20 Maggio 2024 – Diario Prevenzione
 

 

 

Fonte : Ilmanifestoinrete 

Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo 

 

Nel momento in cui esce questo articolo, e pur con le doverose cautele essendo le indagini ancora aperte, si può dire da subito che la strage di Casteldaccia costituisce una sintesi di tutto ciò che NON ha funzionato, e di tutto ciò che si doveva fare e non si è fatto quando si lavora, o comunque si accede, in uno spazio che la normativa definisce confinato o sospetto di inquinamento.

Ora, (purtroppo) qui in Italia tutte le informazioni raccolte nelle indagini saranno disponibili a sentenze definitive pronunciate, quindi magari in Cassazione, e a distanza di anni. Inoltre, le indagini della magistratura servono ad individuare delle colpe, più che a stabilire delle cause. Riepiloghiamo in ogni caso brevemente i fatti, con tutte le cautele possibili.

L’AMAP (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, di proprietà pubblica) per la manutenzione delle condotte fognarie appalta le operazioni ad una ditta esterna, la Tek, la quale a sua volta subappalta alla Quadrifoglio. In simili esternalizzazioni, ormai la regola, negli appalti privati controlli (e responsabilità) dell’appaltatore si esauriscono sul primo anello della catena, con quelli successivi che diventano sempre più deboli da punto di vista economico ma anche della qualificazione e formazione del personale (vedasi, da ultimo, la strage a Bargi sul lago di Suviana. Negli appalti pubblici la catena delle responsabilità è più lunga, con tutta una serie di specificazioni che non possiamo trattare qui e che in ogni caso non è detto si applichino agli appalti di una municipalizzata, cioè un tipo di azienda che può assumere diverse forme giuridiche. Oltre al personale della Quadrifoglio, tra cui c’è anche il titolare dell’azienda stessa (un settantunenne, ancora al lavoro alla sua età …. e che in quanto titolare non comparirà nelle statistiche INAIL perché non coperto dall’assicurazione obbligatoria pubblica) si aggiunge un lavoratore dipendente di una agenzia di somministrazione già “affittato” all’AMAP stessa.

Pare che la commessa riguardasse la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo, restando all’esterno. I lavoratori raggiungono il luogo ove operare, in una strada di periferia, aprono un tombino, calano le attrezzature e iniziano ad operare stando all’esterno; un’operazione di routine svolta da personale esperto, e non particolarmente rischiosa. Accade però un qualche imprevisto: la sonda o il tubo restano incastrati …. Ed ecco che il titolare della Quadrifoglio si cala per sbloccarlo; pare che lo sblocco avvenga di colpo, si diffonde il letale idrogeno solforato o acido solfidrico (H2S) in concentrazioni che i Vigili del Fuoco intervenuti rileveranno 10 volte superiori a quelle tollerabili. Prima tre lavoratori, poi gli altri si calano (o secondo alcune ricostruzioni, erano già presenti dove non avrebbero dovuto stare perché il gas tossico non era ancora fuoriuscito) nel tombino non avendo contatti col titolare per portare soccorso. Ma quel che conta è che, in nessun caso, che l’appalto lo prevedesse o meno, avrebbero dovuto calarsi senza alcuna delle protezioni obbligatorie se si opera in ambienti confinati e a rischio di inquinamento; in particolare sprovvisti sia di maschere ad ossigeno, sia del rilevatore di gas tossici. È l’idrogeno solforato che proviene dalla melma presente nelle fogne, prodotto dalla fermentazione dei liquami, fa il suo sporco lavoro; la sua presenza era quindi certa e è davvero difficile credere non fosse conosciuta. Tre operai muoiono subito; altri due seguono la stessa sorte, un terzo resta gravemente intossicato nel tentativo di soccorrerli, e finisce in coma; qualche intossicazione si registra anche tra chi era rimasto all’esterno quando il gas si diffonde. La famigerata catena della solidarietà, lodevole ma inadeguata e letale per gli stessi improvvisati soccorritori, si ripete ancora una volta.  Solo chi è rimasto all’esterno (e, parrebbe, con un certo ritardo, oggetto di indagine) riesce a dare l’allarme. Ma i Vigili del Fuoco intervenuti non possono che recuperare i corpi, la rianimazione da parte del 118 è impossibile; per il recupero di due corpi è necessario addirittura l’intervento dei sommozzatori specializzati. >>>> segue >>>

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