HPL poeta politico: una guida tascabile – 11^ e ultima parte – Francesco G. Manetti - EreticaMente
Cultura

HPL poeta politico: una guida tascabile – 11^ e ultima parte – Francesco G. Manetti

11^ e ultima parte – Sipario: 1930 – 1937

Il periodo finale di HPL nelle vesti di poeta, corrispondente agli anni Trenta, fu particolarmente sterile (prestando fede alla cronologia stilata da S. T. Joshi fra il 2001 e il 2013): un solo poema nel 1930, due nel 1931, nessuno nel 1932, nel 1933 e nell’anno in cui lo scrittore morì, il 1937… Abbiamo in totale 16 componimenti noti in quel decennio, di cui uno, Wet Dream Song, di datazione incerta. Dopo un estremo baluginio “politico” (nel 1934 e nel 1935), dopo l’ultima poesia nota nel dicembre del 1936 – dedicata a Clark Ashton Smith, scrittore del fantastico e collega del Nostro su “Weird Tales” – cala il sipario. Negli ultimi due mesi di vita HPL tenne con piglio scientifico e grande forza d’animo un diario – andato perduto – sul quale annotava i progressi della sua malattia, un cancro all’intestino scoperto in fase ormai terminale, e gli effetti delle cure alle quali era sottoposto. Howard Phillips Lovecraft, l’autodidatta, il solitario, il pensatore cosmico, il genio incompreso che aveva precorso i suoi tempi, destinato a meravigliare generazioni di lettori e a ispirare scrittori, artisti e intellettuali di ogni dove, colui che ancora oggi “Wikipedia” definisce – con disprezzo e in maniera estremamente riduttiva – “un suprematista bianco”, si spense a Providence il 15 marzo 1937.

68. Edith Miniter, 1934

La Miniter era una delle più care conoscenze di HPL nel mondo della stampa amatoriale e quando la scrittrice del Massachussets morì nel 1934 Lovecraft compose questa elegia, profondamente sentita e ispirata. La poetica della Miniter era molto apprezzata dal tradizionalista Sognatore di Providence:

Through her the hills their age-long memories told;

Their centuried heritage unmixed she bore;

And now those rock-strown slopes at last enfold

Her kindred dust—a child come home once more.

She knew the lore of distant, crowded ways;

The sights and language of the market-place;

But deep within, there flowed through all her days

The currents of New England’s changless race.

(Per mezzo di lei le colline svelavano i loro antichi ricordi;

Lei tramandava intatta il loro secolare retaggio;

E adesso quei pendii rocciosi finalmente racchiudono

I suoi resti, a loro affini – una bambina di nuovo tornata a casa.

Conosceva le tradizioni di vie lontane e affollate;

Gli scorci e il gergo del mercato;

Ma nel profondo, scorrevano sempre in lei

Le correnti dell’eterna razza del New England.)

Dattiloscritto originale di “Edith Miniter”

69. (Wet) Dream Song (La canzone del sogno “erotico”), 1935

Breve parodia di certa poesia amatoriale, della quale Lovecraft era stato esponente di punta, che pretendeva di fare intellettuale simbolismo, quando invece produceva soltanto accozzaglie di versi incoerenti e incomprensibili (lo spiega lo stesso HPL sul retro del manoscritto). Per esempio, il “prurito” attribuito a Saffo è inteso da HPL in senso sessuale oppure fisico? The itch può infatti essere anche la scabbia…

Homer had the pox,

Sappho had the itch,

But I’m just a vox-

Popular sonofabitch.

(Omero aveva il vaiolo,

Saffo aveva il prurito,

Ma io sono soltanto

Un ben noto e popolare figlio di puttana.)

Manoscritto originale di “Wet Dream Song”

70. Arcadia, 1935

Parodia dei locali e degli artisti del sopravvalutato Greenwich Village di New York (la poesia è ironicamente accreditata a Fred Balledup, il cui cognome significa “imballato” e dunque “confuso”); faceva parte di un gruppo di componimenti ironici raggruppati sotto il titolo Tosh Bosh (termini che richiamano il “blaterare”):

Here every bard is a genius,

And artists are Raphaels,

And above the roofs of Patchin Place

The Muse of Talent dwells.

(Qui ogni bardo è un genio,

E ogni artista un Raffaello,

E sui tetti di Patchin Place

Dimora la Musa del Talento)

Manoscritto originale (insieme ad altri) di “Arcadia”

71. Lullaby for the Dionne Quintuplets (Ninna-nanna per le cinque gemelle Dionne), 1935

Si tratta dell’ennesima parodia dei componimenti amatoriali troppo “cerebrali” e “impegnati” (appartenente anch’essa al gruppo “Tosh Bosh”). La poesia, in quattro versi, è “vuota”, contenendo a imitazione del futurismo non parole ma solo linee tipografiche; la firma finale di Giambattista della Sforza è ovviamente falsa. Le cinque gemelle Dionne erano nate in Canada il 28 maggio del 1934 ed erano subito diventate famosissime perché frutto del primo parto noto plurigemellare al mondo portato felicemente a termine senza che morisse alcun neonato; le ragazzine furono protagoniste di calendari, cartoline, libri e film negli anni Trenta e oltre; al momento in cui scriviamo due di loro, novantenni, sono ancora vive: si tratta di Annette Lillianne Marie Allard e di Cécile Marie Émilda Langlois.

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Riferimenti al mondo passato nostalgicamente rimpianto, all’Europa antica, alla mitologia greco-latina, e così via, si trovano in altri componimenti del periodo: Veteropinguis Redivivus, un poema dedicato agli animali da compagnia della scrittrice Edith Miniter; Anthem of the Kappa Alpha Tau, un divertente inno a un branco di gatti che stazionava nei pressi dell’abitazione di HPL; In a Sequester’d Providence Churchyard, ispirata da “un solitario cimitero di Providence” che fu più volte visitato da Edgar Allan Poe nel 1848/49 quando corteggiava la poetessa del luogo Sarah Helen Whitman; etc.

Dattiloscritto originale per “Lullaby for the Dionne Quintuplets”

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