Coppola, Cronenberg e Miller. Al Festival di Cannes arrivano i capitani coraggiosi che da mezzo secolo sfidano il pubblico (e gli Studios) - la Repubblica

Coppola, Cronenberg e Miller. Al Festival di Cannes arrivano i capitani coraggiosi che da mezzo secolo sfidano il pubblico (e gli Studios)

Coppola, Cronenberg e Miller. Al Festival di Cannes arrivano i capitani coraggiosi che da mezzo secolo sfidano il pubblico (e gli Studios)
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Palma onoraria a Meryl Streep: “Venni qui trentacinque anni fa pensando che la mia carriera fosse finita. Sono andata avanti grazie al pubblico”

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CANNES – Vecchi capitani coraggiosi che mezzo secolo fa hanno fondato la New Hollywood, sfidato gli studios, imposto nuovi modelli produttivi inglobando le istanze della controcultura della società americana.


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E che, oggi, non si tirano indietro di fronte a nuove, rischiose sfide: Francis Ford Coppola, 85 anni, guida la schiera di artisti di felice vecchiezza che si prendono la scena al Festival. Meryl Streep, 75 a giugno, è accolta da una infinita standing ovation e dalla Palma d’oro alla carriera. Sintetizza il cambio di paradigma anagrafico: «Venni a Cannes 35 anni fa, avevo 40 anni, tre figli e pensavo la mia carriera fosse finita. Oggi sono qui grazie ai cineasti e al pubblico che non si è stancato di me».

La seguiranno, nei prossimi giorni, Kevin Costner, 69, che porta da regista la sua saga western lunga tre ore e Richard Gere, 74enne al centro di Oh, Canada, del 76enne prolifico Paul Schrader. Ecco l’orgogliosa perversione dell’ottantunenne David Cronenberg, che sublima il lutto con l’horror cimiteriale The Shrouds, e la follia acrobatica dell’australiano George Miller, nuovo capitolo della saga post apocalittica, tempeste di sabbia e femminismo punk, Furiosa — A Mad Max Saga. Il sogno vorrebbe vedere Coppola consegnare a George Lucas la Palma onoraria, per Frémaux è «un caso meraviglioso che tornino lui, Schrader e Lucas: quando lo abbiamo invitato non avevamo ancora visto Megalopolis».

Di scena domani, Megalopolis è il film più atteso di questa edizione: ci vorrebbero elicotteri e cavalcate di valchirie per il ritorno del cineasta, a cinquant’anni dalla Palma d’oro per La conversazione, a quarantacinque da quella per Apocalypse now. E proprio su quel set leggendario vividamente raccontato da Eleanor Coppola, la moglie del regista scomparsa da poche settimane, nacque l’idea del kolossal futuristico ispirato all’antica Roma, un progetto che il “Cesare” Coppola ha inseguito nei decenni, si è autoprodotto vendendo l’azienda vinicola, e che ora sfida le nuove generazioni di autori. Tra la congiura di Catilina e la tecnologia di Mandalorian, Megalopolis racconta lo scontro tra un giovane architetto, Adam Driver, con un progetto utopistico di rifondazione della metropoli americana, e il sindaco conservatore, Giancarlo Esposito; Nathalie Emmanuel interpreta la figlia del secondo e amante del primo. Dei sessant’anni di carriera vissuti tra vicissitudini e sfide, crolli epocali e successi indelebili, Coppola ha saputo muoversi dentro e fuori gli studios. Ma è stato un passo falso, per l’ansia di trovare un distributore forte (per l’Italia è appena entrata Eagle Pictures) l’aver mostrato il film qualche settimana fa a Los Angeles ai capi delle major, alcuni dei quali lo hanno bollato come “invendibile”: meglio affidarsi, invece che al giudizio dei venditori, a quello della giuria del Festival.

Megalopolis, il trailer del film che Francis Ford Coppola si è prodotto da solo

Di sicuro la rassegna francese è stata un formidabile volano per Mad Max — Fury Road nove anni fa, il ritorno alla saga culto 30 anni dopo la prima uscita, un film esplosivo in cui western, action e road-movie convivono. Furiosa è il prequel in cui Miller punta su una versione giovane della guerriera, al posto della testa rasata di Charlize Theron c’è la chioma folta di Anya Taylor-Joy.

'Furiosa', Anya Taylor-Joy raccoglie il testimone di Charlize Theron a Cannes 2024

Kevin Costner ha debuttato alla regia nel 1990, con Balla coi lupi. A Cannes porta Horizon — An american saga, monumentale progetto in più episodi sulla conquista del West: affronta il costo, in termini di guerra e violenza, della costruzione e dell’espansione degli Stati Uniti d’America. Oh, Canada segna il ritorno in coppia tra Schrader e Gere 45 anni dopo American gigolo: la storia del film, in concorso, è quella del documentarista Leonard Fife, americano di sinistra che fuggì in Canada per evitare la leva in Vietnam. Mentre combatte il cancro a Montreal, accetta un’intervista finale che si rivela una scioccante confessione.

In gara anche The Shrouds, i sudari, l’ultima provocazione horror di Cronenberg. Il film ha avuto una lunga gestazione, nato mentre il regista canadese elaborava il lutto per la perdita della moglie. Si racconta del rapporto tra un uomo, Vincent Cassel, e l’(oltre)corpo della consorte defunta, Diane Kruger: il trapasso diventa l’ultimo spettacolo e anche la metafora del cinema.

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