F1, Vettel e il ricordo di Senna: 'Ayrton speciale per tutte le generazioni' | Sky Sport

F1, Vettel e il ricordo di Senna: "Ayrton speciale per tutte le generazioni"

L'INTERVISTA
Mara Sangiorgio

Mara Sangiorgio

Il pilota tedesco salirà a Imola su una McLaren, la MP4/8, che fu della leggenda brasiliana. A Sky racconta le sue sensazioni: "Porterò questa macchina in pista e dedicargli il giusto tributo per la persona che era, il pilota che era, tutto ciò che ha raggiunto. Lo sento anche come un mio collega nonostante non abbia avuto l’opportunità di incontrarlo. Da quel weekend terribile c'è stata una forte spinta sulla sicurezza per le generazioni seguenti, inclusa la mia"

GP IMOLA, LA GARA LIVE

Un weekend particolare ed emozionate a Imola per la Formula 1 e per Sebastian Vettel. A 30 anni dal tragico incidente di Ayrton Senna al Tamburello, il pilota tedesco salirà su una monoposto del campione brasiliano, la McLaren MP4/8, per un giro di pista prima della gara di domenica. Vettel, che giovedì è stato protagonista di un'altra iniziativa, una corsa che ha coinvolto tutti i piloti, ha raccontato a Sky le sue sensazioni prima di salire sulla monoposto della leggenda Ayrton. Nel video d'apertura un estratto dell'intervista che potrete vedere nella sua versione intergarale nella giornata di sabato 18 maggio su Sky.

Questa macchina speciale qui a Imola. Perché Ayrton Senna è e rimarrà unico per te e per tutti?

"E' un anno molto speciale e siamo in un posto speciale. Essere qui a Imola trent’anni dopo aver perso una vera leggenda del nostro sport vuol dire tanto. Ma penso anche anche a Roland Ratzenberger nel sabato di qualifiche di quel tragico weekend che rimarrà sempre nella nostra mente e nei nostri cuori. È bello e giusto aver l’opportunità di ricordali. Innanzitutto girando con una splendida macchina che lui guidava l’anno precedente alla tragedia. La porterò in circuito per dedicare il giusto tributo per la persona che era, il pilota che era, tutto ciò che ha raggiunto. Lo sento come un mio collega nonostante non abbia avuto l’opportunità di incontrarlo. Con quel weekend terribile c'è stata una forte spinta sulla sicurezza per le generazioni seguenti, inclusa la mia. Perciò ci sono così tante ragioni per essere legati ad Ayrton Senna. Penso sia un vero eroe e che sia importante ricordarlo".

Avevi sette anni quando è morto come è perché è una persona e un pilota così speciale per te e la tua generazione?

"Avevo sette anni e non avevo ben capito cosa stava succedendo. Non avevo ben chiara quanto fosse grande la sua personalità e quanto fosse grande come pilota. Mio padre era tifoso di Senna e quello fu un giorno buio, molto. Mio padre mi spiegò con tristezza quello che era accaduto, ma ero piccolo e non capivo bene. Ho avuto il piacere di lavorare con persone che hanno collaborato con Ayrton e penso che sia un vero peccato che tutti noi o molti di noi non abbiano avuto l’opportunità di incontrarlo. Ho avuto l’idea di guidare la sua macchina perché, sapendo che è il trentesimo anniversario dalla tragedia, abbiamo cercato di fare qualcosa per rendergli omaggio, come piloti e come comunità. Ma è anche l’opportunità per mostrare la sua macchina". 

Sarà difficile per te passare in quella curva con questa macchina? Cosa penserai guidando questa macchina?

"Sicuramente emozionante. La curva è stata cambiata dopo l'incidente e negli anni abbiamo provato a spiegare una delle cose che sapete dopo che sono state messe in atto alcune azioni serie per quanto riguarda la progettazione dei circuiti, delle auto, la realizzazione dei materiali e dell'attrezzatura più sicura. Quindi sì, penso che sarà un momento speciale, soprattutto avere persone qui e sulle tribune e sono abbastanza sicuro che molti dei presenti saranno stati lì anche trent’anni fa, anche se un po' più giovani. Ma penso che anche per questo sia un momento molto speciale".

Come sono cambiate le macchine attuali in termini di sicurezza rispetto a queste macchine?

"Basta guardarle. Come vedrai domenica le mie spalle saranno scoperte, ovviamente non c’era l’halo. Poi altre parti nel design, nella struttura. Queste macchine erano molto più pericolose di quelle odierne, le velocità erano molto molto alte. Ovviamente anche oggi la Formula 1 rimane uno sport pericoloso, è il rischio dello sport. Ma allora c’erano molte meno protezioni intorno al pilota: la struttura, l’esposizione della schiena. Tutto è andato avanti per fortuna, sono più grandi, pesanti, più sicure e gli incidenti che abbiamo visto negli scorsi anni e che sembravano terribilialla fine hanno visto i piloti uscire con le proprie gambe. Insomma, questa è la buona notizia di queste macchine, sono molto meglio di allora".

 Qual è la prossima macchina che ti piacerebbe guidare?

"Beh, sicuramente questa per ora. Poi non lo so, il tempo ce lo dirà. Sono stato in un’ottima posizione per molti anni guidando molte belle macchine. Vedremo".