ha utilizzato degli elementi essenziali rappresentati proprio dalle creature immaginarie che appaiono sullo schermo. Nello specifico si tratta di Blue e Blossom. Il primo è un vero e proprio tripudio di pelo viola, come un enorme peluche uscito fuori dalla fantasia della Pixar. Il nome, Blu, poi, definisce il suo essere daltonico ma anche una personalità timida che ha bisogno di essere molto amata.
La seconda, invece, è un’ape vivace e sempre pronta ad offrire una tazza di tè o una delle sue incredibili soluzioni ad un problema. Ovviamente non sono le uniche creature fantastiche. Intorno a loro, infatti, c’è un mondo abbastanza composito. Tutti , comunque, hanno il compito di mettere in evidenza il secondo aspetto utilizzato dal regista per definire il cuore emotivo della vicenda: l’elaborazione del lutto.
Una tappa, questa, inevitabile per chiunque ma ancora più deflagrante quando avviene in età giovanile. La perdita dei punti di riferimento all’interno della propria vita ed il senso di esposizione che si prova di fonte alla caducità dei propri genitori, genera un senso di perdizione senza pari. In questo caso, dunque, la fantasia corre in aiuto per costruire un mondo altro, un luogo di risposo dalle proprie ansie. Allo stesso tempo, però, permette di entrare in contatto anche con le proprie caratteristiche, specifiche e necessità. Perché gli amici immaginari non sono altro che la proiezione di un bisogno interiore. In questo senso, dunque, il film è un’avventura intima volta alla crescita che, pur avendo come protagonista una bambina, offre spunti di riflessione interessanti soprattutto per un mondo adulto sempre meno incline al potere dell’immaginazione.
Gli aspetti tecnici
Dopo aver dato libro sfogo all’emotività, è arrivato il tempo di prendere in considerazione alcuni elementi più specifici e tecnici che, in qualche modo rappresentano i limiti di questo film. Il primo aspetto che si nota è la difficoltà o, almeno, la lentezza con cui si entra nella vicenda. E’ comprensibile che Krasinski voglia costruire una sorta di suspence delle emozioni ma diversi dialoghi troppo artefatti non contribuiscono al meglio a questo effetto.
Altro punto che, nonostante la sua qualità, risulta disturbante è la colonna sonora. Questa porta la firma prestigiosa di Michael Giacchino che, per Hollywood, è sinonimo di qualità. Ed effettivamente lo è. Peccato, però, che la sua musica venga utilizzata in modo eccessivo, spalmandosi sull’intera durata durata del film e, spesso, andando a soffocare le emozioni piuttosto che ad esaltarle. Anche in questo caso sono comprensibili le motivazioni alla base della scelta. Il fine, infatti, è utilizzare tutto il potenziale emotivo della musica andando ad enfatizzare proprio il cuore intimo della storia. Peccato, però, che il troppo, in questo caso, rischi di causare esattamente l’effetto contrario. Un uso così costante del tappeto musicale, infatti, non permette allo spettatore d’individuare i momenti topici di massima intensità, riconducendo tutto ad un solo insieme.
La recensione in breve
John Krasinski, alla sua quarta regia, realizza un film in cui la parola d'ordine è emozione. Seguendo questo spunto, dunque, gestisce ogni aspetto tecnico della cinematografia per ricreare l'effetto. Peccato alcuni errori come la sovrabbondanza di colonna sonora che, invece di enfatizzare, equipara qualsiasi momento.
Pro
- La naturalezza del rapporto in scena tra Ryan Reynolds e Cailey Fleming
- La creazione degli amici immaginari ben caratterizzati esteticamente e caratterialmente
Contro
- Dialoghi spesso poco naturali ed enfatizzati
- L'eccessivo uso della colonna sonora che risulta disturbante
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Voto CinemaSerieTV