Borbonese (terza parte): castelli e capitelli duchi e re… ma su due ruote - La Stampa

Ci fu la nobiltà di sangue e la terra dei Borboni ne ha il primato in Francia tra duchi e re Luigi di successo. Ci fu la nobiltà di toga e Moulins, ancora oggi capitale amministrativa e tribunalizia dell'Allier, se ne vanta anche perché complice di quella architettura laica che racconta la fierezza dei propri beni di tanti gentiluomini in fuga dai loro vecchi domini campagnoli polverosi, noiosi e vetusti anche se ora assai fascinosi. E c'è oggi la nobiltà di ruota, dove il pedale è sovrano, che corre lungo le sponde spesso selvagge e lussureggianti della Val de Allier - mecca della pesca (anche fly-fishing) e riserva naturale popolata da castori, pivieri, aironi, cicogne e picchi neri - e altalena sulle piste che cuciono castelli, chiese romaniche e antichi flutti termali blasonati dai Borboni. Il territorio pianeggiante lungofiume o leggermente ondulato verso l'interno occidentale si presta a percorsi non impegnativi e rilassanti consoni per raggiungere, con la dovuta lentezza di un tempo pietrificato in priorati d'autore dove pure fanno irruzione l'arco e le volte acutizzanti di stampo cluniacense, alcune gemme medioevali apparentemente avulse dall'inquieta e dinamica civiltà francese che si è manifestata dal Settecento in poi: siano quelle severe e austere - castellane - siano quelle estrosamente elaborate in religiose e/o mistico-pagane animazioni scolpite nelle chiese. Entrambe restano comunque visioni protettive e rassicuranti dove si precipita nel passato. È raro e interessante il melange tra le radici della più nota dinastia reale francese e la campagna su cui sono cresciute, ai margini di quel Massiccio Centrale apostrofato dispregiativamente dai parigini "provinciale buco di culo del paese" ma che comunque, ancora nel 2024, è autentico, sincero ed economicamente conveniente. Non solo. A differenza dell'Italia ad esempio, dove per densità abitativa e per la presenza di architetture dalla mano geometra, le interconnessioni da un luogo turisticamente e artisticamente importante e l'altro sono a dir poco discutibili, in Francia come in Spagna ma soprattutto in Alvernia le tratte attraversano paesaggi incontaminati.

Una settimana, stropicciando solo 20 o 25 chilometri al giorno per un totale che ne sfiora 70, è un tempo ragionevole anche per i neofiti del velocipede per visitare e vivere con calma Billy, Souvigny, St.Menoux e Bourbon-L'Archamboult e respirare la storia e godere i volti indulgenti di santi affrescati - che non danno risposte sulle origini e la diffusione del cristianesimo - o i profili austeri di cavalieri scolpiti che incutono rispetto, o ancora scrutare le geometrie astratte e fantastiche dei capitelli di cluniacense memoria e i volumi dei massicci donjon e le mura possenti cha parlano, anche con spettacoli di sonetlumiere di cui anche in epoca digitale i francesi sono maestri, di arcane querelles e di scontri veri o presunti consumati attraverso i secoli. Una cosa è certa: nell'Allier e nel borobonese non c'è posto per l'indifferenza. Impossibile non godere il silenzio e la pace dei villaggi mignon dove il tempo si è fermato. A parte Bourbon-l'Archamboult che fu la culla della dinastia Borbone ma che ancora è una meta di cure termali (gli stabilimenti storici sono tutelati) e dunque è infarcita di piccoli alberghi anche di charme o pensioni più o meno chic, altrove solo familiari gites, chambres d'hote e b&b accolgono i turisti.

La fortezza di Billy, quasi a metà strada tra Vichy e Moulins, vista da lontano sembra ritagliata da un disegno animato. Costruita tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo su di un picco calcareo che domina l'Allier, è l'archetipo dei castelli medioevali a corte chiusa dove le case del villaggio si appoggiano alle mura. Rispose infatti a tre preoccupazioni dell'epoca: imperativo della difesa, necessità di adattarsi alle condizioni topografiche (da ciò la diversità dei piani) e le esigenze di prestigio con le torri che hanno un significato sociale quanto una funzione militare. Entrò a far parte del patrimonio dei signori di Borbone nel 1232.

Un set unico dunque che comprendeva tre custodie protettive. La torre sul cammino di ronda permette di ritrovarle nel disegno delle vie del paese, che si arrotola sotto le poderosa mura, e tra i resti integrati agli edifici. Il camminamento di ronda offre poi un'onirica vista panoramica sulla valle dell'Allier che non è disturbata da involute costruzioni. Ha dunque forse conservato intatto il fascino maestoso di imprendibile fortezza: meglio di altri castelli fortificati.

Souvigny ( a 13 chilometri da Moulins) è il charmant borgo medioevale "figlio" di Cluny che fu una delle forze organizzatrici e propagatrici dell'arte romanica, tappa del cammino francese verso Santiago di Compostella e necropoli dei duchi di Borbone. Il priorato, luogo di pellegrinaggio, risale all'XI e al XII secolo ma fu rimaneggiato in forme gotiche quando divenne luogo di sepoltura della blasonata famiglia. Le torri che stringono la facciata mantengono forme romaniche. L'interno scandito da cinque navate con doppio transetto e coro a deambulatorio protegge la tomba dell'abate cluniacense St-Mayeul modellato in pietra a due ordini di fini arcatelle e statue borgognone mentre nella cappella che chiude la navata di destra, recinta da transenne marmoree, sono solidificate le tombe di Luigi II di Borbone e della moglie Anna di Alvernia: le figure dei defunti giacenti, elegantissime nei panneggi, solo in piccola parte vennero danneggiate durante la Rivoluzione Francese perché gli insorti presero a martellate, ovunque in Francia, le parti sporgenti dei volti, nasi, bocche e occhi. Risparmiarono i cani ai piedi dei defunti simboli di fedeltà. Sulla sinistra del coro la tomba di Carlo I di Borbone e della consorte Agnese di Borgogna è recintata da transenne a pochi passi dalla policroma Pietà che dal Quattrocento abbellisce l'altare. Se le tombe emanano un senso di mistero e di raccoglimento tipico del romanico pur essendo ben posteriori, la struttura delle navate slanciate verso l'alto è gotica.

Tra i resti del chiostro e i giardini seicenteschi alla francese del priorato -- al cui ingresso è ricavata una gradevole "gîte de France", nella sala capitolare un piccolo museo ostenta il celebre calendario di Souvigny che è una colonna zodiacale del XII secolo.

Sulla via di Bourbon-l'Archamboult che dista da Souvigny circa 23 chilometri si raccoglie in pietrificata posizione fetale la chiesa romanica di Saint Menoux, capolavoro dagli ipnotici capitelli che, tra animali fantastici, decorazioni vegetali, bestiari e astratte geometrie scolpite con maestria, richiama quelle paganeggianti bibbie di pietra sagomate nelle chiese del vicino Brionnais. A Saint Menox è evidente il ritmo architettonico creato dalle forme rotonde che cercano di riprodurre la perfezione di un universo - mondo che rimane comunque ancora misterioso e oscuro - intervallate con fantasiosi inserti e sovrabbondanza di arcaici dettagli modellati sopra alle colonne: nei capitelli appunto.

Saint-Menoux è famosa per la tomba del santo di origine celta, le débredinoire, che ha il potere secondo la leggenda di guarire i semplici di spirito, i "bredins", i matti insomma. Come? Si deve infilare la testa nella nicchia aperta nella parete del sarcofago per vedere e osservare i resti del bretone Menoux e così, ritirato il capo, se si è un po' pazzi si guarisce; ma se si è normali sfilando la testa dal buco si picchia sulla pietra e si acquista così la pazzia di tutti i precedenti matti che infilandola sono però guariti. Scherzo diabolico. Indimenticabile, bernoccolo a parte.

Assorbito il bernoccolo e pedalati altri 25 chilometri ecco stagliarsi i ruderi imponenti del duecentesco castello di Bourbon-l'Arcahamboult, delimitato da tre torrioni cilindrici (di 15 che ne contava in origine), proprio dove i Borboni ebbero origine. Il castello, che è legato a una più vasta cortina esterna dove svetta la trecentesca tour Quinquegrogne, domina la stazione termale idrominerale apprezzata e frequentata dalle corti reali a cominciare dalla marchesa-Madame de Montespan la più nota tra le favorite del Re Sole al quale diede sette figli forse grazie alle cure miracolose delle sorgenti di Bourbon-l'Archamboult. Insomma il castello e il borgo con le sue acque paiono proprio di buon auspicio. In difficili tempi di denatalità. Passo a passo, anzi pedalata dopo pedalata, tra pascoli verde-illegale chiazzate da floride vacche Charolais bianco-latte e campi giallo-sole di fiori di colza si celano le ville e i castellotti di Charnes, d'Avrilly, du Riau, de Panloup, de Neuglize, de Chaugy, de la Matray rifugi di vassalli, valvassini, valvassori, segretari e tesorieri dei Borboni: lacune delle cinquecento dimore abitate da quella piccola nobiltà di sangue, e poi di toga, che proliferò attraverso i secoli nel Borbonese. Alcuni manieri aperti al pubblico, altri privati. Comunque preziosi.

INFO

- allier-auvergne-tourisme.com

- tourisme-bocage.fr

- vichy-destinations.fr

- gites-de-france-auvergne.fr

- moulins-tourisme.com

ARRIVARE
In auto: da Torino e Milano sono circa 700 chilometri di autostrada via Ginevra e Lione. In treno con il TGV fino a Chambery e poi con i regionali via Lione sono circa 7 ore di viaggio. In aereo con airfrance.com al De Gaulle e poi in treno dalla Gare Paris-Bercy per ancora circa tre ore di rotaia.

NOLEGGIO BICI
Proprio di fronte al Cncs sulle sponde dell'Allier di fianco alla Maison de la Riviere Allier un centro attrezzato noleggia biciclette comuni, mountain-bike, bici elettriche e a idrogeno. Perfette.

DORMIRE E MANGIARE
Non si contano i Logis-de-France e le Chambres&Maison d'Hotes e i b&b in zona. Altrettanto i piccoli bistrot.

Saporiti i formaggi tipici campagnoli a chilometro zero sia vaccini che, soprattutto, di capra. Le mucche di razza Charolais, tipiche della Borgogna e dell'Allier, hanno una carne morbida e saporita. I vini, bianchi e rossi, sono elaborati dai vigneti di Saint Poursain.

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