‘Disco Afrika: A Malagasy Story’, la recensione del film

Disco Afrika: A Malagasy Story è un film del 2023 diretto dal regista malgascio Luck Razanajaona, qui al suo esordio. É stata presentato alla Berlinale e poi alla 33esima edizione del FESCAAL a Milano.

Un racconto di formazione che scava nell’identità culturale, sociale e politica del Madagascar.

Disko Africa La trama

Siamo in Madagascar. Kwame (Parista Sambo) è un giovane ragazzo che, insieme all’amico Rivo (Dominique Toditsara), cerca di guadagnarsi da vivere raccogliendo zaffiri. I due sognano di girare il mondo o tornare a Toamasina per comprare un grande terreno. Una notte, però, i due amici si imbattono in un raid della polizia e Rivo rimane ucciso.  Questo evento riporterà Kwame alla scomparsa del padre, avvenuta durante una protesta quando era solo un bambino. Kwame si sente responsabile della morte dell’amico. Torna a casa con la bara di Rivo, dopo un viaggio di otto ore in autobus, attraversando un’isola incendiata da un conflitto post-elettorale e incrociando manifestanti e milizie per la democrazia che si contendono le strade e le vie dell’isola.

Dalla madre (Laurette Ramasinjanahary), incontra il fotografo Babaa (Jérôme Oza), che faceva parte del gruppo musicale Tout Puissant Africa Voice insieme a suo padre. Kwame trova un lavoro di manovalanza e inizia a indagare sul passato del padre. Questa scelta si ripercuote presto nel presente, quando ritrova l’amico d’infanzia Idi (Joe Lerova), che ora traffica illegalmente legno di palissandro. Il sindacalista Bezara (Drwina Razafimahaleo) incarica Kwame di entrare nel giro di Idi per indagare e fornirgli informazioni. Una missione molto rischiosa in cui Kwame rischierà la sua stessa vita.

Disko Africa La recensione

Disco Afrika è un film che, attraverso la sua semplicità, racconta in modo efficace la storia del Madagascar. Una storia violenta, fatta di lotte politiche, rivolte e tumulti. Una storia che ha inizio negli anni ’70 e che continua ancora oggi, con l’affermarsi di un forte sentimento panafricano. Le violenze, le uccisioni e la corruzione da parte della polizia e dei gruppi paramilitari democratici sono all’ordine del giorno.

Tutto è narrato attraverso gli occhi di Kwame, un giovane ragazzo che cerca di trovare la sua identità, in una storia di crescita personale e di riscoperta dei valori culturali del proprio paese.

Disco Afrika è una storia di “coming of age”. Kwame matura una consapevolezza sociale e politica legata anche al suo passato, riscoprendo l’eredità di suo padre e le sue origini. Il passato gli insegnerà a di battersi per i propri diritti e per i valori in cui si crede. L’importanza di far sentire la propria voce in favore di un miglioramento, sociale e politico, è il tema centrale del film.

Nella seconda parte, Disco Afrika diventa un vero e proprio film di intrighi, quasi un thriller/giallo alla Donnie Brasco, con Kwame che si infiltra in un traffico illegale a scopo di raccogliere informazioni e il racconto si fa ancora più  coinvolgente.

La confezione è ottima, gli attori sono tutti molto bravi e la semplicità di fondo rende la visione piacevole nonostante i temi complessi. La musica, come suggerisce il titolo, svolge un ruolo importante. É ciò che mantiene intatto il legame di Kwame con suo padre e col passato, che il giovane protagonista scoprirà “scavando” letteralmente nella terra e nelle radici culturali del suo paese. Un gesto dapprima fisico e poi metaforico.

Il film è stato presentato alla 33esima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina il 6 maggio.