Si è avvicinato alla folla che voleva salutarlo e da lì sono partiti diversi colpi di pistola, poco dopo le 14:30 di oggi pomeriggio, che lo hanno ferito all’addome. Sono gravi le condizioni di Roberto Fico, premier slovacco ferito nella sparatoria davanti alla Casa della Cultura, a circa 150 km da Bratislava, dove si riuniva il governo. Caduto a terra e trascinato in auto, è stato portato subito in ospedale. L’attentatore è stato arrestato. Attualmente sono attesi aggiornamenti sulle sue condizioni. 

Chi è Robert Fico, il premier della Slovacchia ferito in una sparatoria fuori Bratislava

Robert Fico, 59 anni, è nato in Cecoslovacchia. Si è laureato in legge a Bratislava, coltivando nel frattempo la passione politica. Si iscrive al Partito Comunista di Cecoslovacchia nel 1987. Dopo la “Rivoluzione di velluto” che nel 1989 porta al crollo del regime comunista cecoslovacco, entra nel Partito della Sinistra Democratica (SDL), erede del Partito Comunista in Slovacchia. Poi 1994 al 2000 ha rappresentato il suo paese presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Ha ricoperto la la carica di Primo Ministro della Slovacchia per due mandati: il primo dal luglio 2006 al luglio 2010 e il secondo dall’aprile 2012 al marzo 2018. In seguito all’uscita dal SDL, ha fondato un nuovo partito chiamato Direzione – Socialdemocrazia (SMER), inizialmente presentato come formazione politica di centro, ma successivamente indirizzatosi verso  posizioni più oltranziste e populiste di sinistra. Diventa ben presto il politico di opposizione più popolare del paese, anche in virtù dell’impatto negativo che hanno le riforme del governo guidato da Mikuláš Dzurinda. Nel 2006, il suo partito SMER vince le elezioni parlamentari con il 29,1% dei voti. Fico forma una coalizione con il Partito Nazionale Slovacco (SNS) e il Partito Popolare – Movimento per una Slovacchia Democratica (HZDS). Nel 2012, lo SMER vince nuovamente le elezioni parlamentari con il 44,41% dei voti. Tuttavia, nel 2018 Fico è costretto a dimettersi a seguito delle proteste scatenate dall’assassinio del giornalista slovacco Ján Kuciak che stava indagando su casi di corruzione legati ai fondi strutturali dell’Unione Europea. Gli successe Peter Pellegrini, allora suo vice, oggi leader di una formazione socialdemocratica concorrente, Hlas, che ha ottenuto quasi il 17% dei voti.

Le posizioni scomode

Le idee di Robert Fico in tema di politica internazionale, che gli hanno permesso di vincere le elezioni dello scorso settembre, sono chiare. La guerra in Ucraina? Un conflitto tra Stati Uniti e Russia. L’Ucraina nella Nato? Porterebbe alla terza guerra mondiale. Il battaglione tattico della Nato di stanza in Slovacchia? Come i nazisti. La fornitura di armi all’Ucraina? Da fermare subito. Le ONG presenti in Slovacchia che ricevono finanziamenti dall’estero? Agenti stranieri. Il governo in carica? È di Soros. Ma non solo di politica internazionale ha parlato il probabile futuro primo ministro slovacco: anche di migranti e di tematiche LGBTQ+.  Su entrambi ha avuto un approccio decisamente populista e di destra, più di quella sinistra cui teoricamente appartiene, essendo peraltro il suo partito attualmente membro del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo. Mentre sui migranti ha dichiarato:  “Neppure Dio non sa chi [dei migranti illegali] sia un terrorista o chi abbia una qualche malattia infettiva“, aveva detto all’inizio di settembre con una dichiarazione che richiama quanto dichiarò già nel 2016: “Può sembrare strano, mi dispiace ma l’Islam non ha alcun posto in Slovacchia”. Sono state le sue narrazioni anti-migranti, rafforzate da alcuni sindaci e da altri partiti di estrema destra, che sono state rapidamente riprese dalle reti di disinformazione. Da quel momento hanno descritto i migranti come ladri che entrano con la forza nei giardini recintati delle persone, rubano la loro frutta dagli alberi o nuotano nelle loro piscine.

Fico ha incolpato di tutto questo il presidente Zuzana Caputová, il primo ministro ad interim Ľudovít Ódor e il capo dell’ufficio migrazione Ján Orlovský, sostenendo che hanno attuato la “politica migratoria di Soros”. Parole tristemente note per noi italiani. Sulle tematiche LGBTQ+, l’ex primo ministro Robert Fico è invece famigerato per i suoi frequenti attacchi verbali alla loro comunità. Ha definito l’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso, che non è possibile in Slovacchia, come una “perversione”. L’ultimo video della campagna elettorale di Smer ha mostrato un personaggio che assomiglia al leader del partito liberale PS Michal Simecka avvolto in una bandiera arcobaleno mentre riflette su quale bagno (maschile o femminile) scegliere a scuola. “Mentre il progressista Misho (Michal) decide se oggi è un ragazzo, una ragazza o un elicottero oggi, per noi l’ideologia di genere nelle scuole è inaccettabile e il matrimonio è un’unione unica tra un uomo e una donna”, dice un Fico sorridente nel video. “Certamente non sarò mai un sostenitore del fatto che le persone LGBTQ+ possano sposarsi, come vediamo in altri paesi”, aveva detto infine Fico in una conferenza stampa di recente.

Redazione

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