Nota di RS: continua con un nuovo nome una rubrica storica e la collaborazione di un grande amico di RS con il nostro blog. Ne sono ovviamente onorato e auguro a quest’appuntamento di crescere e fiorire sulle nostre pagine virtuali. Sono certo che, data l’acribia e la DEDIZIONE del suo curatore, essa manterrà una moderata continuità, malgrado questi tempi bellici e infelici, frantumati e irregolari. Buona lettura! (Piergiorgio Seveso, Presidente SQE della Fondazione Pascendi ETS)

di Cardinale Albus

Da tempo immemorabile la corte di ogni sovrano degno di questo nome esige la fondamentale presenza di uno o più nani. Tutti i grandi re e imperatori contavano tra i loro cortigiani questi piccoli uomini; addirittura Domiziano istituì un torneo di nani al Circo di Roma. Oltre a fungere da piacevoli oggetti di frivolezze, queste divertenti creature erano invitate a esprimere il loro parere senza tema di censura, vantando un’eccezionale parresia. La loro assiduità a corte era talmente necessaria che si provvedeva a matrimoni endogamici per fare sì che vi fossero sempre nani a disposizione.

Poteva, dunque, quell’eccellentissimo signore dei signori che è il Sommo pontefice essere da meno rispetto alle corti degli altri reucci mondani?

Forse che il Papa, cui è stata affidata la pienezza del potere su tutte le creature, potesse mancare di qualcosa che anche i signorotti della più remota provincia potrebbero ottenere?

Ebbene, la corte pontificia, superando di gran carriera per dignità e varietà tutte le altre, vantava la presenza di numerosissimi nani. Non solo il sacro palazzo era animato dalla vivacità di queste figure, ma lo erano anche le famiglie dei principi della Chiesa. È noto che nel Cinquecento il cardinale Vitellozzo Vitelli da Firenze era uso deputare più di trenta nani deformi al servizio dei suoi lussuosi banchetti.

La memoria di questi figuri fu eternata dalla mano di Raffaello Sanzio (o piuttosto del suo collaboratore Giulio Romano) nelle stanze vaticane commissionate da papa Giulio II e, precisamente, nella sala di Costantino. Proprio in quella mistica e severa scena che ritraeva la visione della Croce alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio, fa capolino la buffa presenza di un nerboruto nano vestito a guerra, intento a sistemarsi un elmo decisamente oltremisura. L’esistenza al seguito di Costantino di un nano non più grosso di una starna è trasmessa da Niceforo Callisto; nondimeno, le fattezze di questo figuro corrispondono con ogni verosimiglianza a quelle di Gradasso Berrettai da Norcia, il paggetto di corte al seguito del cardinale Ippolito de’Medici, nipote di papa Leone X. Il nano in questione era assai noto, giacché se ne trova menzione pure nell’opera spensierata del picaresco Francesco Berni. Il poeta dedicò al buffone Gradasso un intero capitolo delle sue Rime, tutto giocato sull’omonimia con il corpulento e massiccio personaggio dell’Orlando innamorato prima e del Furioso poi.

I nani della corte papale ricordano con la loro peculiare fisicità ciò che noi tutti siamo nei confronti del Vicario di Cristo.

Immagine di Alessandro Allori/ Andrea del Sarto – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35707275


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