La lunga e strabiliante carriera di una divinità egizia: Anubi1

Anubi, l’antica divinità egizia a spiccato carattere funerario, nel corso della sua lunga storia, che si protrae con significative presenze anche nei periodi greco e romano, si arricchisce nel tempo di ruoli molto differenziati e particolari. Alcuni aspetti caratteristici di Anubi si ritrovano anche nell’iconografia dei santi martiri cristiani e sembra di potere riconoscere alcuni tratti del suo mito nella figura di S. Cristoforo

INTRODUZIONE

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Fig. 1 – Statua di Anubi in forma canina, dalla tomba di re Tutankhamon – immagine tratta dal volume di Z. Hawass, The Treasures of the Tomb, foto di Vannini a pag. 59.

Anubi è una delle più importanti e antiche divinità egizie. L’immagine di un canide è graffita su un’etichetta di una giara d’olio, ritrovata ad Abido, intestata al re Aha (I dinastia). Le sue feste sono ricordate nella Pietra di Palermo relativamente a due re della I dinastia2. La presenza di Anubi si riscontra anche su reperti dei re Djer e Qaa e su altri monumenti privati, sempre della I dinastia . Anche i Testi delle Piramidi assegnano ad Anubi un ruolo significativo. Il suo culto risale quindi ai primordi della civiltà egizia e perdura fino al periodo greco-romano e lascia qualche traccia di sé anche in epoca cristiana.
L’animale che rappresenta Anubi è una figura di canide di colore nero3. Il colore non ha riferimenti con la realtà fisica dell’animale, ma è simbolo di rinascita.

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Fig. 2 – Etichette d’osso o d’avorio con le prime iscrizioni geroglifiche – scoperte nelle tombe protostoriche di Abido (circa 3400 a.C.) – In una etichetta è rappresentato un cane nero: il dio Anubi ante litteram? – Immagini tratte da un articolo di G. Dreyer, Umm el-Qaab, 1998.

Le relazioni familiari di Anubi sono controverse, come capita spesso nella mitologia egizia. Il mito più conosciuto racconta che Anubi è il frutto di una relazione adulterina del dio Osiri con la sorella Nefti e che Isi, la sorella e sposa di Osiri, lo accetta poi come figlio suo. Come tale Anubi compare con un ruolo importante nel ciclo osiriano4.

1) È il testo della conferenza che ha accompagnato la presentazione in Power Point al Museo di Storia Naturale di Milano, per conto del Centro Studi Archeologia Africana, nei mesi di gennaio e febbraio 2010.
2) T.Wilkinson, Early Dynastyc Egypt, Routledge, London 1998, pagg. 280-281.
3) La difficoltà di classificare l’animale di Anubi dipende dal fatto che anche Upuaut, un’altra divinità canina, ha un aspetto simile. Evidentemente gli egizi non erano interessati a specificare la natura di questi animali. Secondo Baines, Symbolic Roles of Canine Figures on early Monuments, in ARCHEO-NIL, Mai 1993, le divinità canine dei tempi dinastici sono sciacalli caratterizzati da orecchie erette, corpi lunghi, code pelose che si abbassano dietro il corpo. Le mummie esaminate da Lortet e Gaillard , provenienti dagli anubeion, hanno rivelato un mescolamento di varie specie canine.
4) Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano 1985, § 12-19, pagg. 68-76. Il § 13 informa sul rapporto adulterino di Osiri con Nefti. Anche Diodoro Siculo scrive che Anubi era figlio di Osiri e indossava una pelle di cane: Biblioteca Storica, vol. I, BUR, Milano 2006, 18, pag. 155.

Anche la dea vacca Hezat, la nutrice degli dei e dei fanciulli regali, è considerata madre di Anubi, sia nei Testi delle Piramidi (§ 2080) che nel Papiro Jumilhac5, un’attestazione che va dall’Antico Regno fino al periodo greco-romano.
Anubi, che già era la divinità tutelare del XVII distretto dell’Alto Egitto, a partire dalla Bassa Epoca diventa anche la principale divinità del XVIII distretto, a dimostrazione della sua crescente importanza nel pantheon egizio6. La triade divina nel distretto di Atfih è costituita dalla bianca vacca Hezat, dal toro Mnevis e da Anubi come figlio7.
Anche la dea gatta Bastet viene talvolta indicata come madre di Anubi, ma il significato di tale filiazione è oscuro e forse deriva dalla stretta associazione di Bastet con la dea Isi.
Il nome egizio di Anubi è Inpu. Il Papiro Jumilhac propone cinque diverse spiegazioni di questo nome, sostanzialmente dei giochi di parole. E’ probabile che la vera origine del nome si trovi nel termine inp, il cui significato è “cucciolo di cane”8. Si ritiene che nel periodo pre e protodinastico il cane sia stato assunto anche come animale rappresentativo del re9. Ciò spiegherebbe l’origine del vocabolo inpu anche per significare “fanciullo regale, giovane principe”.

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Fig.3 – Graffiti della dinastia 0 trovati a Garb el-Aswan mostrano una processione regale: un cane procede a fianco del re – immagini tratte dal periodico Archeo-Nil 19, 2009, pagg. 170-178.

La maggiore diffusione del culto di Anubi avviene in epoca greco-romana, avendo come centro Alessandria, grazie ai caratteri originali della sua personalità: Anubi diventa, con Serapide Isi e Harpocrate, una delle divinità principali di questo periodo10. Nel mondo alessandrino la sua personalità si modifica profondamente. Egli viene associato al dio greco Hermes perdendo gran parte dei suoi caratteri funerari. Le iscrizioni a lui rivolte lo sollecitano a procurare la felicità dei viventi e lo invocano come divinità cosmica: “il dio che regna sulla terra”…..”sotto la terra”…..”in cielo”11. In questo periodo Anubi va oltre le sue competenze funerarie e acquisisce un ruolo importante anche in altri settori, come vedremo più avanti.

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Fig. 4 – Anubi presiede alla mummificazione del defunto – Immagine della tomba di Nakhtamom (TT 335), necropoli di Deir el-Medina – Foto dell’autore

5) Il Papiro Jumilhac, che risale al periodo greco-romano, è imperniato in gran parte sulle imprese di Anubi per difendere le linfe di Osiri dagli assalti di Seth e dei suoi accoliti. In questo papiro Anubi è la divinità principale del XVIII nomo dell’Alto Egitto. Nelle imprese raccontate dal papiro, Anubi è molto aggressivo e si comporta di fatto come Horus e talvolta si identifica con lui: a pag. 117, nel capitolo VIII, si afferma che “Harpocrate è Anubi, figlio di Osiri”; nel capitolo XLIII, a pag. 137, Horus si trasforma in Anubi per procedere alla mummificazione di Osiri; nel capitolo XXI, a pag. 125, il testo riporta che “Isi è la madre di Horus-Anubi”. Vandier, Le Ppyrus Jumilhac, Centre Nationale de la Recherche Scientifique, Paris 1962.
6) In origine la divinità del XVIII nomo era Nemty, un dio falco. Le sovrapposizioni e le trasformazioni delle varie divinità rendono confusa la comprensione degli eventi raccontati dal papiro, tanto più se tali eventi non sempre sono correlabili a miti conosciuti relativi a ciascuna divinità, come è il caso della nebride.
7) Vandier, 1962, op. cit., pag. 65.
8) Vandier, 1962, op. cit.: a pag. 102 c’è il commento dell’autore e a pag. 117 la traduzione del testo del papiro. Grenier, Anubis alexandrin et roman, Brill, Leiden 1977, pag. 3; Vandersleyen, Inpou: un terme désignant le roi avant qu’il ne soit roi, in The Intellectual Heritage of Egypt, Melanges Kakosy, Budapest 1992, pagg. 563-566.
9) Una recentissima conferma a questa tesi è fornita da Hendrickx-Swelim-Raffaele-Eyckerman-Friedman, A Lost Late Predynastic-Early Dynastic royal scene from Gharb Aswan, in ARCHEO-NIK n. 19, gennaio 2009, pag. 171 e fig. di pag. 170: il graffito mostra una processione regale in cui il re è accompagnato da una figura canina.
10) Come, fra l’altro, è attestato dal Papiro Jumilhac.
11) Grenier, 1977, op. cit., pag. 31: per questa sua vocazione a favorire la felicità degli esseri umani Anubi agisce anche come mago.

GLI EPITETI CHE DEFINISCONO IL RUOLO FUNERARIO DI ANUBI12

Quattro epiteti connotano sempre Anubi fin dai tempi più antichi:
– Signore della necropoli (neb ta djeser)
– Colui che è sulla sua montagna (tepy djuf) (la necropoli)
– Colui che è preposto ai bendaggi (imy ut)
– Colui che presiede al padiglione divino (khenty-seh-netjer) (la tenda di purificazione)

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Fig. 5 – Anubi che presiede al padiglione divino – immagine della tomba di Reneni (XVIII dinastia), necropoli di El Kab – foto dell’autore

Questi epiteti indicano che Anubi è per antonomasia il dio che si occupa della ricostituzione dei corpi dei defunti, dei funerali e della sepoltura.
L’epiteto imy-ut stabilisce un legame tra Anubi e la nebride che è designata nello stesso modo13. Si chiama nebride una pelle di cerbiatto legata a un palo e che cola sangue in una bacinella: nelle rappresentazioni essa appare usualmente associata all’immagine di Osiri. In una prima versione il Papiro Jumilhac racconta che Anubi, dopo avere ritrovato le membra sparse di Osiri, strappò i papiri del Delta per assemblare con essi le membra del dio.

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Fig. 6 – Le nebridi sono a lato della figura di Osiri – immagine della tomba di Sennedjem (TT 1), XIX dinastia, necropoli di Deir el-Medina – foto dell’autore

Segue un’altra storia più complessa che vede come protagonisti gli dei Nemty14, Hezat15 e Isi. In ogni caso la nebride è strettamente connessa ad Anubi.
Il cane nero Anubi si presenta spesso accucciato16 sopra un cofano o il simulacro di un edificio che contiene oggetti misteriosi: la lettura esplicativa di tale rappresentazione è “hery-sesheta” = colui che sta sul segreto”, “colui che presiede ai segreti”17.

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Fig. 7 – Anubi canino sopra un cofano “presiede ai segreti”, dalla tomba di re Tutankhamon – foto tratta dal volume Tutankhamun’s Tomb, Photographs by Harry Burton, New York 2007, pag. 61

Altri epiteti di Anubi sono:
– Guida delle Due Terre (seshem-tauy)
– Signore del cofano hen (neb hen)18
In quanto “signore del cofano” (= il sarcofago ligneo), Anubi si identifica con il cofano stesso19. Più avanti avremo l’occasione di segnalare altri epiteti di Anubi, a conferma della vastità del suo campo d’azione nel periodo greco-romano.
Anubi compare anche come prete sem nel “rituale dell’apertura della bocca”. In tale veste le rappresentazioni mostrano il dio che con una specie di accetta di ferro nu “apre la bocca” alla mummia del defunto.

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Fig. 8 – Anubi agisce anche come prete sem per praticare il rituale dell’ “apertura della bocca” – tomba di Nebenmaat (TT 219), XIX dinastia, necropoli di Deir el-Medina – foto dell’autore

12) A pag. 888 del volume della Bresciani, Testi religiosi dell’antico Egitto, A. Mondadori Editore, Milano 2001, si trova un ampio elenco degli epiteti di Anubi e le pagine di riferimento ai testi in cui compaiono gli epiteti. Tali epiteti si riferiscono anche a ruoli diversi da quello funerario tipico di Anubi. Altrettanto avviene nel Papiro Jumilhac: i numerosi epiteti, variamente diffusi nel testo, sono elencati in particolare nel cap. VII, nelle pagine 116-117 e nell’indice del volume a pag. 337.
13) “Il mistero della nebride” è raccontato nei capitoli XIX e XX del Papiro Jumilhac, alle pagg. 124-125. I testi della vignetta con la nebride, nella tavola V, sono tradotti a pag. 138.
14) Corteggiani, L’Egypte ancienne et ses dieux, Fayard, Paris 2007, pagg. 370-371
15) Vandier, op. cit, pagg. 66-67; Logan, The Origins of the jmy-wt Fetish, JARCE, vol.XXVII/1990, pagg. 61-69. Questo autore esamina i documenti arcaici su cui compare la nebride e conclude che questo feticcio era un emblema protettivo del re in pubblico, era presente all’inaugurazione di importanti edifici ed era anche un segno delle uccisioni rituali e veniva brandito durante la festa Sed. La nebride è simbolo di una mummificazione riuscita (Vernus). In Mysteres égyptiens, il Moret ritiene che la nebride dia origine al tekenu, cioè a quel grosso fagotto che veniva trainato nelle processioni funerarie sotto il quale si celava un personaggio che al momento opportuno doveva mimare la resurrezione del defunto. Sulla nebride si veda anche il commento del Vandier al Papiro Jumilhac, a pag. 66, e Plutarco, op. cit., 19.
16) Una ipotesi sull’origine del suo nome, Inpu, ha come riferimento proprio il termine che indica la posizione accucciata: Corteggiani, op. cit., pag. 43.
17) Vernus & Yoyotte, Bestiaire des Pharaons, Perrin, Paris 2005,: le note su Anubi sono di Vernus, pagg. 124-129. Vernus ritiene che l’animale di Anubi sia uno sciacallo. Il DuQuesne esamina in un articolo la concezione egizia dei misteri per approdare all’iniziazione degli adepti e allo sciamanesimo: Anubis Master of Secrets (hery sesheta) and the Egyptian Conception of Mysteries, in A. & J. Assmamm (eds.) Archeologie der literarischen Kommunikation V: Scheiler und Schelle, Band 2, Munchen 1998, pagg. 105-120. DuQuesne che i segreti presidiati da Anubi siano una metafora del corpo umano.
18) Grenier, 1977, op. cit., pag. 7.;
19) Bruwier, Presence et action d’Anubis sur le coffret d’un prete héracleopolitain, in Egyptian Religion. The Last Thousand Years, Part I, Peeters, Leuven 1998, pagg. 61-80. Nel Papiro Jumilhac l’epiteto “signore del cofano” è riportato due volte, a pag. 116 e a pag. 117.

ANUBI SIGNORE DELLA BILANCIA E PSICOPOMPO

Nel Nuovo Regno compaiono molte rappresentazioni con il giudizio del defunto davanti al dio dei morti Osiri. Queste rappresentazioni, conosciute con il termine psicostasia, mostrano la pesatura del cuore del defunto rispetto alla piuma di struzzo che simboleggia Maat, la dea dell’ordine e della giustizia, in presenza degli dei Thot e Anubi, oltre ai 42 giudici dell’aldilà. Per questa sua presenza Anubi, spesso in associazione con il dio Horus, è anche “il signore della bilancia”, un epiteto che condivide con il dio Thot20: “colui che pesa” (khekeh). Anubi è anche “colui che conta i cuori” (ip ibu)21. Da questo suo ruolo emerge una ulteriore funzione di Anubi, quella di “giudice”22.

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Fig. 9 – Psicostasia, Papiro di Efankh, periodo tolemaico Museo Egizio di Torino – immagine tratta da Donadoni Roveri, Museo Egizio, Baisone Editore, pag. 37

Nella sua funzione di scriba Thot registra il risultato del giudizio; invece Anubi viene rappresentato mentre tiene il defunto per mano conducendolo al giudizio o alla presenza di Osiri, il dio dei morti e giudice supremo. Questo ruolo di Anubi è conosciuto già dai Testi dei Sarcofagi che segnalano il dio come “guida dei beati sui sentieri che conducono al Bel Occidente”23. Ma nella iconografia questo ruolo si esplica soltanto a partire dal Nuovo Regno e si protrae fino al periodo greco romano con le rappresentazioni sui lenzuoli funebri di quel periodo. Per questo motivo Anubi è anche indicato come psicopompo, “colui che guida le anime”, un epiteto di derivazione greca.

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Fig. 10 – Anubi primeggia anche in questa curiosa psicostasia di epoca romana da una tomba di Akhmin (II sec. d. C.) – Immagine tratta da un articolo di I.Regen, Ombre. Une singulière iconographie du mort, in ENiM 5, vol. 4, pag. 616, fig. 7

Una delle immagini emblematiche di Anubi psicopompo si trova nella tomba di Harwa (XXV dinastia), intendente della Divina Adoratrice Amenardis, nella necropoli dell’Assassif (Tebe-Luxor): il dio accompagna Harwa nel trapasso, tenendolo per mano fino a incontrare Osiri (la sua statua) sul fondo della cappella (l’aldilà)24.

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Fig. 11 – Anubi psicopompo conduce Harwa (XXV dinastia) nell’aldilà – Necropoli dell’Assassif, Tebe-Luxor – immagine tratta dal manifesto di una mostra

Questo ruolo è reso esplicito anche in un paio di dipinti su lino che si trovano in alcuni musei24. Questi grandi sudari dipinti su lino lasciano solo intuire questo ruolo di Anubi: il defunto è rappresentato tra Anubi e Osiri, quindi è evidente che grazie ad Anubi il defunto ha raggiunto la sua destinazione finale.26

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Fig. 12 – Sudario (180 d.C.) conservato nel Museo Egizio di Berlino – immagine tratta da un articolo di I. Regen, Ombre, Une singulière iconographie du mort, in ENiN 5, vol, 4, pag. 626, fig. 1

Interessanti sono le numerose stele in pietra ritrovate a Kom Abu Billu, nella necropoli dell’antica Terenuthis, del I-II-II sec. d.C. La grande maggiorana di queste stele mostra un cane accucciato, o una coppia di cani, vicino al/la defunto/a o ai defunti rappresentati sulle stele27. I testi sono muti sulla presenza del cane. Tale presenza va probabilmente interpretata considerando la globalità delle funzioni di Anubi: imbalsamatore, garante della ricomposizione del corpo; signore della sepoltura e dei riti legati ai funerali; guida nell’aldilà.
In queste stele, insieme all’immagine del defunto, sono rappresentati oggetti che alludono a un banchetto: queste scene confermano l’usanza di simulare un pasto del defunto con Anubi, presente magicamente in una statua, con la successiva reale partecipazione dei vari dolenti al banchetto funebre28.

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Fig. 13 – Stele funeraria (300 d.C.) proveniente da Kom Abu Billu , necropoli di Terenuthis, Museo Egizio di Berlino – immagine tratta dal volume Aegyptisches Museum, Verlag Philipp von Zabern, Mainz 1991, fig. 126.

20) La bilancia come simbolo di giustizia si ritrova anche nelle rappresentazioni rinascimentali che mostrano l’Arcangelo Michele scacciare dal Paradiso Lucifero, l’angelo ribelle, e i suoi accoliti. Spesso S. Michele mostra in primo piano la bilancia mentre brandisce la spada contro Lucifero. E’ consistente l’ipotesi che il dio egizio Thot , identificato con Hermes nel periodo greco-romano, si sia più tardi trasformato in S. Michele. Nel volume Amours et fureurs de la Lointaine, Edition Stock-Pernoud, Paris 1997, alle pagine 184-185 Desroches Noblecourt presenta alcune illustrazioni per dimostrare che S. Michele è l’evoluzione cristiana del dio Horus. In un volume successivo, Le fabuleux héritage de l’Egypte, Edition Telemaque, Paris 2004, nelle pagine 98-103 Desroches Noblecourt presenta le stesse illustrazioni del volume precedente per dimostrare, correttamente, che è S. Giorgio l’esito della trasformazione cristiana del dio Horus.
21) Grenier, 1977, op. cit., pag. 16.
22) Willems, Anubis as a judge, in Egyptian Religion. The Last Thousand Years, op. cit., pagg. 719-744: l’autore cita ben 25 documenti in cui Anubi agisce come giudice.
23) Grenier, 1977, op. cit., pag. 15.
24) Del periodo greco-romano si trovano stele del I-II sec. d.C con rappresentazioni di analogo contenuto: Walker & Biebrier, Misteriosi volti dall’Egitto, Leonardo Arte, Roma 1997, pagg. 185, 187, 188, figg. 140, 142, 143; una stele del I sec. a.C. mostra due defunti che si presentano a Osiri scortati da Anubi: pag. 182, fig. 137.
25) Griffith, Eight Funerari Pintings with Judgement Scenes in in the Swansea Wellcome Museum, JEA 68/1982, p. 5 e 6, tavv. XXV 1 e XXV 2.
26) Desroches Noblecourt, 2004, op. cit., figura di pagina 113: sudario dipinto su tela al Museo del Louvre; AA.VV., Agyptisches Museum, Staatliche Museum, Berlin 1991, pagg. 216-217, fig. 132. Si veda anche il volume di E.Bresciani, Il volto di Osiri, tele funerarie dipinte nell’Egitto romano, Fazzi Editori, Lucca 1996.
27) Talvolta con l’immagine canina di Anubi compare il falco Horus. El-Nassery, Wagner, Abdul Hafez, Nuovelles stèles de Kom Abu Bellou, BIFAO 78/1978, pagg. 231-258, pl. 18; AA.VV., Agyptisches Museum, 1991, op. cit., pag. 207, fig. 126; Seipel,Agypten, Band I, Linz 1989, pag. 352, fig. 512; Walker & Bierbrier, 1997, op. cit., pagg. 183-184, fig. 138 e 139: A pag. 132, fig.96 di quest’ultimo volume è rappresentato un sudario di lino dipinto in cui, all’altezza della spalla del ritratto della defunta, si vede Anubi a corpo umano e testa canina. AA.VV., La gloire d’Alexandrie, Paris Musées 1998, figura a pag. 253 di un monumento proveniente dalla necropoli di el-Gabbari con l’immagine di un defunto tra le colonne con due cani seduti ai lati (II sec. a.C.). Graba, Il Cairo. Il Museo copto e le chiese antiche, Longman, Cairo 1992: due stele di Kom Abu Billu sono rappresentate nelle figure 1 e 2 alle pagg. 50 e 51.
28) Montserrat, The “Kline” of Anubis, JEA, vol. 78/1992, pagg. 301-307: l’articolo documenta sui banchetti funerari egizi e romani in nome di Anubi, oltre al banchetto virtuale del defunto con il dio. Il banchetto funerario si ripeteva in determinate ricorrenze: i romani banchettavano con il defunto nel giorno che ricordava la sua nascita, invece gli egizi celebravano il banchetto nel giorno in cui era avvenuta la sua morte. In certe ricorrenze si celebrava nel tempio un banchetto di Anubi con gli adepti del dio, come diremo più avanti.

ANUBI COME CUSTODE DELLE PORTE

Il catalogo di una recente mostra presentata al Museo del Louvre ha una bella illustrazione del cofano funerario di Hetepimen in cui due figure di Anubi stanno aprendo, o chiudendo, le due porte dell’aldilà29. Il cofano è di epoca tolemaica (III-II sec. a.C.), ma l’immagine di una figura canina sugli stipiti delle porte delle tombe si ritrova già nell’Antico Regno30 e prosegue fino al periodo romano e oltre.
Nella sua forma canina Anubi è ben conosciuto come custode delle porte dell’aldilà anche grazie al sigillo della necropoli regale tebana, ritrovato in più copie nella tomba di Tutankhamon: un canide accucciato sovrasta le immagini di nove prigionieri di etnia asiatica e africana31.
Il ruolo di Anubi come custode delle porte dell’aldilà è ben precisato dal Papiro del Louvre n. 3279, di epoca tolemaica, in cui il defunto implora Ra con queste parole: “Fa che Anubi mi apra le porte dell’Ade!”32.

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Fig. 14 – Anubi custode delle porte; cofanetto funerario di Hetipimen conservato nel Museo del Louvre – immagine tratta dal catalogo di una mostra, Les portes du ciel. Visions du monde dans l’Egypte ancienne, Somogy, Paris 2009, pag. 138, fig. n. 106

Il ruolo di Anubi come guardiano delle porte consegue logicamente dalla sua funzione di psicopompo: Anubi accompagna le “anime” dei beati verso gli Inferi/l’Ade, secondo la terminologia dei diversi autori, e poi apre loro le porte dell’aldilà.
A partire dal secondo secolo d. C. si afferma l’usanza di legare etichette di legno alle mummie con i dati identificativi del defunto. Queste etichette sostituivano le stele. Spesso su un lato di queste etichette era disegnato con un tratto nero un cane seduto con una vistosa chiave al collo33, la chiave che apriva le porte degli Inferi; talvolta, davanti alle zampe anteriori, è rappresentata una torcia accesa.
Questa immagine non appartiene all’iconografia egizia, ma è mutuata dalle immagini greco-romane relative al soggiorno dei morti34.
La figura del cane con la chiave al collo compare, oltre che sulle etichette di legno, anche su stucchi dipinti su una base di lino35, su strisce di tela36 e anche su sarcofagi37.

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Fig. 15 – Nel periodo greco-romano (II sec. d.C.) etichette di legno con i dati del defunto venivano legate alla mummia. Spesso le etichette erano accompagnate dalla figura di un cane con una vistosa chiave al collo che serviva al defunto per aprire le porte degli inferi – immagini tratte dal volume di Bienkovsky & Tooley, Gift’s of the Nile, catalogo del Museo di Liverpool, 1995, pag. 82, fig. 131

Nel naos del tempio di Wadi es-Sebua, fatto edificare da Ramesse II, i copti hanno dipinto sopra le immagini delle divinità egizie la figura di San Pietro che mostra in primo piano le chiavi del Paradiso38. Questa immagine di S. Pietro si è diffusa e affermata connotandolo nel ruolo di custode delle porte del Paradiso. Le chiavi di Anubi si sono trasferite al Principe degli Apostoli, il fondatore della Chiesa di Cristo.

29) Les Portes du ciel. Visions du monde dans l’Egypte ancienne (sous la direction deMarc Etienne), Somogy, Paris 2009, pag. 138, n. 106.
30) Sullo stipite d’ingresso della tomba di Khufukaf, a Giza (IV dinastia), ad esempio, è scolpita una figura canina.
31) Desroches Noblecourt, Tutankhamen. Vita e morte di un faraone, Silvana Editoriale d’Arte, Milano 1963, tavv. 1-2. La didascalia afferma che il cane è “l’immagine del defunto al termine della trasformazione per la reincarnazione”.
32) J.C.Goyon, Le Papyrus du Louvre N. 3279, IFAO, Le Caire 1966, pag. 38 e nota 15.
33) Bienkowski & Tooley, Gifts of the Nile, HMSO, London 1995, testo e figura a pag. 85; Seipel, 989, op. cit., pag. 337, fig. 512. Le chiavi sono dentate, una evoluzione di epoca romana: Russo, Tesori sotto chiave, in Archeo n. 297, novembre 2009, pagg. 111-115.
34) Dunand & Zivie-Coche, Dieux et hommes en Egypte, Armand Colin, Paris 1991, pag. 311.
35) Walker & Bierbrier, 1997, op. cit., pag. 192, fig. 144 e pag. 194, fig. 145.
36) Sauneron, Note sur une bandelette décoré, BIFAO 51/1952, pagg. 53-55: secondo l’autore la rappresentazione del canide di Anubi su queste strisce di tela aveva lo scopo di proteggere magicamente il defunto.
37) Grenier, 1977, op. cit., planche Xa, un sarcofago del Museo di Berlino, e Xb, un sarcofago del Museo Egizio di Torino.
38) Curto, Nubia. Storia di una civiltà favolosa, De Agostini, Novara 1965, pag. 235, fig. 145.

ANUBI E IL RAMO DI PALMA

Su un pilastro della tomba anonima n. 40 della Valle delle Regine (XIX dinastia) è dipinto il dio Anubi, nella forma di uomo a testa canina, che tiene in mano un ramo di palma39. Apuleio ci dà una vivida conferma che il ramo di palma è associato al dio Anubi: “Ecco il terribile messaggero che fa la spola tra gli dei del cielo e dell’inferno avanzare con il capo eretto e il volto metà nero e metà giallo come l’oro, drizzando alteramente il suo collo di cane: Anubi, che con la sinistra mano recava il caduceo e con l’altra scuoteva un ramo di palma”40.
Il primo ad apparire nella processione è un “anuboforo”, un personaggio con una maschera canina, il cui ruolo è di “aprire la strada” con la palma. Un ruolo onorifico occasionale, degno del rango di alti personaggi, tanto che lo stesso imperatore Commodo è ricordato come anuboforo41.

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Fig. 16 – Anubi tiene in mano un ramo di palma – dalla tomba anonima 40 nella Valle delle Regine, Tebe-Luxor – foto dell’autore

Varie sculture del periodo greco-romano mostrano Anubi che tiene in pugno o che ha presso di sé un ramo di palma42.
Ma Anubi non è la sola divinità a maneggiare un ramo di palma. Nel periodo greco-romano le divinità del ciclo osiriano, Horus-Isi-Nefti-Osiri, sono talvolta rappresentate con il ramo di palma43. Il significato del ramo di palma nelle rappresentazioni è dovuto al fatto che “Se la palma appare come un simbolo di immortalità nel periodo greco-romano, essa è pure insegna di vittoria per i Latini, come è sottolineato dall’espressione palmae victrices nelle opere di Virgilio44.
Le curiose rappresentazioni della tomba Tigrane, ad Alessandria, sono un ulteriore esempio di tipiche scene del ciclo mitologico osiriano45. In una scena sono Isi e Nefti a tenere il ramo di palma, nell’altra scena è Osiri stesso a tenerne una in ogni pugno. Due immagini di un cane seduto sono comunque presenti in queste scene.

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Fig. 17 – Apoteosi di Osiri che tiene due rami di palma protetto ai lati da Isi e Nefti; sono presenti due cani come rappresentanti di Anubi – Tomba di Tigrane, Alessandria – foto dell’autore

Anche Thot è spesso segnalato come il dio che esibisce il ramo di palma. Si ritiene che questo simbolo gli sia dovuto in quanto egli è “il dio della scrittura e della misura del tempo” e come tale egli conferisce alla palma il simbolo di vita eterna46.
Il ramo di palma manifesta la sua importanza nella religione egizia tardiva con riguardo a varie divinità, in particolare al dio greco Hermes, anche se essa è un simbolo caratteristico di Anubi. La nozione di vittoria connessa al ramo di palma nel contesto funerario afferma la vittoria del defunto sulle forze del male47.
Nel suo significato di vittoria sulla morte, il ramo di palma è andato ben oltre il periodo greco-romano. Esso ha trovato una collocazione ideale nei dipinti rinascimentali: un ramo di palma è tenuto in pugno da santi cristiani che hanno subito il martirio48. Il messaggio è chiaro: grazie al martirio questi santi hanno vinto la morte e si sono guadagnati il Paradiso.

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Fig. 18 – Un omonimo San Pietro tiene in mano un ramo di palma, sulla testa è rappresentato lo strumento del suo supplizio – Dipinto di Cima da Conegliano, Pinacoteca di Brera, Milano – foto dell’autore

39) Leblanc, Ta Set Neferou. Une necropole de Thebes-Ouest et son histoire, Nubar Printing House, Le Caire 1989, pl. LXXVI. Dal Nuovo Regno in poi nelle tombe sono spesso rappresentati geni funerari che tengono in mano un ramo di palma, ma essi non rientrano nell’oggetto del nostro tema.
40) Apuleio, L’asino d’oro (le trasformazioni), Rizzoli Editore, Milano 1955, § 11, pag. 280.
41) Grenier, 1977, op. cit., pagg. 179-180: gli anubofori, personaggi con una maschera canina, erano piuttosto numerosi a Roma. I documenti coevi che testimoniano la presenza alle processioni di Commodo come anuboforo sono riportati in Grenier, pagg. 78-79, doc. 40-43.
42) Si veda ad esempio Grenier, 1977, op. cit., tavv. XVIII, XIX e XXII.
43) Koemoth, Osiris et les arbres,. Contribution à l’étude des arbres sacrès de l’ancienne Egypte, C.I.P.L., Liège 1994, pagg. 270-274.
44) Koemoth, 1994, op. cit., pag. 272.
45) Empereur, A short guide to the Catacombs of Kom el Shoqafa, Harpocrates Publishing, Alexandria 2003, fig. 28 di pag. 24 e fig. 27 di pag. 23. In quest’ultima foto i canidi di Anubi non si vedono, ma l’autore li descrive sulle facce interne dei pilastri.
46) Dunand, Le babouin Thot et la palme, in Chronique d’Egypte, fasc. 131-132/1991, pagg. 341-344; Dunand, Le décor de la tombe à l’époque romaine, in Images et rites d’éternité en Egypte, Dossier d’Archeologie n. 257, octobre 2000, pagg. 70-81: nella scena di psicostasia della tomba di Petosiri, a pag. 78, Thot tiene in pugno il ramo di palma.
47) Così si esprime Malaise, Le persea, l’olivier, le lierre et la palme dans la religion égyptienne tardive, in Hermes Aegyptiacus, DE Publications, Oxford 1995: i riferimenti alla palma sono alle pagg. 141-144.
48) Anche Gesù è talvolta rappresentato con il ramo di palma: The Escape to Egypt according to Coptici Tradition, Lehnert & Landrock, Cairo 1993, pag. 25, figura a sinistra con Gesù in braccio a Giuseppe. Nel Museo del Louvre un dipinto di Pietro da Cortona (1643) rappresenta la Vergine con Gesù e S. Martino: Gesù tiene in pugno un ramo di palma.

HERMANUBI

Fin dal Nuovo Regno i ruoli di Anubi e di Thot risultano spesso associati, sia come “guida di anime”, sia come “signore della bilancia”. Nel periodo greco-romano Thot è identificato con Hermes e la sovrapposizione del suo ruolo con quello di Anubi dà luogo alla divinità sincretistica Hermanubi49. Gli attributi di Hermanubi sono il caduceo e le ali talari, derivati da Hermes, e la testa canina di Anubi. Il ramo di palma è un attributo di entrambi. Gli epiteti di Hermanubi sono: colui che porta alla vittoria, dio grande, colui che ascolta e esaudisce (le preghiere)50.

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Fig. 19 – Statua di Hermanubi nel Museo Gregoriano Egizio, Città del Vaticano – foto dell’autore

Molte rappresentazioni di questo periodo si riferiscono di fatto a Hermanubi: anche nella processione descritta da Apuleio, Anubi nella mano sinistra reca il caduceo, il simbolo caratteristico di Hermes.
Nel periodo greco-romano molte statue di un personaggio a testa canina lo mostrano acconciato alla romana, con una tunica corta o lunga e una clamide sulle spalle51. Normalmente queste statue tengono in una mano il sistro e nell’altra il caduceo. Se sulla statua del dio il nome manca, il caduceo diventa un indizio consistente per ritenere che essa rappresenti Hermanubi.

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Fig. 20 – Anubi provvede alle offerte alimentari – Tavola d’offerte meroitica del Museo Egizio di Berlino – immagine tratta dal volume Meroé, un empire sur le Nil, catalogo di una mostra, Museo del Louvre, Paris 2010, pag. 146, fig. 193.

ANUBI COME BOVARO

Il Papiro Jumilhac riporta che Anubi è figlio della dea Hezat, una vacca nutrice di dei e sovrani. Questa filiazione procura ad Anubi vari titoli che stabiliscono la sua signoria sulle mandrie di bovini52:
– signore delle vacche da latte (neb uput)
– il buon mandriano (pe-mer-ah nefer)
– il sovrano dei tori da combattimento (ity en usheb)
In quanto preposto alle mandrie, Anubi sovrintende al sacrificio dei bovini affinchè si compia il rituale dell’offerta. In questa veste il titolo che qualifica Anubi è:
– capo dei buoi da sacrificio53
– capo dei macellai (hery-tep menhuy)54
Talvolta Anubi è anche direttamente impegnato nel rituale dell’offerta.

ANUBI COME MAGO

Nel periodo greco-romano Anubi gode anche di un ruolo cosmico55 che alimenta la fede e le speranze del popolo che si manifestano direttamente nei suoi confronti con richieste e invocazioni che fanno ricorso alla magia. Numerosi sono i casi di divinazione attuati con l’uso di differenti strumenti per indovinare il futuro56. Nelle richieste di divinazione ci si rivolge ad Anubi con titoli come:
– il faraone della Duat (pa Per-aa en ta Duat)57
– il faraone degli occidentali (i defunti) (pa Per-aa en na imentiu)58
– colui il cui viso è forte fra gli dei (pa nekhet heref aut en netjeru)59
– l’elevato (pa khy)60
– il potente (pa ser)61
– Anubi dal bel viso (Inpu em her nefer)62
Come mago Anubi procurava anche filtri d’amore per suscitare passioni in uomini e (sopratutto) donne mediante sogni erotici63.

49) Corteggiani, 2007, op. cit., pagg. 200-201.
50) Grenier, 1977, op. cit., pagg. 173-174.
51) Grenier, Museo Gregoriano Egizio, “L’Erma di Bretschneider”, Roma 1993, pag. 42, tav.12; Egittomania (a cura di De Caro), Electa, Milano 2006, pag. 83, n. II, 1.1. Una vignetta dipinta di un personaggio con la maschera canina, descritto come prete di Anubi, si trova nel volume di De Caro, Il santuario di Iside a Pompei, Electa, Napoli 2006, pag. 58.
52) Grenier, 1977, op. cit., pag. 20 e note 83, 84 e 85. Nelle note sono segnalati i templi su cui si ritrovano gli epiteti sopra citati. Alcuni di essi si trovano anche in Blackman & Fairman, The Significance of the Ceremony HWT BHSW in the temple of Horus at Edfu, in JEA 36/1950, pagg. 65-66.
53) Vandier, 1962, op. cit., pag. 116.
54) Grenier, 1977, op. cit., pag. 21 e nota 86. De Wit, Les inscriptions du temple d’Opet à Karnak, Edition del la FERE, Bruxelles 1958, pag. 224, tav. 11.
55) Grenier, 1977, op. cit., a pagina 31 riporta come esempio la frase di un papiro: “Io sono Anubi che porta la corona di Ra”. Nella tomba di Nakhtamon (TT 335) a Deir el-Medina, la figura di Anubi è rappresentata con la testa di ariete: Tosi, Una stirpe di pittori a Tebe, Edizioni F.lli Pozzo, Torino s.d., fig. 15. Con questa immagine i teologi tebani intendevano significare che durante la notte Ra, il sole notturno, si identificava in questa forma di Anubi; Tosi, Dizionario Enciclopedico delle Divinità dell’Antico Egitto, vol. I, Ananke, Torino 2004, pag. 18. Nel XXVII capitolo del Papiro Jumilhac è scritto che Anubi provoca l’inondazione, crea il grano e fa vivere l’Egitto: Vandier, 1962, op. cit., pag. 130.
56) Griffith & Thompson, The Leiden Papyrus. An Egyptian Magical Book, Dover Publications, New York 1974; Grenier, 1977, op. cit., pagg. 30-32; Bresciani, 2001, op. cit., pagg. 314-316 per una caso di lecanomanzia e pagg. 325-327 per un caso di incubazione.
57) Griffith & Thompson, 1974, op. cit., pag. 121 (XVIII, 15 e 18).
58) Griffith & Thompson, 1974, op. cit., pag. 29 (II, 18-19).
59) Griffith & Thompson, 1974, op. cit., pag. 29 (II, 19).
60) Griffith & Thompson, 1974, pag. 29 (II, 18).
61) Si veda la nota 46.
62) Griffith & Thompson, 1974, op. cit., pag. 75 (X, 2) e pag. 77 (X, 19). A pagina 31 del volume del Grenier si trovano gli epiteti di questo paragrafo e altri ancora.
63) Grenier, 1974, op. cit., pag. 32 e nota 138.

ANUBI LEGIONARIO ROMANO

Talvolta Anubi compare nelle rappresentazioni in uniforme da legionario romano. L’iconografia dell’Anubi guerriero si manifesta in epoca romana per indicare il combattente coraggioso difensore del cadavere di Osiri-del defunto64.
Già nel Papiro Jumilhac le imprese belliche di Anubi contro Seth hanno lo scopo di difendere gli umori di Osiri in putrefazione, benefiche per la fertilità del suolo65. Da notare che nel conflitto con Seth, Anubi si trasforma spesso nel dio Horus offrendo un arricchimento della sua personalità rispetto ai tratti funerari.
L’Anubi legionario romano è posto a difesa della cripta tombale da invadenze di spiriti nefasti. In questo tipo di rappresentazioni si fondono due concetti:
– la concezione egizia che assegnava ad Anubi il ruolo di guardiano della spoglia di Osiri
– l’idea che l’esercito e i legionari romani fossero per antonomasia i rappresentanti della funzione militare vittoriosa66.
Ad Alessandria, nella tomba di Kom el-Shoqafa, sono presenti due straordinarie figure di Anubi legionario romano sulla parete della porta che conduce alla cripta: l’immagine sulla destra mostra una normale figura di Anubi in divisa da legionario; l’immagine a sinistra è analoga per la parte superiore del corpo, mentre la parte inferiore termina con la forma di un serpente attorcigliato. Il serpente richiama l’Agathodemon, le due figure di serpente con sopra una testa di Medusa scolpite presso le due immagini di Anubi legionario67.

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Fig. 21 – Anubi legionario romano a guardia dell’ingresso della tomba principale di Kom el-Shugafa, Alessandria – foto dell’autore

In alcune statue e statuette Anubi compare abbigliato e atteggiato come imperatore68. Si realizza in queste immagini una sorta di potenziamento della figura di Anubi legionario, essendo l’imperatore al vertice delle virtù militari del vittorioso esercito romano. Una grezza statuetta bronzea del Museo del Louvre (E 17410) mostra Anubi a cavallo in uniforme militare nella positura tipica delle statue equestri imperiali. Essa manifesta l’aspetto trionfante di Anubi, la sua Vittoria sulla morte69.

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Fig. 22 – Immagine di San Cristoforo che porta sulle spalle Gesù fanciullo – immagine ripresa da Google

64) Grenier, 1974, op. cit., pag. 37. Va ricordato il ruolo combattente di Anubi nel Papiro Jumilha, in cui agisce e spesso si identifica con il dio Horus: si veda la nota 4.
65) Vandier, 1962, op. cit., pag. 33.
66) Grenier, 1977, op. cit., pag. 38.
67) Empereur, 2003, op. cit., pagg. 13-14, fig. 2; Empereur, Alexandrie redécouverte, Fayard/Stock, Paris 1998: una bella immagine dell’Agathodemon si può vedere a pag. 160. Questo serpente protettivo del defunto presenta un mescolamento di attributi divini, tipico delle concezioni alessandrine: la doppia corona (pschent) egizia, il caduceo di Hermes, il tirso di Dioniso, oltre alla testa di Medusa che lo sovrasta.
68) Grenier, 1977, op. cit., tav. XIV b (statuetta in bronzo di Atene) e tav. XVIII (statua dei Musei Vaticani).
69) Grenier, L’Anubis chevalier du Musée du Louvre, in Hommage à Marteen Vermaseren, pagg. 405-408, pl. XXX.

ANUBI SAN CRISTOFORO

L’iconografia e la leggenda di Cristoforo ci mostrano il santo mentre traghetta un fiume portando sulle spalle Gesù fanciullo. Nei dipinti antichi di origine bizantina S. Cristoforo è rappresentato a testa canina70. Gli agiografi del santo tendono a spiegare questo particolare con le caratteristiche fisiche del personaggio: un brutale gigante, di nome Reprobo, di straordinaria forza fisica71. Altri autori, non dediti all’agiografia, da tempo sospettano che il volto canino di S. Cristoforo dimostri che egli è di fatto la trasformazione cristiana del dio egizio Anubi72.

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Fig. 23 – Immagine di San Cristoforo con il volto canino – Icona conservata nel Monastero di Santa Caterina – immagine tratta dal volume di Weltzmann & Forssyth, Sinai, Arte e Pensiero, Firenze 1979, pag. 102, fig. 101

Nella iconografia religiosa egizia sono note fin dalla XI dinastia rappresentazioni di divinità che incedono portando sulle spalle o sulla testa l’immagine di un fanciullo. La stele di Akbau (XI dinastia), nel Museo del Louvre, mostra una fascia di rilievi che nel loro insieme rappresentano senz’altro la rigenerazione e la rinascita del defunto73. In questa fascia di rilievi è rappresentata una figura maschile che porta sulle spalle un fanciullo. Analoghe rappresentazioni si trovano nelle tombe TT 60 (XII dinastia), TT 82 e TT 92 (Nuovo Regno) nella necropoli di Qurna (Tebe-Luxor). Nella tomba di Tutankhamon è stata trovata una statuetta in legno dorato che mostra l’immagine del re seduta sulla testa di Menkeret, una divinità che in altri contesti si presenta come una dea leontocefala74. Questa stessa divinità è dipinta nella tomba di Sethi II, nella parete di fondo del corridoio che prosegue oltre la camera funeraria, con un fanciullo seduto sulla sua testa. L’affresco di Menkeret che porta sulle spalle Sethi II è contornato da altri affreschi che riproducono le varie statuine trovate nella tomba di Tutankhamon e che nel loro complesso assicurano la magica protezione del defunto e la sua resurrezione75.
Anche il capitolo 168 A del Libro dei Morti è illustrato da vignette simili ai rilievi della stele di Akbau76 o da una più semplice vignetta che si ritrova tale e quale nella 8a caverna del Libro delle Caverne77.
Anche alcune grezze statuine di Epoca Tarda mostrano il dio Bes o altri esseri anonimi che tengono sulle spalle un fanciullo: si tratta di talismani che hanno lo scopo di auspicare una felice maternità78.
Un gruppo statuario in bronzo del Museo di Leida mostra un giovane essere (un fanciullo o un cucciolo di scimmia?) sopra una spalla del dio Harpocrate durante una processione fallica: il significato di questo gruppo statuario si articola sul processo che dalla morte conduce alla resurrezione79.
Infine non va dimenticato un altro tipo di rappresentazione che illustra la nascita del dio solare: la dea vacca Ihet, madre del sole, porta seduto sul suo capo, tra le corna, una figura rappresentativa del dio solare fanciullo. Ihet tiene il giovane sole “tra le sue corna per proteggerlo, mantenendolo sia fuori dall’acqua che dall’attenzione dei suoi nemici”80.
Tutte queste rappresentazioni, seppure non chiarificate nel loro significato da testi specifici, sono interpretate dagli studiosi in termini di significati convergenti: difesa del defunto, sua rigenerazione ed elevazione dalla terra verso il cielo.
Torniamo a Cristoforo e al suo volto canino della iconografia bizantina. Cosa racconta la leggenda di S. Cristoforo? Reprobo, così si chiamava allora Cristoforo, dopo alcune imprese al servizio del re e poi del diavolo, decide di vivere come eremita in riva a un fiume dalle acque impetuose. Qui egli aiuta i viaggiatori a traghettare il fiume ponendoli sul suo dorso e aiutandosi con un bastone a frangere la corrente. Un giorno gli si presentò un bambino: Reprobo caricò sulle sue spalle il bambino, leggerissimo, che però a metà del guado era diventato così pesante da mettere in difficoltà il gigante. Guadagnata a stento la riva Reprobo si rivolse al bambino dicendo: “E’ come se avessi avuto il mondo intero sulle spalle!” Rispose il bambino: “Sulle tue spalle non solo hai ricevuto il mondo intero, ma anche colui che l’ha creato”. Il bambino gli rivelò di essere Cristo, lo battezzò e gli predisse il martirio. Cristoforo entrò poi nell’esercito romano e avendo rifiutato di rinnegare la fede cristiana fu torturato e ucciso.
Si ritiene comunemente che il nome Cristoforo significhi “portatore di Cristo”. In occidente la festa di S. Cristoforo è celebrata il 25 luglio81: il santo è patrono della “buona via”, protettore dei viandanti. Qualcuno ritiene che il traghetto del fiume sia una metafora del passaggio dalla vita alla morte, espletando l’analogo ruolo del dio Anubi. Come santo Cristoforo è stato di recente declassato dalla Chiesa82.
Una conferma indiretta della trasformazione di Anubi in Cristoforo ci viene fornita, per l’Epoca Tarda e il periodo greco-romano, dalla particolare relazione del dio Anubi con il disco lunare e con il dio dei morti Osiri. Come imbalsamatore Anubi viene rappresentato con il corpo leggermente chinato sulla mummia di Osiri-il defunto. Alcune immagini templari mostrano Anubi che ha davanti a sé il disco lunare e il suo corpo è leggermente flesso in avanti, esattamente come nelle scene che lo mostrano come imbalsamatore.

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Fig. 24 – Anubi tiene la luna posata a terra – immagine del mammisi di Traiano a Dendera tratta dal volume di Daumas, Les Mammisis de Dendera, IFAO, Le Caire 1959, pl. XLI

70) Il dipinto più noto appartiene al Museo Bizantino e Cristiano di Atene; Galey, Il Sinai e il Monastero di Santa Caterina, Arte e Pensiero, Firenze 1979, fig. n. 101.
71) Si veda il sito web: www.santiebeati.it/dettaglio/64200
72) Desroches Noblecourt, 2004, pagg. 104-115; Grenier, 1977, op. cit., pagg. 185-186.
73) Moret, Mystères égyptiens, Librairie Armand Colin, Paris 1927, pl. I; Barbotin, La voix des hiérogliphes, Editions Kheops, Paris 2005: la stele di Akbau è a pag. 141.
74) Hawass, King Tutankhamen. The Treasures of the Tomb, Thames & Hudson, London 2007, fig. di pag. 216. Sulla dea Menkeret si veda Corteggiani, 2007, op. cit., pagg. 318-319.
75) Hornung, The Valley of the Kings. Horizon of Eternity, Timken Publishers, New York 1990, fig. 133 di pag. 180.
76) Barguet, Le Livre des Morts des anciens égyptiens, Editions du Cerf, Paris 1979, pag. 242; Faulkner, Book of the Dead, British Museum Press, London 1993, vignetta di pag. 168.
77) Faulkner, 1993, op. cit., vignetta di pag. 167; Piankoff, The Wandering of the Soul, Princeton University Press, Princeton 1974, Pl. 10, 19 e 36 relative alla caverna n. 8.
78) Bulté, Talismans Egyptiens d’heureuse maternitè, CNRS Editions, Paris 2006: si veda in particolare la tav. 15.
79) Derchain, Observations sur les erotica, in Sacred Animal Necropolis at North Saqqara, EES, London 1981, pagg. 166-170 e pl. 23. L’autore ritiene che la figura sulle spalle di Harpocrate sia una scimmia. La presenza di una scimmia sulle spalle di Harpocrate non muta il significato di questo gruppo statuario, dato il valore erotico attribuito dagli egizi a questo animale.
80) Corteggiani, 2007, op. cit., pagg. 228-229; Tosi, 2004, op. cit., pag. 11. Una bella rappresentazione della vacca Ihet con Harakhte fanciullo seduto tra le corna, appartenuta al mammisi del tempio di Ermant ci è stata tramandata da un volume del Lepsius.
81) In oriente la festività di S. Cristoforo cade il 9 maggio.
82) Cattabiani, Calendario, Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno, Oscar Mondadori, Milano 2008, pagg. 41-42.

Altre immagini templari presentano invece Anubi in posizione eretta che tiene tra le mani ad altezza del volto o addirittura sulle spalle il globo lunare Anche nelle statue di Anubi (o Hermanubi) dello stesso periodo si vede che sul capo del dio è collocato un disco lunare83.

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Fig. 25 – Anubi tiene sollevata la luna all’altezza del capo – immagine del tempio di Deir el-Medina – foto dell’autore

L’identificazione di Osiri con la luna è certa, come si legge per la prima volta in modo esplicito in un testo di Ramesse IV: “Tu (Osiri) sei la luna nel cielo; tu ringiovanisci secondo il tuo desiderio e diventi vecchio quando tu vuoi”. Nei testi funerari del periodo si trovano invocazioni del tipo “ripetere le nascite come la luna” o “ringiovanire come la luna”.84
Le immagini della luna-Osiri a terra davanti ad Anubi e la luna-Osiri sollevata in alto da Anubi si rivelano quindi una metafora del ruolo del dio nel processo che va dalla morte alla rinascita, garante della resurrezione e di una ripetizione di nascite, come Osiri-luna85.
La leggenda di S. Cristoforo narra che egli, ancora nei panni di Reprobo, prese sulle spalle un fanciullo, Gesù, che durante il traghettamento aumentò di peso mano a mano che diventava un uomo maturo, Cristo. In parallelo, le immagini di Anubi con il disco lunare mostrano che la luna nuova si fa piena86. Dopo avere traghettato il fiume, Reprobo viene convertito ed entra così in una nuova fase di vita: come pagano l’attendeva la dannazione eterna; la conversione è come una rinascita che gli apre la via per ottenere la gloria dei Cieli. Inoltre Osiri e Cristo sono entrambe divinità che subiscono il martirio e poi risorgono per assicurare ai giusti la resurrezione e la vita eterna.
È difficile che sia dovuta al caso lo stretto parallelismo del ruolo di Anubi con quello di Cristoforo. È quindi lecito pensare che in Egitto si sia realizzata la strana mescolanza che fa rivivere l’antico dio egizio Anubi in un santo cristiano ancora attuale87. Per paradosso Anubi, la divinità più derisa dagli autori greci e romani per il suo aspetto canino, è proprio quella che la pietà popolare ha trasformato in santo88.

In conclusione, se si considerano nel loro complesso tutte le funzioni esercitate dal dio Anubi nel corso della sua esistenza, si può affermare che il suo ruolo fu quello dell’intermediario: tra la vita e la sopravvivenza nell’aldilà (mummificatore); tra la terra e gli Inferi (psicopompo); tra i defunti e gli dei e gli spiriti maligni (oppositore di Seth e legionario); gli dei e gli uomini (mago e conduttore delle processioni); tra uomini e donne (filtri d’amore)89.

83) Ritner, Anubis and the Lunar Disc, in JEA 71/1985, pagg. 149-155 e pl. XXV e XXVI. Si vedano anche le immagini di sudari e statue richiamate nella nota 43. Statuine di Osiri con il disco lunare sul capo sono segnalate da Griffith, Osiris and the Moon in Iconography, in JEA 62/1976, pagg. 153-159, Pl. XXVIII.
84) Ritner, 1985, op. cit., pag. 152.
85) Qui si ferma la tesi del Ritner. Il passo successivo che identifica Anubi con S. Cristoforo si compie con Millard, Christpher and the Lunar disc of Anubis, in JEA 73/1987, pagg. 237-238.
86) Si può anche ipotizzare un parallelo tra la vacca Ihet, la vacca che fa rinascere il dio sole, rappresentato seduto tra le sue corna, e Anubi che solleva la luna e fa rinascere il dio Osiri.
87) A S. Cristoforo sono dedicate molte chiese, di cui una a Milano.
88) Grenier, 1977, op. cit., pagg. 185-186.
89) Grenier, 1977, op. cit., pag. 186.

E per finire …

ANUBI EROTICO

Esiste una documentazione che mostra comportamenti licenziosi di Anubi e dei suoi preti.
Egitto90. La rappresentazione di una tomba di epoca romana in una necropoli nei pressi della città di Akhmin91, recentemente riscoperta92, mostra una nera figura maschile che sta per congiungersi con la figura della defunta. Il dipinto è degradato proprio in coincidenza con la testa del personaggio maschile, ma sembra di riconoscere gli orecchi e il muso di canide di Anubi93. Dare uno specifico significato a questo dipinto in una tomba è problematico, ma in ogni caso questo documento ci dà la visione di un Anubi copulatore.

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Fig. 26 – Anubi copula con una femmina abbigliata in stile greco-romano – tomba del periodo romano nella necropoli di Salamini, nei pressi di Akhmin – immagine ripresa da un articolo di D.Klotz, The Lecherous Pseudo-Anubis of Josephus and the Tomb of 1897 “ at Akhmin, in ENiM 5, vol. II, pag. 385, fig. 1

Ci sono altri indizi che comprovano il ruolo di Anubi, diretto o indiretto, in attività erotiche. A Saqqara le “stanze del dio Bes”94 si trovano all’interno della recinzione dell’Anubeion: si ipotizza che qui si recassero le donne sposate che avevano difficoltà a concepire per farsi inseminare dai preti.
Vanno ricordate anche le formule magiche con cui Anubi provocava sogni lascivi alle donne per renderle schiave del desiderio sessuale95. Alcuni sarcasmi di Giovenale96 e Tertulliano97 lasciano intendere che Anubi e i suoi preti avessero qualche vizietto. Gli indizi potrebbero continuare98.
Roma. È noto il caso di Paulina, una patrizia romana, raccontato da Giuseppe Flavio99. Non potendo sedurre Paulina, sposata a Saturnino, un cavaliere, Decius Mundus, si rivolse ai preti di Anubi e li convinse con una forte somma a tenderle un tranello sapendo che Paulina era una fervente adepta dei culti egizi. Un prete andò a trovarla e le disse che Anubi, fortemente acceso d’amore per lei, la invitava a passare la notte nel tempio con il dio. Paulina gioì a quelle parole, se ne vantò con gli amici e annunciò a suo marito l’invito di Anubi per cenare e coricarsi con lui. Il marito acconsentì. Dopo la cena, al momento di dormire, Mundus, che si era nascosto nel tempio, si unì a lei e Paulina si donò a lui per tutta la notte100. Al mattino Paulina orgogliosa raccontò al marito e agli amici l’apparizione di Anubi. Per la virtù e la buona reputazione di Paulina molti credettero al miracolo anche perché, aggiunge Giuseppe Flavio, non c’era alcuna ragione per ritenere che il fatto fosse incredibile101. La tresca si scopre perché Mundus, incontrando Paulina, la deride per le sue precedenti ritrosie. Scoppia lo scandalo: il marito Saturnino se ne lamenta con l’imperatore Tiberio (13-47 d.C.), Decius Mundus è esiliato, i preti di Anubi sono crocefissi, il tempio viene chiuso e la statua di Isi gettata nel Tevere.

Carriera_di_Anubi_Fig_27
Fig. 27 – Anubi erotico in un dipinto del pittore napoletano Fortunato Matania (1847-1929) – immagine tratta da Google

90) Klotz, The Lecherous Pseudo-Anubis of Josephus and the “Tomb 1897” at Akhmin, in CENiM 5, vol. II, Montpellier 2012, pagg. 383-396.
91) La divinità di Akhmin era il dio itifallico Min. Può darsi che ciò avesse un significato per chi ha dipinto la scena nella tomba.
92) La riscoperta negli anni 80 si deve a Kanawati e Kuhlman.
93) Klotz (2012) lo afferma con decisione: pag. 388.
94) In queste stanze, scoperte da Quibell agli inizi del secolo scorso, sono state trovate figure del dio Bes accompagnato da figure di donne nude, oltre a numerose statuine erotiche: Klotz, 2012, op. cit., pag. 394. Si veda anche Derchain in Sacred Animal Necropolis at Saqqara, EES, London 1981, pagg. 166-170.
95) Una formula magica è riportata da Klotz, 2012, a pag. 391. Due altre formule magiche per realizzare incontri amorosi grazie ad Anubi sono riportate a pag. 190 e 197 del volume di Montserrat, Sex and Society in Greco-Roman Egypt, Kegan Paul International, London & New York 1996.
96) Giovenale (50/60-dopo il 138 d.C.), scrittore latino, autore di satire: egli qualifica “buffone” il personaggio che interpretava la parte del dio.
97) Tertulliano (160-250 d.C.), cartaginese, apologeta cristiano, difensore dell’ortodossia: egli cita un mimo lascivo di nome “Anubi il debosciato”.
98) Klotz, 2012, considera anche alcune rappresentazioni delle stele funerarie di Kom Abu Billu e il particolare indumento indossato da Anubi in molte immagini del periodo. Tale indumento, simile a quello dei sovrani nella festa Sed, indicherebbe che sotto il manto il dio (il prete mascherato) era nudo e quindi pronto a compiere i suoi doveri sessuali. Nel suo articolo Aufrère (2001) segnala vari episodi in cui Anubi è attivo con comportamenti lascivi.
99) Il racconto di Giuseppe Flavio è riportato per intero in Grenier, 1977, op. cit., pagg. 75-77. La vicenda è esposta anche nell’articolo di Klotz, 2012; l’episodio di Paulina è citato pure da Aufrère, A’ propos du chien Bébon, d’Anubis et de l’adultère, in Egypte Afrique et Orient, n. 23/2001, pagg. 23-28.
100) Erodoto (II, 64) afferma che nei templi egizi le relazioni sessuali erano tabù. Evidentemente a Roma questo tabù non valeva, almeno nel periodo dell’imperatore Traiano.
101) A Roma certe pratiche dei culti egizi dovevano essere piuttosto comuni.

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Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

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