Celeste Dalla Porta, chi è l'ammaliante ed enigmatica attrice esordiente in Parthenope di Paolo Sorrentino - Il Fatto Quotidiano

Cinema

Celeste Dalla Porta, chi è l’ammaliante ed enigmatica attrice esordiente in Parthenope di Paolo Sorrentino

di Davide Turrini
Celeste Dalla Porta, chi è l’ammaliante ed enigmatica attrice esordiente in Parthenope di Paolo Sorrentino

Nuova musa ispiratrice? Daryl Hannah in versione Posillipo? Forma dell’acqua con squame e boccoli neri? Non possiamo ancora rivelarvi esattamente cosa sarà, farà, dirà, rappresenterà Celeste Dalla Porta in Parthenope, la protagonista del nuovo film di Paolo Sorrentino che tra poche ore avrà la sua anteprima mondiale in Concorso a Cannes. Ufficialmente Dalla Porta/Parthenope non è “né sirena né mito” e chissà se, come ipotizziamo, sarà una figura guida nell’osservare proprio quella Napoli che, mutatis mutandis, prenderà il posto che aveva Roma in La grande bellezza.

Dalla Porta è milanese, ha 26 anni (poco più di 24 mentre era sul set di Sorrentino), maturità al liceo artistico e una formazione professionale da modella e da d’attrice con particolare sensibilità e tecnica per la danza. Insomma quel suo fluttuare da sirena che vediamo campeggiare nella locandina acquatica di Parthenope, al netto di ogni ritocco digitale possibile, deve essere farina del sacco della ragazza che, fino ad oggi, aveva avuto il classico ruolino di marcia tempestato di partecipazioni a cortometraggi. Insomma, siamo all’esordio nel lungo, se non fosse per una particina poi sforbiciata e francamente invisibile in È stata la mano di Dio, il film precedente girato da Sorrentino.

Certo, Parthenope è un film definito ufficialmente dalla performance corale degli attori, ma dalle prime indiscrezioni si sa che Dalla Porta avrà una discreta centralità più contemplativa alla Jep Gambardella che verista alla Filippo Scotti. Se volete recuperare tracce della sua ammaliante e enigmatica bellezza c’è pur sempre un profilo Instagram dove la ragazza appare nelle varie tappe di trasformazione in sirena per Sorrentino: prima con il corpo letteralmente coperto dai lunghissimi capelli neri, poi protagonista di frammenti del set dove viene abbracciata, ambita, sfiorata da diversi membri del cast, tra cui anche Gary Oldman.

Nella filmografia di Sorrentino va anche detto che le figure femminili non sono mai state centrali nei suoi racconti e addirittura in un film (L’uomo in più) le donne proprio non esistono. Il più delle volte rimangono una sorta di controcampo del protagonista, sempre così largo, esteso, ingombrante. Elenchiamo alla rinfusa: La grande bellezza (Sabrina Ferilli); This must be the place (Francis McDormand); Youth (Rachel Weisz). E poi ci sono i casi in cui c’è stato il tentativo di lanciare o rilanciare, pur facendole rimanere di lato, giovani promesse o vere e proprie scommesse (Olivia Magnani in Le conseguenze dell’amore e Laura Chiatti in L’amico di famiglia) senza però grandi risultati. In questo c’è sì un parallelismo con la poetica maschile e sognante felliniana con la donna spesso magnifico e fluttuante orpello.

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