Ristrutturazioni, il bonus scende al 30%: per le famiglie saranno sempre meno convenienti

La stretta non riguarda solo il Superbonus ma anche il bonus ristrutturazioni, che dal 2028 al 2033 scenderà al 30%. L’emendamento del governo al decreto Superbonus, infatti, taglia anche il capostipite delle agevolazioni edilizie. Una scelta da cui si evince l’intenzione di intervenire in senso più restrittivo su gran parte delle agevolazioni edilizie. Il che renderà sempre meno conveniente per le famiglie fare lavori di ristrutturazione in casa. Il bonus ristrutturazioni consiste in una detrazione dall'Irpef da ripartire in 10 quote annuali di pari importo, del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo non superiore a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Ma per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, il bonus è stato alzato al 50% e il limite massimo di spesa è stato portato a 96.000 euro per unità immobiliare. Il bonus dal 2025 passerà dall’attuale 50% al 36% e il tetto di spesa passera da 96.000 euro a 48 mila euro. È improbabile infatti che ci sia una proroga dell’agevolazione al 50%, dato che il governo intende tagliarla ulteriormente dal 2028 al 2033, portando il bonus al 30%. L’ulteriore taglio riguarda questo periodo perché è quello che rischia maggiormente di risentire di un peggioramento dei conti pubblici a causa dello spalma-crediti, che allunga da 4 a 10 anni la finestra entro cui sfruttare le detrazioni del Superbonus. La detraibilità in dieci anni delle spese per gli interventi del Superbonus riguarda un ammontare di detrazioni fruibili di quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025, secondo quanto riporta la relazione tecnica all’emendamento del governo al Decreto Superbonus. «Ai fini della stima sono stati considerati l’ammontare di detrazioni fruibili per l’anno 2024 pari a circa 6,211 miliardi di euro e per l’anno 2025 pari a circa 5,78 miliardi di euro, scontati nelle previsioni di bilancio», si legge nel testo. L’emendamento prevede anche che dal 2025 le banche, gli intermediari finanziari e le assicurazioni non potranno più compensare i crediti del superbonus con i contributi previdenziali, assistenziali e i premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. La violazione di questa norma determina il recupero del credito indebitamente compensato e dei relativi interessi, oltre all’applicazione di una sanzione. Nell’emendamento è stata inserita anche una norma «anti-usura», secondo la quale banche, assicurazioni e intermediari che abbiano acquistato i crediti a un corrispettivo inferiore al 75% a partire dall'anno 2025, dovranno applicare a queste rate la ripartizione in sei quote annuali di pari importo: le rate dei crediti risultanti dalla nuova ripartizione non possono essere ripartite ulteriormente, oppure cedute. La norma vale per i crediti generati a partire da maggio 2022. L’emendamento prevede che i Comuni possano svolgere attività di vigilanza e controllo nei cantieri in cui si effettuano lavori con il Superbonus. Qualora nell'ambito delle attività di vigilanza e di controllo previste in materia edilizia, rilevino «l'inesistenza, totale o parziale, degli interventi», lo dovranno segnalare agli uffici della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate. Ai Comuni che faranno le segnalazioni verrà riconosciuta una quota del 50% delle risorse riscosse. L’emendamento al decreto Superbonus prevede, tra le altre cose, la creazione di un fondo da 35 milioni per il 2025 per i lavori di riqualificazione energetica e strutturale effettuati nel 2024 su edifici danneggiati da eventi sismici verificatisi dal 1° aprile 2009, diversi da quelli localizzati in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

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Superbonus: detrazioni in 10 anni