Cannes 77: con "Locust", Keff racconta un'immagine nuova e diversa di Taiwan - HuffPost Italia

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Cannes 77: con "Locust", Keff racconta un'immagine nuova e diversa di Taiwan

Cannes 77: con Locust, Keff racconta un'immagine nuova e diversa di Taiwan

La ragione per la quale il fascismo in Italia avversò esplicitamente il genere poliziesco risiedeva nel fatto che, per sua stessa natura, raccontare il crimine significa frugare negli angoli oscuri della società rivelando corruzione, malessere, diseguaglianze inaccettabili. Ma è proprio questo che ha fatto della narrativa poliziesca, una volta considerata di serie B, un genere di strepitoso successo, anche da noi, di pubblico e di critica: niente di meglio di un buon film del genere per fare un profilo in profondità di un mondo, di un ambiente, di un angolo sconosciuto.

Questa, oltre al sensibile design dello stile di immagini e suoni, è la motivazione di base per segnalare Locust, presentato a Cannes alla Semaine de la Critique.

Di giorno lavora in una trattoria di cucina locale, di notte collabora con una banda di gangster al servizio di un boss, per conto del quale la squadra di teppisti di cui fa parte malmena creditori - come straordinari si dedicano con profitto a ricattare giovani rampolli con la complicità di indifferenti prostitute. Zhong Ho, vent’anni, muto, ma non sordo, è protagonista di questo neo noir di cui è autore un regista che ha come nome d’artista Keff e ha studiato a New York con Spike Lee.

Come spesso accade nel cinema che viene dell’Asia, l’intreccio criminale è inesorabilmente legato a traumi familiari e a ferite sentimentali che rendono drammatico il destino di Zhon Ho, servito da un interprete cui la mancanza della parola consente sospensioni di efficace intensità.

La forza del film, tuttavia, sta proprio nell’usare il genere del crimine per tratteggiare l’intreccio di crimine e corruzione politica e, sullo sfondo, l’incubo della sottomissione alla Cina che riverbera qua e là nelle news degli scontri per la repressione delle manifestazioni a Hong Kong: in queste notti violacee fatte di cruda violenza, techno d’acciaio nelle discoteche e soliti ignoti vessati da boss e speculatori, Keff racconta un pezzo dell’altra Cina da un punto di vista inconsueto e rivelatore.

“Spero che da questo film uscirete con una immagine nuova e diversa di Taiwan: non soltanto quel paese dove può scoppiare la terza guerra mondiale” ha detto il regista presentando il film in anteprima mondiale.

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