Guida a The Toxic Avenger: 40 anni di glorioso trash
The Toxic Avenger

Guida a The Toxic Avenger, 40 anni di glorioso trash

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Nel 1984, a soli 10 anni dalla nascita della casa di produzione Troma, i fondatori e registi Lloyd Kaufman e Michael Herz realizzano un piccolo film demenziale, ignari del successo e del seguito di culto che avrebbe accumulato negli anni, per non dire decenni, a venire. In tutta la sua depravata, violenta e caustica gloria, debutta The Toxic Avenger, destinato a diventare la punta di diamante della Troma, da sempre specializzata nella realizzazione di pellicole dichiaratamente trash e di serie B: film demenziali, offensivi, scabrosi, satirici e provocatori.

Come con tutti i film di culto, il successo di The Toxic Avenger ha portato presto alla realizzazione di un vero e proprio franchise, tra sequel, cartoni animati, videogiochi e addirittura un musical.

The Toxic Avenger, il classico originale

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Tromaville, 1984. Lo sfigato addetto alle pulizie Melvin Junko è costante vittima di bullismo di giovani e palestrati frequentatori della palestra cittadina. Durante l’ennesimo scherzo ai danni di Melvin, a cui viene fatto indossare un tutù rosa mentre bacia una capra, il poveretto si lancia da una finestra per la vergogna, solo per atterrare in una tanica di materiale tossico e radioattivo, che fonde il tutù alla sua pelle, lo trasfigura mostruosamente e gli concede dei superpoteri, principalmente superforza e indistruttibilità. Nel corso del film Melvin, affettuosamente ribattezzato Toxie, imparerà a non abusare del suo potere nel nome della vendetta, conoscerà l’amore e verrà accettato da una comunità che prima lo temeva.

Il primo The Toxic Avenger è ovviamente una parodia elementare dei fumetti supereroistici, il cui punto di forza sta nell’umorismo demenziale e infantile, e al tempo stesso terribilmente adulto e offensivo. Lo scopo principale dei film prodotti dalla Troma è proprio quello di disturbare e scomodare gli spettatori, anche se quarant’anni fa non c’era certo la correttezza politica che c’è adesso.

In The Toxic Avenger si spazia dall’oggettificazione sessuale al toilet humor, dai giochi di parole a gratuite rappresentazioni ridicolizzanti sui travestiti, dai calci nelle palle alle battute sulla castrazione. Ma il film prende in giro anche la società yuppie che stava cominciando proprio negli anni ottanta: i ragazzi e le ragazze che bullizzano Melvin, che vanno in giro ad investire bambini e vecchietti per divertirsi, sono i primi a parlare di karma e a essere in orario per la messa della domenica mattina. Per non parlare del corpo di polizia che non riesce a contenere i saluti romani o espressioni autoritarie in tedesco.

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Questo mix esplosivo di umorismo trash è accompagnato, naturalmente, da un’estetica altrettanto trash, se non addirittura camp (una sottobranca del trash e del kitsch): colori accesi, costumi stravaganti (come lo stesso tutù rosa attaccato al corpo mostruoso e deformato di Toxie), trucchi esagerati, posti da periferia (Tromaville, ça va sans dire, è la città dove si svolgono numerosi film della Troma), azione caricaturata.

In tutto e per tutto, The Toxic Avenger è un cartone animato (o forse meglio un fumetto, visto il chiaro bersaglio della satira che il film imbastisce) trasposto in live action. Eppure la storia di Toxie ha un che di archetipico, è una perversione del viaggio dell’eroe di Campbell, e la sua componente trash è molto, molto attraente: un guilty pleasure ipnotizzante. D’altronde, per utilizzare le parole del compianto critico d’arte Philippe Daverio,

il trash è la semplificazione di un contenuto complesso fino ai suoi minimi dettagli, poi la trasformazione di questi minimi dettagli in parodia, e infine il successo mediatico formidabile di questa parodia.

Passepartout

Mentre il critico cinematografico Emiliano Morreale lo definisce

quel tipo di fruizione di spettacoli e arti godute in quanto brutte, specie dopo la prima apparizione, o pescate nei margini della produzione commerciale.

L’invenzione della nostalgia

The Toxic Avenger rientra senza dubbio in entrambe le definizioni: pur rimanendo una commedia demenziale e infantile, le critiche mirate alla società e ai topoi dell’eroe (qui storpiati, nel corpo e nella mente, in anti-eroe) vengono espresse in chiave di parodia. Il successo che ha avuto il primo film è uno specchio di quello che Daverio e Morreale hanno descritto nei loro lavori. Infatti, cinque anni dopo, a grande richiesta Kaufman ed Herz realizzano un sequel così imponente da essere stato diviso in due parti.

Il flop di The Toxic Avenger Part II e Part III: The Last Temptation of Toxie

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E così nel 1989 esce il dittico formato da The Toxic Avenger Part II e The Toxic Avenger Part III: The Last Temptation of Toxie, che riprende il film di Scorsese e Schrader L’Ultima Tentazione di Cristo. La scelta di rilasciare ben due seguiti non era stata programmata dall’inizio: Kaufman si rese conto, a riprese finite, di aver girato ben quattro ore di pellicola, troppo materiale per un solo film. Così sua moglie, Patricia Kaufman, all’epoca la Film Commissioner di New York, gli suggerì di distribuire il girato in due film.

In effetti, i due film sono molto collegati a livello di trama: in entrambi è presente la Apocalypse Inc., una malvagia corporazione che vuole distruggere Tromaville per fondare una loro invasiva sede. Per la produzione dei sequel, la Troma (ovvero sempre Kaufman e Herz) non ha voluto badare a spese: dal mezzo milione del primo film si sale a 3 milioni di dollari complessivi per i due film.

Uno dei motivi per l’aumento di budget è dovuto, oltre che alla quantità di film girata, anche allo spostamento di parte delle riprese in Giappone. Infatti in The Toxic Avenger Part II Toxie, su consiglio della psicologa corrotta dalla Apocalypse Inc., parte per il Sol Levante alla ricerca di suo padre, che non ha mai conosciuto. In sua assenza la malvagia compagnia ne approfitta per prendere il controllo di Tromaville, infliggendo violenze sui suoi abitanti. Quando Toxie capisce l’inganno, torna nella sua città per riportare l’ordine.

The Last Temptation of Toxie, invece, si concentra su un altro piano malvagio della Apocalypse Inc., che stavolta vuole sfruttare la ragazza cieca di Toxie, Claire. Per acquistare la costosissima cura alla cecità infatti, Toxie diventa un impiegato della compagnia, fino a perdere il controllo di sé e diventare un vero yuppie. Quando rinsavisce, sconfigge una volta per tutte la Apocalypse Inc., si sposa con Claire e vivono tutti felici e contenti.

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Il dittico è pieno delle solite chicche assurde e demenziali tipiche della Troma, come l’esistenza di Big Mac Bunko, un truffatore che per tutta la vita ha rubato l’identità al vero padre di Melvin, Big Mac Junko, oppure l’amore sfrenato che Claire manifesta quando finalmente vede l’aspetto orrifico di Toxie, mentre ripudia il bel medico prestante.

L’azione è sopra le righe e buffona, à la Looney Tunes, e soprattutto in The Toxic Avenger Part II il sangue e le budella imperversano. Non manca la scadente satira alla classe borghese, che va in terapia da psicologhe promiscue che intessono relazioni sessualmente complessate coi propri pazienti.

I problemi si presentano però con The Last Temptation of Toxie, che risulta molto meno sfrenato e più family friendly – per modo di dire, visto che ci sono sempre battute sessuali e anche sul suicidio (ovvero quando Toxie, depresso perché Tromaville è finalmente libera dai criminali e non ha più lavoro, tenta in vari modi di togliersi la vita, fallendo comicamente ogni volta).

Nel terzo capitolo non si possono non notare delle dilatazioni che allungano il brodo, delle lunghe costruzioni per delle battute che non colpiscono come dovrebbero. L’esempio più citato è quello del combattimento finale, in cui si abbandona l’ultra violenza stilizzata che tutti si aspettano dalla saga per proporre invece una serie di livelli da videogioco contro Satana in persona, forse un escamotage proprio per risparmiare sui galloni di sangue e budella finte che sarebbero serviti per una sequenza di quel genere.

Il risultato è, come direbbero in America, cheesy, scadente, smielato, ma non in un’accezione positiva: l’umorismo camp, con le sue battute scontate e una recitazione sopra le righe, stavolta non serve da contraltare alla violenza e al contenuto più adulto, che è invece proprio il contrasto necessario a generare il trash e il kitsch, ovvero le componenti più attraenti di The Toxic Avenger. Stavolta invece il lieto fine è davvero un lieto fine, e non un grottesco controsenso sarcastico.

Citizen Toxie: The Toxic Avenger IV, il ritorno in pompa magna

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La cattiva accoglienza dei due sequel ha portato Kaufman a realizzare, undici anni dopo, un quarto film, che funga però da sequel diretto al primo film, ignorando quindi le parti 2 e 3. A dirlo è nientemeno che la voce narrante di Stan Lee in persona, durante i titoli di testa di Citizen Toxie: The Toxic Avenger IV:

15 years ago, a mop boy named Melvin Ferd fell into a case full of toxic waste and became a hideously deformed creature of superhuman size and strength, he became… The Toxic Avenger, the first superhero from New Jersey! Then came two shitty sequels, sorry about that. This is the real sequel.

Stan Lee

Le ambizioni di Kaufman sono molto alte, forse per questo ha voluto citare nel titolo del film il capolavoro di Orson Welles: il regista, infatti, non solo redime la saga per i fan, ma imbastisce una vera e propria storia epica, con personaggi vecchi e nuovi, ultraviolenza e una trama che coinvolge due dimensioni alternative!

Non c’è più solo Tromaville, ma anche Amortville, una città dove tutto è al contrario: l’alter ego di Toxie in questa città è Noxie, una versione malvagia e perversa del nostro Vendicatore Tossico. Quando i due si invertono di posto, Noxie semina panico e terrore nella vita pubblica e privata di Toxie, mentre il nostro eroe cerca di tornare nella sua Tromaville e salvare la situazione.

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Nel film vengono introdotti due nuovi personaggi: Chester (o Lardass), l’amico e braccio destro di Toxie, e il Sergente Kabukiman, un supereroe caduto in disgrazia. L’aspetto interessante è che quest’ultimo fu protagonista di un altro film della Troma, Sgt. Kabukiman N.Y.P.D., sorta di spin-off spirituale di The Toxic Avenger Part II, poiché fu voluto dalla Namco mentre la troupe era in Giappone a girare il sequel. Ma Citizen Toxie: The Toxic Avenger IV si rivela pieno di sorprese e rivelazioni: oltre all’esilarante finale (in cui si assiste, tra le altre cose, a un combattimento tra due feti in utero), il film presenta un’impressionante pletora di camei.

Oltre al già citato Stan Lee, si possono riconoscere James Gunn (un adepto di Kaufman decenni prima di dirigere Guardiani della Galassia), Corey Feldman, Eli Roth, Kevin Eastman (il co-creatore delle Tartarughe Ninja) e infine Hugh Hefner nel ruolo del Presidente degli Stati Uniti. Anche i film precedenti avevano ospitato delle celebrità prima che diventassero tali: in una scena eliminata di The Toxic Avenger era presente una giovanissima Marisa Tomei, mentre i due sequel segnano l’esordio di Michael Jai White, attore di film d’azione.

Citizen Toxie: The Toxic Avenger IV è il degno seguito dell’originale, pieno di omaggi, violenza, battute di pessimo gusto (il film non si fa mancare neanche battute sugli handicappati o, peggio, gags sullo stupro), rotture della quarta parete e numerosi colpi di scena. Il tutto converge in un climax denso di eventi, comici e non, che lasciano il potenziale per un quinto film che non è mai venuto a frutto. Conoscendo Kaufman non è mai troppo tardi per darsi per vinti, ma per i fan di Toxie ci sono altre novità all’orizzonte.

L’eredità e il futuro di The Toxic Avenger

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Anche se non si tratta di un sequel della saga principale, l’anno scorso ha debuttato al Fantastic Fest il remake di Macon Blair (regista di I Don’t Feel at Home in This World Anymore) di The Toxic Avenger, dal medesimo titolo. Il film, prodotto oltre che dalla Troma anche dalla Legendary, presenta un cast d’eccezione: Kevin Bacon, Elijah Wood e, nel ruolo di Melvin A.K.A. Toxie, Peter Dinklage. Sia Blair che Dinklage hanno rivelato in diverse interviste che il film non sarà un vero e proprio remake, ma che sarà ambientato sia nel presente che nel passato.

Che sia un’altra versione alternativa del Toxie originale? Quello che è certo è la presenza di effetti speciali pratici, tra sbudellamenti e trucchi speciali. Non si sa ancora la data ufficiale d’uscita, ma nel frattempo possiamo goderci questo teaser:

Ma il successo di The Toxic Avenger non si è fermato solo al cinema: il franchise vanta anche una breve serie animata per i bambini, Toxic Crusaders, uscita in America nel 1991, in cui Toxie e i suoi amici mutati salvano Tromaville dalle minacce ambientali. Il cartone segue un trend che andava di moda in quel periodo, ovvero quello di rendere film destinati a un pubblico adulto in prodotti per i più piccoli, come era già successo con RoboCop, Rambo e le Tartarughe Ninja.

Nello stesso anno uscì anche un cartone con una premessa simile a Toxic Crusaders, con protagonista il personaggio della DC, Swamp Thing. Infatti, molti di questi cartoni animati insegnavano valori ambientali e naturalistici. Toxic Crusaders ebbe un discreto successo, e generò anche un videogioco per Game Boy, di cui quest’anno uscirà anche un remaster per PC.

Sempre negli stessi anni, la Marvel pubblica una serie a fumetti durata 11 numeri, scritta da Doug Moench, autore di numerosi fumetti di Batman e co-creatore di Moon Knight, e disegnata da Rodney Ramos. Tra l’altro, a ottobre di quest’anno uscirà per la Ahoy Comics un nuovo fumetto dedicato a Toxie, che fungerà da reboot al personaggio.

Infine, nel 2008 debutta a New Jersey la prima del musical The Toxic Avenger, il cui successo lo porterà Off-Broadway e, nel 2017, a West End. Una rock opera con musica e testo di Joe DiPietro e David Bryan, il musical è stato portato sui palcoscenici per quasi 10 anni, e rispecchia lo spirito dissacrante e provocatorio dei film, trattando in chiave comica temi come inquinamento, disabilità e politica. La corsa del musical è attualmente terminata, ma Toxie vive ancora, in attesa dell’uscita del suo ultimo film e, chissà, forse di qualche altra provocante incarnazione.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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