MeToo a Cannes: film, documentari, liste segrete. Sulla Croisette l’ombra degli scandali - la Repubblica
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MeToo a Cannes: film, documentari, liste segrete. Sulla Croisette l’ombra degli scandali

Il red carpet del Cannes Film Festival viene disteso

Il red carpet del Cannes Film Festival viene disteso

 (reuters)

Il festival si inaugura il 14 maggio ma le proteste rischiano di oscurare i lungometraggi in gara

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Cannes — Il Festival di Cannes parte il 14 maggio sotto l’ombra — e l’onda — del Moi aussi. Da giorni i media francesi non parlano che dell’annunciato scandalo molestie che rischia di deflagrare sulla Croisette, coinvolgendo autori e attori in concorso. Circola in rete un elenco di dieci nomi sotto accusa, un susseguirsi di voci che sfiorano la calunnia per gli interessati, citati sulle liste mandate a redazioni e addetti ai lavori, con il rischio di danneggiare proprio la giusta battaglia delle vittime.

«No, non faccio liste e non ne ho» ha puntualizzato l’attrice e regista francese Judith Godrèche, diventata paladina della nuova ondata del MeToo. «Ho sentito queste voci, ma diffonderle non ha nulla a che fare con il mio impegno». Godrèche, che ha già accusato i registi Benoît Jacquot e Jacques Doillon, è stata sentita qualche giorno fa nell’ambito di una nuova commissione d’inchiesta parlamentare sulle violenze sessuali nel cinema.

«Sono polemiche che non c’entrano nulla con il festival», ha spiegato ieri in conferenza Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes. «Noi vorremmo rimettere al centro dell’attenzione il cinema, lo scorso anno c’erano bellissimi film ma si parlava sempre di altro», ha spiegato Frémaux ricordando la controversia sul film di Maïwenn con Johnny Depp, Jeanne du Barry presentato nella serata di apertura, visibilmente innervosito da questo clima di veleni. «Io vorrei fare un festival senza polemiche, ma quando non ci sono le si inventano o amplificano».

Dietro le quinte, comunque, ci si prepara. Un’agenzia di comunicazione è stata pre-allertata dal Festival per calibrare le reazioni, come si fa nei momenti di crisi. La presidente del festival Iris Knobloch, che ha lavorato a lungo negli Usa, ha dato la linea in un’intervista a Paris Match: «Se si presentasse il caso di una persona coinvolta, ci assicureremmo che la decisione giusta sia presa caso per caso, in consultazione con il consiglio di amministrazione e le parti interessate. Ma — ha precisato Knobloch — si discuterà anche dell’opera stessa, per capire cosa sia meglio. È lei la vera star».

I César, i premi del cinema francese, hanno stabilito che i vincitori sotto accusa di molestie non vengono privati del riconoscimento ma non partecipano alla cerimonia, per far sì che l’Accademia non si sostituisca al sistema giudiziario. Nella mail di benvenuto ai 35mila partecipanti, l’organizzazione del Festival sottolinea la lotta contro tutte le forme di molestie sessuali e discriminazioni, fornendo un numero verde per assistenza psicologica e legale. Il MeToo è presente in vari appuntamenti sullo schermo e sulla spiaggia.

La sezione Un Certain Regard apre con Moi aussi, il corto diretto da Godrèche. Una chiamata alla responsabilità collettiva nella lotta contro gli abusi sessuali che persistono nel cinema francese. Frémaux sottolinea che il film sarà mostrato anche sulla spiaggia e poi sulla televisione francese per amplificare il messaggio. Giorni fa Juliette Binoche è comparsa in lacrime in tv dopo aver raccontato a Libération delle pressioni all’inizio della sua carriera, le richieste continue di girare scene di nudo.

Gérard Depardieu 

Gérard Depardieu 

 

Dopo le accuse di violenza sessuale a Gérard Depardieu, sotto processo a ottobre, Emmanuel Macron ha fatto marcia indietro nell’invocare la presunzione d’innocenza e dirsi «orgoglioso» del divo. «Non ho mai difeso un aggressore dalle sue vittime», si è corretto il capo di Stato in un’intervista a Elle, magazine che ieri pubblicava una nuova inchiesta su presunti abusi del produttore francese Alain Sarde. Promette discussioni e polemiche anche il film Maria su Maria Schneider di Jessica Palud, dalla biografia scritta dalla giornalista Vanessa Schneider, cugina dell’attrice scomparsa, in cui c’è un capitolo forte dedicato alla controversa scena di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci con Marlon Brando. Non solo violenza, anche parità di genere: il 17 il collettivo 50/50 lancia l’allarme sulla «regressione» della presenza femminile tra i cineasti in concorso, in leggero calo rispetto all’anno scorso. Una presenza femminile importante è quella della presidente Greta Gerwig, per Frémaux «una giovane cinefila che ha saputo passare dal cinema indipendente al blockbuster d’autore»: la regista di Barbie è da sempre sensibile al tema MeToo e, nel 2018, ha dichiarato che dopo To Rome with love non avrebbe più lavorato con Woody Allen».

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