Google cambia radicalmente. E con l'IA nel motore di ricerca trasformerà il web - HuffPost Italia

Scegli di capire.

Dossier

Google cambia radicalmente. E con l'IA nel motore di ricerca trasformerà il web

Il santo Graal della tecnologia, e il suo business, stanno per cambiare per sempre. Niente più virgolette, trucchi per ottimizzare le ricerche o clickbait. Da ora in avanti basterà fare una domanda, anche particolarmente articolata, per ottenere una risposta rapida ed esaustiva senza più cliccare sui siti. Come? Grazie all'integrazione di Gemini a Google Search. Dopo alcune esitazioni e più di un anno di lavoro, Google ha deciso di introdurre l’intelligenza artificiale nel suo motore di ricerca, forse per rispondere al chiacchierato lancio targato OpenAI di un browser basato su ChatGPT. Un cambiamento epocale - così come è stato definito da Liz Reid, a capo della divisione Search di Google - non solo per i più di 2 miliardi di utenti in tutto il mondo, ma soprattutto i settori che dipendono in larga parte da Google, come l’editoria.

La notizia è stata diffusa martedì durante Keynote day di Google I/O!, la conferenza per gli sviluppatori che si svolge ogni anno a Mountain View, California. Qui l'amministratore delegato Google, Sundar Pichai, ha annunciato che già dalla prossima settimana gli utenti statunitensi potranno accedere a una nuova funzionalità, l’AI Overview, che arriverà presto anche in altri Paesi soddisfando l’accesso di più di 1 miliardo di persone. Ma di cosa si tratta e perché fa così tanto paura?

La nuova funzionalità permetterà di chiedere al motore di ricerca chiarimenti anche a domande articolate senza alcuno sforzo. A differenza di quanto avviene da più di 25 anni, Google sarà in grado di generare in alto nella pagina una risposta riassuntiva alle domande degli utenti - un’overview per l’appunto - che potrà essere più o meno dettagliata a seconda delle richieste dell’utente, proprio come funziona nelle chatbot tradizionali. Oltre al tipo di dashboard, si potranno chiedere anche più cose in una sola volta e ottenere una risposta unica con tutte le informazioni che servono. Il motore le spacchettarà per dar luogo a un risultato composito, fino addirittura ad essere in grado di pianificare pranzi, cene, e viaggi.

Attenzione però: la classica lista di link organici non sparirà. Semplicemente verrà posizionata più in basso. Un modo, questo, secondo i portavoce di Google, per migliorare l'esperienza degli utenti "togliendo il lavoro di ricerca" e facendo risparmiare tempo a milioni di persone. Del resto, se si otterrà la risposta alla propria domanda già nell’overview, in molti si sottrarranno al click nei vari siti web elencati da Google. È proprio questa la preoccupazione principale dei siti di informazione, il cui business dipende in larga parte dal traffico e dall'indicizzazione nei motori di ricerca. Un tema che dopo la famosa denuncia del New York Times, ha iniziato a preoccupare sempre più editori, oggi intimoriti da possibili e gravi perdite di traffico.

Mountain View sostiene che dai dati dei test fatti finora “tutti i link inclusi nei risultati di Overviews ottengono più visite che se fossero inclusi nella tradizionale lista di risultati su una ricerca “tradizionale”. Una stima che rassicura anche la stessa Google, visto che la pubblicità erogata sui siti che appaiono nei risultati di ricerca - e dunque il traffico - è ancora oggi la sua fonte principale di ricavi, specie se si pensa che il business degli annunci ha fatto guadagnare al colosso tech 175 miliardi di dollari di ricavi solo nel 2023.

Eppure, gli analisti del tech non sembrano dello stesso avviso. Boone Ashworth e Lauren Goode hanno parlato su Wired di un “cambiamento dell’ordine mondiale”, sancendo la “fine della ricerca su Google così come la conosciamo oggi”. Non si parla di meglio o peggio, ma di come Google abbia “lanciato all’aria una sceneggiatura a cui sta lavorando da 25 anni per andare a braccio”. E questo perché neanche Google può davvero prevedere cosa succederà una volta che inizierà a mostrare risposte riassuntive e estremamente personalizzate generate dall’AI. Kevin Roose sul Nyt sembra meno tranchant ma più preoccupato per le implicazioni sull’editoria online. Paure che sono diventate reali con Perplexity, l’intelligenza artificiale dell’omonima startup di San Francisco che già ora induce gli utenti a smettere di cliccare su qualsiasi link, fornendo un riepilogativo di informazioni raccolte e elaborate con l'AI generativa.

Ma non tutti sono così pessimisti. "Da un punto di vista tecnico generale non ci sono necessariamente dei rischi - spiega ad ad HuffPost Alessandro Chessa, Ceo di Linkalab - "Questo passaggio in avanti è stato parzialmente già fatto da Microsoft con Bing e Copilot per connettere il mondo delle chatbot a contenuti live. Nel caso dell'AI Overview di Google questa connessione tra domande e risorse web avviene durante la ricerca in maniera molto più organizzata, con una risposta complessa racchiusa in una dashborad". "Questo non significa necessariamente che i contenuti editoriali spariranno", tiene a specificare il data scientist.

"Potenzialmente stiamo passando da una situazione in cui i contenuti, anche quelli editoriali, erano inglobati e nascosti dentro i modelli di chatbot a una situazione in cui magari in tempo reale si collezionano esplicitamente contenuti indicati con dei link, ma in una visione riassuntiva. Certo - continua Chessa - a livello Seo questo cambierà il ranking delle pagine, visto che essere indicizzati ora che la risposta del motore di ricerca non è più una lista di link organici cambierà anche le ambizioni dei siti. Ma le problematiche del business editoriale non cambiano. Non vedo ulteriori pericoli" sempre nella speranza che "Google continui a fare quello che ha sempre fatto, e cioè cercare di organizzare risorse esistenti sul web e potenzialmente riconoscibili nella loro fonte. Bisogna vedere come verrà organizzato il nuovo motore di ricerca per dire con certezza se faccia o meno far emergere alcuni contenuti". Che sia o meno una rivoluzione, forse è troppo presto per dirlo. Ma lo scopriremo in un modo o nell'altro.

I commenti dei lettori

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

Suggerisci una correzione
Parla con noi