Von der Leyen a Roma, incontro con i forzisti tra imbarazzi e porte chiuse. E Tajani deve precisare: “Con lei tutto bene” - la Repubblica

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Von der Leyen a Roma, incontro con i forzisti tra imbarazzi e porte chiuse. E Tajani deve precisare: “Con lei tutto bene”

Studenti contestano von der Leyen a Roma
Studenti contestano von der Leyen a Roma (agf)

Tappa di poche ore nella Capitale della presidente della commissione europea. Caos in agenda, la riunione con i giovani azzurri si svolge quasi in segreto. Il leader di FI sdrammatizza, ma alla convention dell’Eur non la cita mai

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Una tappa elettorale anomala, che si consuma lontana dai riflettori. Ursula von der Leyen è a Roma, in qualità di candidata ufficiale del Ppe per la guida della Commissione, ma la sua visita trova una Forza Italia tiepida e percorsa da dubbi. I suoi appuntamenti con il partito vengono tenuti nascosti e poi si svolgono a porte chiuse: un’agenda che cambia in continuazione, per lo stupore dello stesso staff di von der Leyen.

C’è un pranzo riservatissimo al circolo degli Esteri con il vicepremier Antonio Tajani, ministri e capigruppo. E anche l’incontro con un gruppo di giovani forzisti si svolge in un clima di assoluto riserbo, senza giornalisti presenti: la scelta della sede, cambiata un paio di volte, ricade sulla fondazione De Gasperi presieduta dall’ex ministro Angelino Alfano. In via del Governo vecchio, subito dopo pranzo, ad attendere von der Leyen c’è qualche curioso e si fa sentire un gruppo di contestatori pro-Palestina, non più di una dozzina.

Antonio Tajani e Ursula von der Leyen con il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti
Antonio Tajani e Ursula von der Leyen con il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti (ansa)

Il clima è ben diverso da quello delle precedenti visite della presidente della commissione Ue a Roma: non c’è un incontro con Giorgia Meloni ma il portavoce capo dell’esecutivo europeo, Eric Mamer, fa sapere che von der Leyen «è in Italia per un evento elettorale, quindi il viaggio ruota attorno a quello e non ci sono altri incontri in programma», oltre all’appuntamento organizzato da Forza Italia all’Eur. Ma a quell’appuntamento, ovvero l’apertura della campagna elettorale di Tajani e dei candidati azzurri che si svolge in serata, la presidente non mette piede. «Non era previsto che ci fosse», dice Tajani. Perché la sua presenza avrebbe costituito uno sgarbo agli altri partiti che, in Italia, fanno capo al Ppe. Una tesi che stride con la partecipazione di von der Leyen, solo tre giorni fa, all’apertura a Spalato della campagna di Hzd, il partito del premier croato Andrej Plenkovic.

Quando la presidente va via, al tramonto, può segnare nel suo bilancio un incontro, sui temi del Green deal, con il presidente di Confagricoltura Giansanti e con quello di Coldiretti Prandini. Ma può annotare anche un dato certo: il dibattito sul sostegno su un suo bis, in Italia, alimenta tensioni nella maggioranza e nel governo. Come dimostrato dai dubbi espressi dentro Forza Italia da Licia Ronzulli (che ha rilanciato il nome alternativo di Metsola) e Giorgio Mulè. Tajani la prende con prudenza: «Con Von der Leyen va tutto bene, è la candidata del Ppe ma dovrà decidere il Consiglio europeo. Il nostro è un suggerimento, perché il Trattato non prevede altro». Ma nel corso di un lungo discorso in cui si difende tra l’altro dall’accusa di sfruttare il brand Berlusconi («Lo cito sempre perché diceva cose intelligente ma non significa non avere idee e personalità»), il segretario di Forza Italia non cita neppure una volta la spitzenkandidatin. Un dettaglio che non passa inosservato.

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