Così Filippo Turetta ha pianificato la morte di Giulia Cecchettin
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Dall’app per pedinarla alla scelta del luogo dove abbandonare il corpo: ecco come Filippo Turetta ha pianificato la morte di Giulia Cecchettin

Immagine di copertina

Filippo Turetta aveva pianificato ogni dettaglio del femminicidio con precisione sconcertante. Gli investigatori, ricostruendo i suoi movimenti per mesi, hanno scoperto un promemoria che aggiornava costantemente, delineando come sequestrare, uccidere e abbandonare il corpo di Giulia Cecchettin. Secondo le indagini, Turetta ha iniziato a progettare l’omicidio all’inizio di novembre 2023, periodo in cui Giulia avrebbe conseguito la laurea e si sarebbe definitivamente allontanata da lui. Turetta l’ha accoltellata 75 volte, sfregiandola anche al volto, incapace di accettare la sua libertà. Aveva acquistato un’app per monitorare il cellulare di Giulia, controllando quando era online e se leggeva i suoi messaggi. Le sue comunicazioni erano spesso minacciose o petulanti, simulando un malessere e intenti suicidari per tormentarla, come riportato nell’atto di fine indagine.

Un piano minuzioso

Turetta aspettava il momento giusto per mettere in atto il suo piano, dettagliatamente descritto in un file poi recuperato dagli investigatori. Già dal 7 novembre aveva progettato le fasi violente dell’azione: silenziare Giulia inserendole un calzino umido in bocca, usarle del nastro adesivo per immobilizzarla, e acquistare online il materiale necessario, come il nastro adesivo. Cercava su internet località montane dove avrebbe potuto attuare l’omicidio e occultare il corpo, scegliendo infine la zona boschiva del lago di Barcis. Tra le sue ricerche figuravano anche manette, corde e badili. Per evitare di essere rintracciato, aveva acquistato una cartina stradale cartacea e preparato due coltelli, sacchi neri per nascondere il corpo, e beni utili alla fuga come denaro contante, abiti puliti e provviste.

La brutalità dell’omicidio

Turetta ha aggredito Cecchettin con 75 coltellate, colpendola alle mani mentre tentava di difendersi. L’attacco è iniziato a cento metri da casa della ragazza, dove l’ha anche presa a calci, e si è concluso nella zona industriale di Fossò. Quando Giulia ha cercato di scappare, Turetta l’ha raggiunta e colpita al collo da dietro, caricandola poi in macchina mentre perdeva molto sangue. Ulteriori colpi sono stati inferti in quel frangente. Non ha risparmiato neppure gli sfregi al volto, con la Procura che contesta l’aggravante della crudeltà.

Controllo ossessivo e minacce

Turetta aveva acquistato un’app spia per monitorare il telefono di Giulia, ossessionato dal fatto che lei avesse disattivato la doppia spunta blu su WhatsApp. Non tollerava di non poter vedere se Giulia fosse online. Questa applicazione, usata spesso da genitori per controllare i figli, gli permetteva di monitorare l’attività di Giulia senza lasciare traccia. Questo comportamento alimenta l’aggravante dello stalking, con messaggi ossessivi e petulanti cancellati da Turetta. Era continuamente minaccioso e molesto, chiedendo notizie sulle frequentazioni di Giulia e presentandosi inaspettatamente nei luoghi che lei frequentava. Rappresentava il proprio malessere e intenti suicidari in modo fittizio, sfruttando il carattere empatico di Giulia, che viveva nella paura di lui e temeva potesse farsi del male.

La Laurea di Giulia: Il fatto scatenante

Turetta aveva iniziato a pianificare l’omicidio proprio a novembre 2023, poco prima della laurea di Giulia in ingegneria. Per i pm, la laurea rappresentava la fine definitiva del loro rapporto, con Giulia che si era iscritta a un corso a Reggio Emilia per diventare illustratrice di libri per bambini. L’11 novembre, giorno dell’omicidio, Filippo e Giulia erano usciti insieme per comprare le scarpe per la laurea. La studentessa aveva appena inviato la versione definitiva della tesi alla sua professoressa. Cinque giorni dopo avrebbe dovuto essere un giorno di festa, ma Turetta ha trasformato quella giornata in una tragedia.

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