Come fu scolpita nel marmo la statua del David di Michelangelo?
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16 Maggio 2024
14:00

Come fu scolpita nel marmo la statua del David di Michelangelo?

Da molti considerato l'ideale di bellezza maschile nell'arte, il David di Michelangelo Buonarroti è un capolavoro della statuaria marmorea rinascimentale. Ecco come lo scultore scolpì il marmo e realizzò la statua.

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Come fu scolpita nel marmo la statua del David di Michelangelo?
Immagine
David di Michelangelo, 1501–1504. marmo, 517×199 cm. Galleria dell’Accademia, Firenze.

Ora amatissima, ora censurata, la statua del David di Michelangelo Buonarroti (Caprese Michelangelo, 1475 – Roma, 1564) fa ancora parlare di sé dopo cinquecento anni dal suo completamento. Ma come è stata realizzata, nella pratica, l'opera conservata alla Galleria dell'Accademia di Firenze, e di cui è esposta una copia all'esterno di Palazzo Vecchio?

Emblema del Rinascimento e simbolo della città di Firenze, l'opera alta più di 5 metri (basamento incluso) è un omaggio all'omonimo eroe biblico nel momento in cui si prepara ad affrontare il gigante Golia. Realizzato da Michelangelo quando aveva 26 anni, il David non è stato una prova semplice: il blocco di marmo, già affidato a due artisti prima di lui (che avevano rinunciato) e riciclato, era friabile ed era così stretto che si pensava avrebbe lasciato poco margine d'intervento. Nonostante questo, il giovane artista (ben consapevole di sé) accettò la commissione dei consoli dell'Arte della Lana e dell'Opera del Duomo di Firenze, che era inizialmente prevista per l'esterno della cattedrale di Santa Maria del Fiore, e iniziò a lavorarci il 9 settembre 1501.

Michelangelo lavorò il marmo "a tutto tondo", cioè senza fondale, usando martello e scalpello: è celebre quella citazione dell'artista secondo lui scolpirebbe il blocco di marmo per "liberare" la statua imprigionata al suo interno. Il primo lavoro è stato quello dello studio del marmo, grazie al quale capì che la parte sinistra del blocco era più debole. Complice la sua comprensione e abilità anche nell'architettura – è dopotutto suo il progetto della Basilica di San Pietro – Michelangelo assecondò fin dalla sbozzatura la pietra e appoggiò il peso sulla gamba destra del David, che infatti è rafforzata da un piccolo tronco che ha una funzione statica.

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Leonardo da Vinci, studio del David di Michelangelo (dettaglio), Royal Library, Windsor

Poi continuò il lavoro con gli attrezzi del mestiere del tempo: oltre a martello e scalpelli (piatti e con punta temperata), usò utensili come le raspe e le lime per la rifinitura e la lucidatura. Per raffinare l'aspetto dell'opera, Michelangelo applicò diversi accorgimenti. In primis, lo aiutò la sua attenzione per l'anatomia, che studiò nel corso della vita. Dato che il marmo presentava fori e fenditure (i "taroli") l'artista provvide quindi a stuccarli con malta di calce, che poi andò a levigare dandogli l'aspetto liscio e realistico che conosciamo. C'è poi la questione della prospettiva, che andava assecondata alterando le proporzioni dell'opera: la testa e le braccia di David sono molto più grandi rispetto a un modello in scala, perché la maggior parte delle persone avrebbe visto la statua dal basso.

Altro dettaglio è la perforazione delle pupille, che andava a creare un gioco di ombre che evitava i riflessi e rendeva gli occhi più realistici e penetranti (anche se oggi sappiamo che sono leggermente strabici). Rispetto ad altri David più o meno coevi, questo è molto potente, quasi aggressivo, e allo stesso tempo molto aggraziato e tecnicamente perfetto: è un uomo idealizzato. Anche per questo il suo pene è notoriamente "piccolo": come già presso i Greci, questo era simbolo di moderazione, dote del guerriero e dell'uomo in generale.

Il risultato fu consegnato ai fiorentini nel 1504, e cinquecento anni più tardi – e molti restauri dopo, compresi quello dovuto a un fulmine e quelli successivi a diverse aggressioni – rappresenta, per molti, l‘ideale di bellezza maschile nell'arte.

Immagine
David di Michelangelo, 1501–1504. marmo, 517×199 cm. Galleria dell’Accademia, Firenze. Photo Commonists via Wikimedia
Fonti
Galleria dell'Accademia di Firenze Euronews
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