La relazione extraconiugale, il mobbing, i profili falsi sui social: chi è Giampiero Gualandi l'assassino di Sofia Stefani
La notizia che era circolata a livello di indiscrezione, sull'esistenza di una relazione tra i due, è stata oggi confermata
FILIPPO FIORINICreato da
ANZOLA DELL’EMILIA. La versione di Gualandi non ha convinto i Carabinieri e il pm che, dopo una notte di interrogatorio, ne hanno deciso il fermo e lo hanno trasferito al carcere bolognese della Dozza. Com'è suo diritto, il vigile urbano di 63 anni, sposato, padre di due figli, che ieri si trovava solo in una stanza del comando di Polizia Locale ad Anzola Emilia, insieme alla collega 33enne Sofia Stefani, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Tuttavia, gli inquirenti
credono che abbia sparato volontariamente alla giovane, uccidendola, e non che il colpo sia partito accidentalmente, come all'inizio aveva sostenuto.
Il movente è di ordine sentimentale. La notizia che era circolata a livello di indiscrezione, sull'esistenza di una relazione tra i due, è stata oggi confermata. A quanto pare, la storia tra loro procedeva tra alti e bassi e Gualandi aveva deciso di interrompere il rapporto. A quel
punto, la giovane vigilessa lo ha raggiunto negli uffici di Anzola per un chiarimento. Dall'analisi dei telefoni cellulari, si sta cercando di capire se a far scattare il gesto violento ci siano state minacce da parte di lei di rendere pubblico quello che c'era stato tra loro. Anche il congedo dal copro di Polizia Locale, di cui Sofia era recentemente stata oggetto, è un aspetto che va approfondito, per capire se su questo abbia avuto voce in capitolo il superiore che poi l'ha uccisa.
Di certo, Sofia Stefani amava il suo mestiere di vigile, che ha svolto per due anni. Lo conferma il sindaco del suo comune di residenza, Davide Dall'Omo, primo cittadino a Zola Predosa (Bo), e gli stessi social della giovane, dove pubblicava praticamente solo fotografie in divisa o in servizio.
Mentre le indagini a carico del sostituto Dambruoso proseguono, emergono aspetti preoccupanti nel passato di Gualandi. Il suo arrivo al Comando di Polizia Locale di Anzola Emilia è stato segnato da un contenzioso con il suo predecessore. Ne nacque una denuncia per mobbing contro lo stesso Gualandi, che fu riconosciuta legittima e portò al reintegro del comandante precedente, rimasto poi in servizio fino alla pensione.
Un altro episodio poco nobile si riferisce a una multa da mille euro che Gualandi aveva comminato a un'associazione benefica di questa cittadina sulla Via Emilia. Un gruppo di volontari organizza come ogni anno la festa della birra e affigge dei cartelli scritti a mano. Il
vigile contesta la mancata richiesta delle autorizzazioni comunali e spicca la sanzione. Il sindaco, ancora in carica, Giampiero Veronesi, riconosce la legittimità formale del verbale, ma obietta sull'opportunità di colpire i volontari con un'importo simile. In ricordo dell'episodio, lo stesso Veronesi dice: «Difficilmente sarebbero arrivati a incassare una tale cifra con la sagra». Di lì a poco, i social dell'amministrazione comunale iniziano a ricevere attacchi «completamente infondati - spiega ancora il primo cittadino - ma evidentemente fatti da qualcuno che ha accesso alle informazioni della Polizia Locale».
Ne nasce una denuncia e dalle indagini si scopre che i tre profili Facebook attivi nella campagna denigratoria (ancora aperti), sono stati tutti creati dallo stesso indirizzo email, che comincia con il nickname «giampu», e Gualandi all'anagrafe fa Giampiero. Il computer dai cui
partono, poi, è quello del Comando di Polizia Locale dove già all'epoca lavorava Gualandi e dove ieri è stata uccisa Sofia Stefani. Avendo più persone accesso al terminale, non si riesce a dimostrare al di là di ogni dubbio chi abbia agito contro la giunta e la denuncia viene archiviata.
A restare lettera morta, è stata poi anche un'altra inchiesta ai danni di Gualandi. Il suo nome compare in un'indagine della Guardia di Finanza, a proposito di un appalto da 156 mila euro per installare 7 telecamere di sicurezza. Gualandi è sospettato prima di aver mentito sui
progressi di un cantiere che in realtà non era mai partito, poi di false dichiarazioni al pm che lo interroga in proposito.
Per ultimo, Il Resto del Carlino dà notizia di una denuncia per molestie sessuali, spiccata e poi ritirata da una collega di Gualandi nel 2014. In paese, chi ha avuto rapporti con quest'uomo fino a ieri incensurato, lo descrive come un prevaricatore. Come abbia fatto a occupare i vertici di un'istituzione di polizia per 26 anni, muovendosi tra diversi comuni della provincia Bolognese, resta un mistero.
Difficilmente, ora che si trova in carcere con l'accusa di femminicidio, potrà tornare a ricoprire questo ruolo.
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